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LE BORSE DI QUESTA NOTTE a cura di Vincenzo Gisondi Oggi giovedì 15 luglio
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LE BORSE DI QUESTA NOTTE a cura di Vincenzo Gisondi
Oggi giovedì 15 luglio
La traiettoria dell’economia cinese punta per il 2021 ad una crescita intorno al 5%, l’obiettivo indicato dal governo: i dati diffusi stanotte dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino stanno fornendo rassicurazioni a chi nelle ultime settimane ha temuto una perdita di spinta capace di mettere in discussione gli obiettivi del piano quinquennale appena iniziato.
L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen guadagna lo 0,4%, l’Hang Seng di Hong Kong dell’1,3% ed il Kospi di Seul dello 0,5%.
Nel resto dell’area Asia Pacifico salgono le borse della Malesia e dell’Indonesia, in calo Singapore.
Il Pil della Cina del secondo trimestre è salito del 7,9% anno su anno, rispetto al 2019, un confronto che elimina le distorsioni causate dalla pandemia, l’incremento è del 5,5%, in accelerazione dal +5% dei primi tre mesi dell’anno. Il dato è leggermente superiore alle stime del consensus degli economisti. Ha battuto le stime anche il dato sui consumi di giugno (+12,1%), così come la produzione industriale (+8,3%), condizionata meno del previsto dalle persistenti difficoltà nel trasporto delle merci.
I future di Wall Street sono in lieve calo, all’indomani di una seduta di movimenti modesti dei tre principali indici. Le variazioni di prezzo più importanti si sono viste nel settore dell’energia, in calo di quasi il 3%. Un calo analogo è stato registrato dal petrolio WTI, stamattina in ribasso dello 0,8% a 72,5 dollari. I dati diffusi ieri sera hanno segnalato un nuovo calo delle scorte di greggio degli Stati Uniti, ma anche un un inaspettato aumento delle riserve di benzina e distillati. Sulle quotazioni hanno pesato anche le anticipazioni sul prossimo via libera dell’Opec + alle richieste di trattamento riservato arrivate dagli Emirati Arabi Riuniti: pare che l’Arabia Saudita si sia decisa a concedere una deroga ai limiti sulla produzione previsti dall’ultima bozza di accordo. Non è detto che la concessione sia la fine della linea della fermezza portata avanti da Mosca e Riyhad, ma è legittimo pensare che altri membri del cartello possano richiedere lo stesso trattamento. Goldman Sachs non è di quelli che la pensano in questo modo, in una nota diffusa stanotte, gli strategist Damien Courvalin e Jeff Currie scrivono di ritenere che anche un accordo al ribasso sia molto meglio di una disastrosa guerra sui pezzi tra i membri dell’organizzazione. Nel report, la banca d’affari conferma i target di prezzo sul Brent per il 2021 (80 dollari ) e per il 2022 (75 dollari).
Le parole di Jerome Powell sul ruolo della banca centrale degli Stati Uniti nel corso dell’anno in corso e nel prossimo, hanno spinto l’oro sui massimi delle ultime quattro settimane, a 1.825 dollari l’oncia. In realtà, nella sua audizione al Congresso, il governatore della Federal Reserve ha avvertito che il momento dell’avvio della discussione sul ritiro degli stimoli monetari è prossimo, già nei prossimi meeting se ne parlerà. Ma la rimodulazione del QE sta arrivando insieme ad un incremento dell’inflazione che non dà segni di tregua, anzi, in giugno è salita più del prevista. Lo stesso Powell, nel ribadire che si tratta di un elemento transitorio, ha riconosciuto che i prezzi al consumo saranno alti per un altro po’ di tempo. Il risultato, a livello di sistema economico, dovrebbe essere un importante rallentamento già nella seconda parte del 2022. I bond a lunga scadenza, ma soprattutto la curva dei tassi, stanno anticipando un qualche tipo di assestamento o di perdita di potenza nel medio periodo. Il Treasury Note a dieci anni si porta a 1,33%. Il differenziale 10 anni-due anni, a livello di bond governativi, è in calo a 110 punti base.