HomeAttualità759 SONO I DETENUTI SOTTOPOSTI AL REGIME 41 BIS E OLTRE 10...
759 SONO I DETENUTI SOTTOPOSTI AL REGIME 41 BIS E OLTRE 10 MILA IN ALTA SICUREZZA ( Rapporto Antigone – Parte finale )
749
I dati più aggiornati sul numero di persone detenute in 41 bis e nei circuiti di Alta
Sicurezza restano quelli diffusi dalla Relazione inviata alle Camere dal ministro della
Giustizia Bonafede il 28 gennaio 2021. Secondo la Relazione, al 31 dicembre 2020 le
persone detenute in regime di 41 bis sono 759 di cui 746 uomini e 13 donne. La maggior
parte è detenuta negli istituti del L’Aquila (152), Milano Opera (100), Bancali Sassari (91) e
Spoleto (81).
Per quanto riguarda l’Alta Sicurezza (suddivisa nei tre livelli Alta sicurezza 1, 2 e 3), il
gruppo più cospicuo è l’Alta sicurezza 3 che comprende circa 9.000 detenuti. Sempre
secondo la Relazione alle Camere, sono invece 79 a dicembre 2020 i detenuti accusati o
condannati di terrorismo reclusi nei circuiti di Alta sicurezza 2.
32 REMS PER 550 INTERNATI
L’universo delle misure di sicurezza per pazienti psichiatrici autori di reato va incontro
ad un “autunno caldo”. A giugno la Corte Costituzionale ha emesso un’ordinanza
istruttoria (n. 131/2021) con cui ha posto alcune domande sul concreto funzionamento
del sistema Rems. La Corte vuole sapere se la capienza delle Rems è adeguata ai
“bisogni”, quanto sono lunghe e come vengono gestite le “liste d’attesa”. Le 32 Rems
Italiane che ospitano circa 550 persone internate potrebbero dunque andare incontro
ad una stagione di cambiamenti ed è pendente alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo
alcuni ricorsi riguardanti pazienti destinati alle Rems che “attendono” il posto in carcere. Intanto però rimangono sul tavolo tutte le criticità della tutela della salute
mentale in carcere, gli istituti penitenziari continuano ad ospitare Articolazioni per la
salute mentale con enormi criticità.
SITUAZIONE CRITICA DELL’ARTICOLAZIONE DI SALUTE MENTALE NEL CARCERE DI
TORINO
Si segnala in particolare la situazione critica dell’Articolazione del carcere di Torino
(Sestante- VII sezione), con enormi carenze di presenza di psichiatri e condizioni
materiali delle celle al di sotto di qualsiasi standard di dignità. I lavori di ristrutturazione
previsti, partiranno solo nel tardo autunno.
I GARANTI DEI DIRITTI DELLE PERSONE DETENUTE – ANCORA IN ATTESA DI UN
GARANTE SARDEGNA, LIGURIA, BASILICATA E PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO
Ad oggi, tutte le regioni hanno un proprio Garante dei diritti delle persone private della
libertà ad eccezione della Sardegna, della Liguria e della Basilicata. In tutte e tre le
regioni la legge istitutiva è stata approvata ma si è ancora in attesa di nomina. Mentre
però la Sardegna ha all’attivo diversi Garanti a livello comunale, in Liguria e Basilicata
tale figura è assente a qualsiasi livello amministrativo. Altro territorio ancora in attesa
di un Garante è la provincia autonoma di Bolzano, dove ancora non vi è una legge
istitutiva ed è presente solo un Garante con competenza per il comune di Bolzano.
L’OSSERVAZIONE DIRETTA DI ANTIGONE
NEGLI ULTIMI 12 MESI, NON SENZA DIFFICOLTÀ, ABBIAMO SVOLTO 67 VISITE IN 14
REGIONI ITALIANE
Negli ultimi 12 mesi, non senza difficoltà, abbiamo svolto 67 visite in 14 regioni italiane.
Le carceri visitate dagli osservatori di Antigone ospitavano nel complesso 24.418
detenuti, quasi la metà (il 46%) della popolazione detenuta italiana.
Inoltre, nel tentativo di comprendere a che punto è arrivato il processo di ritorno alla
normalità dopo la pandemia, Antigone nelle ultime settimane ha effettuato una rilevazione telefonica su un campione selezionato di istituti (33 carceri da 10 diverse
Regioni) utilizzando indicatori specifici significativi di vari ambiti. Gli istituti del
campione prescelto ospitano 10.623 persone detenute, il 20% dei ristretti nel nostro
paese. 13 istituti sono collocati nel nord Italia, 10 del centro e 10 nel sud. 5 istituti
ospitano più di 600 persone (Roma Rebibbia Nuovo Complesso, Napoli Secondigliano,
Milano San Vittore, Bologna e Firenze Sollicciano), 3 meno di 60 (Enna, Fermo e Lanusei)
e la presenza media è di 338 persone, analoga a quella della media delle carceri del
paese.
La nostra osservazione diretta continua a riscontrare gravi criticità legate al
sovraffollamento penitenziario. Degli istituti visitati, ben 5 presentavano al momento
della visita un tasso di affollamento uguale o superiore al 150% (Taranto 181,58%, Latina
167,53%, Lecce 166,72%, Genova Pontedecimo 166,67%, Como 152,5%, Trani 150%). Nel
25% delle carceri visitate abbiamo trovato celle in cui le persone detenute non avevano
a disposizione uno spazio minimo di superficie calpestabile pari a 3 metri quadri, limite
fissato dalla Corte di Strasburgo sotto il quale esiste una forte presunzione della
violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti.
NEL 42% DEGLI ISTITUTI SONO STATE TROVATE CELLE CON SCHERMATURE ALLE
FINESTRE
Nel 42% degli istituti sono state trovate celle con schermature alle finestre, le quali
impediscono il pieno passaggio di aria e luce naturale e durante il periodo estivo
rendono particolarmente penosa la permanenza nelle stanze.
NEL 36% DELLE CARCERI MONITORATE VI ERANO CELLE SENZA DOCCIA
Nel 36% delle carceri monitorate vi erano celle senza doccia (laddove il regolamento
penitenziario entrato in vigore nel 2000 prevedeva che entro il 20 settembre 2005 tutti
gli istituti installassero le docce in ogni camera di pernottamento).
Associazione ANTIGONE Onlus – Via Monti di Pietralata 16, 00157 Roma
SOSTIENI ANTIGONE CON IL 5×1000! – CF 97 11 78 40 583
Carcere di Melfi
Nel marzo del 2020 Antigone viene contattata dai familiari di diverse persone detenute
che denunciano gravi violenze subite nella notte tra il 16 ed il 17 marzo 2020 come
punizione per la protesta scoppiata il 9 marzo. Secondo la ricostruzione di Antigone i
detenuti sarebbero stati denudati, picchiati (anche con manganelli), insultati, messi in
isolamento. Molti di essi sono stati trasferiti in condizioni degradanti. Ai detenuti
sarebbero state fatte firmare dichiarazioni in cui avrebbero riferito di essere
accidentalmente caduti, a spiegazione delle ferite riportate. Il 7 aprile 2020 Antigone
deposita un esposto contro agenti di polizia penitenziaria e medici anche per il reato
tortura. Il 3 maggio 2021, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha
avanzato richiesta di archiviazione. Il 3 giugno Antigone ha presentato opposizione
all’archiviazione.
Carcere di Pavia
A marzo 2020 Antigone viene contattata da alcuni familiari di persone detenute. Questi
denunciano violenze e abusi, nonché trasferimenti arbitrari posti in essere nei giorni
successivi alla protesta dell’8 marzo 2020. La polizia avrebbe usato violenza e umiliato
diverse persone detenute, colpendole, insultandole, privandole di indumenti e
lasciandole senza cibo. Il 20 aprile 2020 Antigone deposita un esposto contro la polizia
penitenziaria per violenze, abusi e tortura. Le indagini sono in corso.
Carcere di Santa Maria Capua Vetere
Ad aprile del 2020 Antigone viene contattata da familiari di persone detenute che
denunciano torture subite il 6 aprile dai loro cari nel reparto Nilo, dove circa 300 agenti
di polizia penitenziaria sarebbero entrati in tenuta antisommossa, con i volti coperti dai
caschi, cosa che in seguito impedirà il riconoscimento. Le immagini delle videocamere
interne, in seguito diffuse dai media, hanno documentato le brutali violenze. I medici
non avrebbero refertato le lesioni. Il 20 aprile Antigone deposita un esposto contro la
polizia penitenziaria, per ipotesi di tortura e percosse, e contro i medici, per ipotesi di
omissione di referto, falso e favoreggiamento. Precedentemente informa il
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. A fine giugno 2021 il Gip, su richiesta
della Procura, ha emesso un’ordinanza con la quale ha disposto misure cautelari nei
confronti di 52 persone.
LE PROPOSTE DI ANTIGONE PER UN NUOVO REGOLAMENTO
PENITENZIARIO
L’attuale regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario è in vigore dal 20
settembre 2000. Con competenza e lungimiranza, quel regolamento proponeva un’idea
di detenzione fondata sul rispetto della dignità della persona e sul progressivo
riavvicinamento alla società esterna. Una parte delle norme ha sicuramente contribuito
ad elevare gli standard di detenzione nel nostro Paese; un’altra parte però necessita una
rivisitazione alla luce dei tanti cambiamenti normativi, sociali, culturali, legislativi,
tecnologici intervenuti negli ultimi due decenni. Purtroppo, inoltre, non poche
disposizioni regolamentari sono rimaste lettera morta lungo gli scorsi vent’anni (a
cominciare dalle indicazioni edilizie per adeguarsi alle quali era previsto un arco di
tempo non superiore ai cinque anni).
Oggi è necessario ripensare disposizioni che risalgono a un modello di carcere diverso
da quello che le esperienze del nuovo millennio – comprese quelle della pandemia –
permettono di configurare. Il regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario
è uno strumento potenzialmente forte e capace di disegnare la vita degli istituti di pena
selezionando i valori cui improntarla. La legge, per propria natura più generica, ha
bisogno di indicazioni concrete che sappiano leggerne le potenzialità dirette a
un’esecuzione penale in linea con il dettato costituzionale.
Antigone ha lavorato a un documento che raccoglie riflessioni volte a rinnovare il
regolamento penitenziario su alcune tematiche rilevanti per la vita interna e per la sua
relazione con il mondo libero. Sono riflessioni che scaturiscono da una trentennale
esperienza nel campo del monitoraggio delle carceri e dello studio comparato dei
sistemi penitenziari.
Mancano volutamente indicazioni riguardanti gli istituti penali per minorenni, per i quali
auspichiamo che si arrivi presto all’elaborazione di un regolamento di esecuzione
specifico, nonché le Rems, la gestione della cui vita interna è demandata alle Asl.
Ci auguriamo che si vogliano accogliere gli spunti qui proposti per avviare un
rinnovamento ancor più organico e radicale della vita penitenziaria nel nome della
dignità di ogni persona. Le proposte di Antigone toccano molti e diversi ambiti: la
prevenzione e repressione della violenza (con l’introduzione di strumenti di
identificazione del personale, l’ampliamento della videosorveglianza, meccanismi di protezione del detenuto che sporge denuncia), la prevenzione del rischio suicidario, il potenziamento dei colloqui e delle telefonate, maggiori tutele per il lavoro delle persone detenute, i diritti dei bambini in carcere con le proprie madri e molto altro.