Delitto Garlasco, la mamma di Chiara Poggi: «Stasi al lavoro fuori dal carcere, mi sembra presto»
L’avvocata dell’omicida che sta scontando 16 anni di reclusione. «Ha maturato il diritto. Ci stiamo attivando, non sarà facile»
Rita dice che «sì, l’ho saputo». Ha saputo che l’assassino di sua figlia potrebbe anche ottenere il permesso di uscire dal carcere di giorno per lavorare. Sospiro. «Cosa vuole che le dica? Se la legge lo prevede noi non possiamo dire niente. Certo, come mamma resto un po’ così… Insomma: forse è un po’ prestino… però se la legge è questa… La legge è sempre attenta al recupero di queste persone, a concedere loro dei benefici, ma è poco attenta a noi che siamo dall’altra parte. Noi siamo le vittime e le assicuro che le vittime non sentono la stessa attenzione da parte della giustizia. In ogni caso, ripeto: sono dispiaciuta ma se le regole sono queste…». Rita è Rita Preda, la mamma di Chiara Poggi.
La mattina del 13 agosto 2007 Chiara — 26 anni — fu uccisa nella sua villetta di Garlasco da Alberto Stasi, suo fidanzato e all’epoca studente alla Bocconi, 24 anni. Dopo più di otto anni di inchiesta e aule giudiziarie, il 12 dicembre del 2015 lui si presentò al portone del carcere di Bollate per costituirsi perché quel giorno la Cassazione confermò definitivamente la condanna a 16 anni di reclusione (cifra scontata di un terzo dal totale degli anni previsti per l’omicidio, perché il processo era stato celebrato con rito abbreviato). Ora, avendo scontato almeno un terzo dei suoi 16 anni, Alberto sarebbe legittimato a chiedere di poter lavorare di giorno all’esterno del carcere e tornare la sera a dormire in cella. Una semilibertà per la quale la sua avvocata, Laura Panciroli, dice che «ci stiamo attivando», poiché «è nei termini di legge per essere ammesso, ovviamente dopo la necessaria valutazione del tribunale di sorveglianza»