Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Il Sole 24 Ore sostiene che il Settebello fu prodotto dal 1952 al 1992, il che appare quantomeno singolare, dal momento che negli anni Ottanta le Ferrovie dello Stato ci facevano già viaggiare sull’Etr 450, noto come Pendolino. Abbeverandosi probabilmente a Wikipedia, Giuseppe Lupo ha scambiato la durata dell’esercizio, che effettivamente arrivò fino al 1992, con gli anni di produzione. Realizzato da Breda ferroviaria e Breda costruzioni elettromeccaniche nelle officine di Sesto San Giovanni, l’Etr 300 Settebello fu costruito in tre soli esemplari tra il 1952 e il 1959. Come dovrebbe ben sapere il quotidiano della Confindustria.

Dalla pagina Facebook della Repubblica: «Oggi ci sarà il quarto plenilunio in un mese, un evento che si verifica ogni 2-5 anni». Considerato che in 365 giorni la Luna piena è visibile solo 12 o 13 volte (12 nel 2021), cioè una volta al mese, è proprio un anno straordinario. Lunare, ecco.

«Simonetta Ferrero, ex laureata, uccisa con 33 coltellate nei bagni delle donne». Così cominciava il sommario di una pagina dedicata al delitto commesso nel 1971 all’Università Cattolica. L’inedita figura dell’ex laureata è apparsa sulla pagina Facebook e su un’edizione cartacea del Corriere della Sera. Poi, con una provvidenziale correzione, è sparita, segno che il decesso non cancella il titolo di studio.

In un articolo grandguignolesco su Specchio, supplemento della Stampa, Gianluigi Nuzzi ricostruisce l’orribile fine di Vito Michele Milani, 39 anni, ucciso, squartato, semicarbonizzato e nascosto in una cantina di Torino e ritrovato il 25 gennaio 1998. Nuzzi si sofferma sulla «particolarità di aver trovato i genitali e il pene del Milani sezionati e riposti in un sacchetto di plastica». È noto che fra i genitali e il pene c’è una bella differenza.

«Dalle donne lapidate al climate change: via gli ambasciatori, largo a Greta Thurnberg», scrive Giorgio Gandola sulla Verità. Correggere al prossimo thurn: si chiama Thunberg.

Titolo da Avvenire: «Volontari, voce del verbo costruire ponti». «Ponti» è voce del verbo pontificare?

«La scorsa stagione fu proprio Rocchi il trade union tra mondo arbitrale e società di calcio», informa Andrea Di Caro sulla Gazzetta dello Sport. Bei tempi quando ci si esprimeva alla francese e bastava il trait d’union.

«Amnistia e donne al governo ma con la legge della Sharia», titola a tutta pagina Il Messaggero. Considerato che la sharia è la legge islamica, il quotidiano romano ci spiega che in Afghanistan è ora in vigore la legge della legge.

«Giovanni Leone, fotografato a Roccaraso, L’Aquila, con la moglie Vittoria Michitto, tre dei loro quattro figli e il cane nel 1963 quando era presidente della Camera», recita una didascalia di 7. L’annotazione sulla prole appare crudelmente pleonastica: è vero che i Leone ebbero quattro figli, ma si dà il caso che il primogenito, Giulio, fosse morto di difterite nel 1953, per cui non sarebbe certo potuto comparire in una foto scattata 10 anni dopo.

«Torna il Festival della tv e dei media e Domani c’è», titola trionfante Domani. Sarebbe stata una notizia se non ci fosse stato, considerato che della manifestazione «il deus ex machina è Carlo De Benedetti, che qui ha una casa in collina di 46 vani, Ca’ di Nostri, con vista su Monviso e Monte Rosa» (fonte: professionereporter.eu) e che il predetto è l’editore di Domani.

In una tabella sulle 106 maggiori case vinicole italiane, pubblicata da L’Economia, supplemento del Corriere della Sera, Marchese Antinori figura quarta in classifica con un fatturato di 214,5 milioni di euro nel 2020, contro i 245,8 del 2019. Il grafico specifica che la diminuzione è stata pari allo 0,13 per cento. In realtà il decremento di 31,3 milioni corrisponde a un calo del 12,73 per cento.

Titolo dalla prima pagina del Fatto Quotidiano: «3^ dose ai fragili. Scuola: nuova rissa sui tamponi». Non avevamo mai visto il già orrendo numero ordinale femminile (3ª) espresso con un accento circonflesso, per di più in un titolo di giornale. Ma c’è sempre una 1ª (o 1^) volta.

La Gazzetta di Mantova annuncia la morte di Pietro Rizzi, 83 anni, e specifica: «Fu tra i ragazzi di don Primo Mazzolari, tanto che partecipò alla sua cresima come padrino». Mazzolari, classe 1890, entrò in seminario quand’era dodicenne, quindi si presume che fosse stato cresimato sul finire dell’Ottocento. Difficile che Rizzi, nato nel 1938, possa essere stato suo padrino alla cresima. Più probabile il contrario. Solo che alla Gazzetta di Mantova non sanno scriverlo.

SL

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