L’Italia Sacra cade in rovina: Aversa, il furto dei capolavori
Invidio davvero il ministro Dario Franceschini. Invidio la sua capacità di dormire la notte, e di rilasciare di giorno, ai tanti fogli compiacenti e anzi genuflessi, interviste trionfalistiche sui meravigliosi successi del suo ministero. Eppure, Franceschini ha una responsabilità immensa: quella di aver puntato tutto sulla valorizzazione economica di pochi grandi musei redditizi, condannando a morte tutto il meraviglioso patrimonio del nostro Paese. A cominciare dalle antiche chiese, ridotte ormai a carne da cannone.
Dalla metà degli anni venti del Seicento, il cistercense Ferdinando Ughelli iniziò a lavorare al suo capolavoro erudito, una sorta di “geografia e storia” delle diocesi italiane che uscì infine in nove monumentali volumi, tra il 1643 e il 1662. Le biblioteche, gli archivi e le chiese, con le loro iscrizioni e i loro monumenti visivi, avevano alimentato quello straordinario ritratto dell’Italia Sacra: geniale fin dal titolo. Oggi, dopo quasi quattro secoli, mentre brancoliamo in un Alzheimer collettivo che ci strappa via ogni giorno un brandello di storia e memoria, l’Italia Sacra materiale che Ughelli (ma anche solo la generazione dei nostri genitori) aveva conosciuto si va inesorabilmente sgretolando. In un terribile silenzio.
Prendiamo un solo caso: la Maddalena di Aversa. Fondata nel 1269 come chiesa di un ospedale per i lebbrosi, il complesso che la ospita si trasformò nel Quattrocento in convento francescano, e nell’Ottocento in manicomio, le “Reali case de’ matti”. Ma i matti siamo noi, direbbe De Gregori: noi che oggi lasciamo la chiesa nella condizione documentata in queste foto diffuse dall’associazione “in Octabo”, che le ha commentate così: “Tutti sapete in quali condizioni di abbandono e degrado versi tutto il complesso, ma queste foto denunciano un grave pericolo per il nostro patrimonio artistico. Come vedete la statua di San Paolo che era collocata nella nicchia a destra non c’è più, è adagiata a terra supina poco più avanti. È evidente che qualcuno ha cominciato a smontare l’altare per trafugarlo quando ci saranno le condizioni favorevoli, magari approfittando delle vacanze estive durante le quali la città si svuota. Dobbiamo impedirlo con ogni mezzo, si tratta di un vero capolavoro, opera di Giovanni da Nola e Giovan Domenico D’Auria. Abbiamo allertato chi di dovere ai massimi livelli, ma sta a ognuno di noi cittadini vigilare perché questo scempio non avvenga. All’erta”. Riccardo Naldi, professore di Storia dell’arte moderna all’Orientale e tra i massimi studiosi della magnifica stagione della scultura rinascimentale napoletana, mi ha scritto: “Oggetto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso di sistematiche spoliazioni, la chiesa ormai si presenta come un vero e proprio scenario di guerra. Il tetto in legno è completamente crollato; l’edificio è a cielo aperto. Per puro miracolo, grazie al fatto che hanno coperture in muratura, sono rimasti in piedi l’atrio e il presbiterio della chiesa, che conservano alcuni capolavori della scultura del Cinquecento. Nell’atrio vi sono dei sepolcri; nel presbiterio una pala d’altare. È ormai da tempo che le autorità competenti sono informate di questa situazione; ma, purtroppo, niente è stato fatto”.
Siamo nello stesso Paese che continua a organizzare mostre? Che spende 18 milioni di euro pubblici per l’Arena del Colosseo? Che gioisce dei 6,675 milioni (su 248!) assegnati alla “cultura” dal Pnrr, che poi sono tutti per il turismo, per pericolose “riqualificazioni” di borghi, per “messe in sicurezza antisismiche” solo per gli edifici ecclesiastici (per regalare un po’ di soldi alla Cei)? Un Paese che rimuove la vera urgenza culturale: mettere in sicurezza uno sterminato patrimonio culturale abbandonato alla rovina ed esposto a saccheggi e rapine di ogni tipo.
Non c’è regione d’Italia, neanche quelle del ricco Nord, che non sia costellata di antiche chiese in abbandono. Per rendersene conto basta farsi un giro su uno dei siti o dei profili degli appassionati di Urban exploration (Urbex), l’attività di esplorazione e fotografia dei siti abbandonati. Per esempio, quello, curatissimo e dunque davvero inquietante, di Ascosi Lasciti, dove un’intera sezione è dedicata alle “Aree sacre: chiese, conventi e cimiteri abbandonati”. Dalla rete, questo singolare genere sta transitando sul mercato editoriale tradizionale: del 2020 è, per esempio, Chiese abbandonate. Luoghi di culto in rovina, un libro fotografico di Francis Meslet che ritrae e commenta 37 chiese in rovina in tutta Europa, di cui due in Piemonte, due in Liguria, quattro in Lombardia, una in Trentino, una a Venezia, una in Umbria. Gallerie di immagini che dovrebbero pur scuotere chi, di tutto questo, ha la responsabilità. Ma basterebbe anche Wikipedia: che raccoglie sotto la voce “Chiese sconsacrate” una impressionante rassegna di disastri.
Un rosario di sconfitte, di morti annunciate. Di recuperi ancora possibili: cominciando dalle statue di Aversa, vi imploro…
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Delitti e suicidi
Orlando Merenda, 18 appena compiuti, studente dell’istituto alberghiero Engim San Luca di Torino, figlio di genitori divorziati, omosessuale, tante amiche femmine, la passione per i vestiti di lusso, il sogno di seguire un corso da estetista, domenica 20 giugno, dopo aver pranzato con il padre e con il fratello, è uscito di casa e tra la stazione di Torino Lingotto e Moncalieri s’è gettato sotto un treno. Non ha lasciato biglietti d’addio né lettere. Su Instagram, il 27 marzo scorso, aveva scritto: «Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta», lasciando intendere che non sempre la sua omosessualità veniva accettata. «Mi aveva confessato di aver paura di alcune persone – ha raccontato il fratello Marco – non mi ha spiegato chi fossero, non ha fatto nomi. Diceva che mettevano in dubbio la sua omosessualità». La madre, Anna, che lavora come badante, è caduta nella più profonda prostrazione: continua a scrivergli, come se fosse ancora vivo. Proprio il giorno del suicidio, sulla sua pagina Instagram, a fianco ai tanti messaggi d’affetto, qualcuno, servendosi di un profilo fake, ha scritto: «Morte ai gay» e l’ha cancellato poco dopo. La Procura di Torino ha aperto un fascicolo in cui si ipotizzano i reati di omofobia e bullismo.
«“La fragilità dei ragazzi oggi è una forte emergenza e stare insieme a loro, con loro, per loro, è un percorso lungo che richiede tempo”, spiega padre Antonio Lucente, presidente dell’Engim San Luca, l’istituto professionale che Orlando frequentava. “I giovani si scontrano con il mondo e nella loro cassetta degli attrezzi hanno pochi strumenti per affrontarlo. Chi è visto come diverso, viene scartato. Le etichette, il parlare male dell’altro senza conoscerlo è un peccato grave. Così si nega l’altro, lo si deturpa, lo si fa apparire per quello che non è”» [Famà, Sta].
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Il cadavere di Enrico Pellegrini, 52 anni, di Torino, disoccupato, che da giorni non rispondeva ai messaggi e alle telefonate del padre, è stato trovato in una cantina del centro di Torino. Il corpo era riverso supino al centro della stanza e aveva un coltello piantato nel bulbo oculare. La cantina era chiusa e sono dovuti intervenire i carabinieri per sfondarla. Secondo alcuni testimoni, l’uomo, prima di sparire aveva litigato con il fratello Carlo, che ora è irrintracciabile. I carabinieri gli stanno dando la caccia [Mess].
Ma mi faccia il piacere
di Marco Travaglio | 28 GIUGNO 2021