IN EDICOLA/CRONACA
Cantone, la perizia di parte: “Non fu suicidio. Ha due lesioni sul collo, è stata strangolata”
di Fq | 27 AGOSTO 2021
Due lesioni sul collo. Sarebbero la prova che l’impiccagione è stata messa in scena per nascondere l’omicidio. In base a questa teoria, Tiziana Cantone non si sarebbe tolta la vita, ma sarebbe stata strangolata. L’ipotesi emerge dalla nuova perizia giurata, anticipata da Il Mattino, firmata da Mariano Cingolani, ordinario di Medicina legale dell’università di Macerata, chiesta dagli avvocati di Maria Teresa Giglio, madre della 31enne trovata morta a Mugnano di Napoli il 13 settembre 2016. Finora la morte della ragazza – avvenuta dopo la diffusione senza il suo consenso di alcuni video hot che la riguardavano – era stata considerata un suicidio.
Sulla base di alcune fotografie di Tiziana, nel suo parere Cingolani, incaricato da Emme-Team, il gruppo di avvocati che assiste da quasi due anni la Giglio, ipotizza la presenza di due ferite a breve distanza l’una dall’altra sul collo della ragazza, arrivando alla conclusione che la donna non si sarebbe suicidata con la pashmina ritrovata attorno al suo collo dalla zia, ma sarebbe stata uccisa, forse con lo stesso indumento, per cause al momento ignote. Un tassello importante per Teresa Giglio, la “mamma coraggio” che con la sua determinazione è riuscita prima a incidere sull’approvazione della legge sul “revenge porn” e poi a far riaprire il caso giudiziario dalla Procura di Napoli Nord (sostituto Giovanni Corona), che per vederci chiaro ha fatto riesumare il corpo della Cantone per effettuare quella autopsia mai realizzata dopo il ritrovamento del cadavere; un esame medico-legale fondamentale il cui esito non è stato ancora presentato ai pubblici ministeri dai consulenti nominati nei mesi scorsi.
Al momento nell’inchiesta – si procede per omicidio volontario – non figurano indagati, ma si attendono gli sviluppi di un’altra indagine aperta nel 2020 dall’ufficio inquirente con sede ad Aversa (Caserta). È il fascicolo per la presunta manomissione dei dati contenuti nel cellulare e nell’Ipad di Tiziana. Per i consulenti di Emme-Team la manomissione che avrebbe reso “tabula rasa” i due dispositivi, compromettendo la possibilità di conoscere le ultime ore di vita della ragazza, sarebbe avvenuta mentre gli apparecchi erano custoditi dalla polizia giudiziaria (carabinieri) incaricata di indagare sulla morte della ragazza; una morte classificata subito come suicidio, ma che potrebbe essere stata provocata da altre persone.