Cardiologia: I “baroni” litigano: “Una pazzia”
Primo il candidato con meno titoli
di Alessandro Mantovani | 4 SETTEMBRE 2021
Sono tutti ottimi cardiologi, però in un concorso universitario ci si aspetta che la differenza la facciano i titoli accademici. E invece no. A luglio il posto di professore associato di Cardiologia all’Università de L’Aquila è andato a Luigi Sciarra, 51 anni, brillante clinico dell’ospedale (privato) Casilino di Roma, già collaboratore della Scuola di specializzazione dell’ateneo abruzzese, ma privo di incarichi universitari e progetti di ricerca e con un h-index, che misura pubblicazioni e citazioni, di 20, assai inferiore a quello di altri candidati.
Prendi il quasi coetaneo Giuseppe De Luca, h-index di 54, dal 2007 ricercatore e dal 2016 professore associato all’Università del Piemonte Orientale a Novara, cardiologo interventista con importanti riconoscimenti anche all’estero. O Eliano Pio Navarese, peraltro di dieci anni più giovane di Sciarra, h-index di 33, dal 2012 ricercatore e dal 2017 professore associato all’Università Nicolaus Copernicus e primario all’ospedale A. Jurasz di Bydgoszcz (Polonia), ma anche docente a contratto in Canada e altrove. O ancora Leonarda Galiuto, h-index 31, capo della riabilitazione cardiologica del Policlinico Gemelli di Roma, ricercatrice dal 2005 e titolare di insegnamenti alla Cattolica e negli Usa, mentre Sciarra all’università ha fatto solo il tutor per gli specializzandi, qualche collaborazione e docenze a contratto. “Ha vinto il peggiore”, dicono due esperti a cui Il Fatto ha chiesto di leggere gli atti.
“Se gli altri candidati hanno qualcosa da ridire faranno ricorso”, taglia corto la professoressa Maria Penco, ordinaria di Cardiologia a L’Aquila vicina alla pensione, presidente della commissione che ha scelto Sciarra. Diversi candidati preannunciano ricorsi, i termini non sono scaduti. “In Abruzzo non c’è nessuno che fa l’elettrofisiologia e questo per l’università è importante, non ci serve un emodinamista”, spiega Penco. In estrema sintesi l’elettrofisiologo studia il funzionamento elettrico del cuore, mette i pacemaker e fa le ablazioni, mentre l’emodinamista studia il flusso sanguigno e mette gli stent e le valvole. Sciarra è elettrofisiologo, De Luca e altri emodinamisti, ma il concorso non era, né poteva essere, riservato ai primi. “L’università è autonoma”, rivendica la professoressa de L’Aquila. Francesco Grigioni del Campus Biomedico di Roma, che era con lei in commissione, preferisce non rispondere al Fatto. “Non siamo notai – insiste Penco –, non è scritto da nessuna parte che un ospedaliero abilitato non possa vincere un concorso universitario. E non tutto dipende dall’h-index”. Il suo peraltro è 30 (Scopus), poco più della metà di De Luca. Ma quel che dice Penco è vero, ci sono solo limiti minimi di h-index. Se chiamati a occuparsene i giudici diranno se è stato tutto regolare, in alcune sentenze si legge che le commissioni non possono scegliere in base al profilo dei candidati, ma non sempre la magistratura entra nel merito delle valutazioni. “Mi sono formato come medico ospedaliero – dice il neoassociato – e ho anche pubblicato. Credo sia giusto che a insegnare sia chi le cose le fa, ma alla mia età non mi serve il titolo universitario. Ho partecipato e una commissione ha valutato. Deve chiedere a loro, non a me. Se la magistratura riterrà che abbiano sbagliato ne prenderemo atto”.
Intanto la vicenda ha suscitato tensioni nel Collegio degli ordinari di Cardiologia. Il professor Filippo Crea della Cattolica, in una email ai colleghi, si è detto “colpito” che sia stato “preferito un collega che svolge la sua attività presso una struttura privata a un altro collega che è attualmente professore associato con un h-index di gran lunga più alto (superiore a 50). L’anima dell’Università è premiare i migliori. Derogare è un suicidio”, ha scritto Crea al presidente del Collegio, Francesco Romeo, già titolare di cattedra a Tor Vergata e ora, da pensionato, docente straordinario alla Unicamillus di Roma. Romeo ha difeso Penco: “Il Collegio, contrariamente a come ancora crede qualcuno, non ha nessun ruolo nemmeno nel commentare le decisioni delle commissioni. La commissione è autonoma e sovrana nelle sue decisioni. Se qualcuno che abbia titolo a tutelare i suoi diritti ritiene di essere stato danneggiato può ricorrere alla giustizia. Ricordo che invece è reato grave cercare di interferire con le decisioni della commissione. Per cui credo che sia opportuno chiedere scusa alla professoressa Penco”. A giudizio di diversi suoi colleghi, peraltro, lo stesso Romeo è un’anomalia perché conserva la presidenza del Collegio degli ordinari pur essendo in pensione.
La magistratura ha già in mano diversi concorsi di Cardiologia, da Palermo a Foggia. Alla Statale Milano un’altra selezione è stata sospesa. Proprio De Luca a Novara ha contestato, senza successo, un concorso da ordinario riservato a esterni. Il settore muove parecchi soldi, anche più di altre branche della medicina, e in passato è stato terremotato da inchieste e processi penali. Del resto il sistema dei concorsi universitari fa acqua da tutte le parti come dimostrano i casi di Firenze e Catania, lo scioglimento dell’Osservatorio indipendente che se ne occupava e il periodico dibattito sul modello anglosassone, dove gli atenei chiamano chi vogliono ma poi rispondono dei risultati. C’è pure chi vorrebbe solo la prima parte, con tanto di progetti di legge in Parlamento.