dire.it, 20 novembre 2021
Quasi il 45% dei detenuti è obeso o sovrappeso; oltre il 40% è affetto da almeno una patologia psichiatrica. La denuncia di Alessio Scandurra, Osservatorio diritti e garanzie associazione Antigone, lanciata nel corso dell’evento “L’ecosistema integrato della digital health nei diversi istituti”.
“Il carcere è un luogo malsano e le persone detenute hanno spesso bisogno, anche a causa dei contesti di provenienza, di interventi di cura rilevanti ed urgenti. Ma ancora oggi ci sono troppi ostacoli per un dignitoso diritto alla cura”. E’ la denuncia di Alessio Scandurra, Osservatorio diritti e garanzie associazione Antigone, lanciata nel corso del suo intervento in occasione dell’evento ‘L’ecosistema integrato della digital health nei diversi istituti – La telemedicina e il teleconsulto come miglioramento dell’accesso alle cure in regime di restrizione’, che si è svolto oggi presso l’hotel Nazionale di Roma.
Dato allarmante di partenza è che il 70% dei detenuti ha almeno una malattia; il 70% fuma; quasi il 45% è obeso o sovrappeso; oltre il 40% è affetto da almeno una patologia psichiatrica; il 14,5% da malattie dell’apparato gastrointestinale; l’11,5% da malattie infettive e parassitarie; circa il 53% dei nuovi detenuti è stato valutato a rischio suicidio (Fonte Dap concessi da Antigone). Ad oggi lo Stato spende oltre 8 miliardi per l’amministrazione della giustizia e il 35% di queste risorse sono destinate al carcere che, attualmente, ospita circa 53mila persone, un anno fa erano oltre 61mila.
“Nelle strutture penitenziarie manca il personale e le risorse adeguate per garantire all’interno tutti i servizi necessari e non è facile organizzare scorte e traduzioni per portare fuori i detenuti- evidenzia Scandurra- Inoltre non tutte le carceri sono vicine a un ospedale e molti grandi istituti, come Gorgona, sono piuttosto isolati. In un quadro simile la telemedicina, ed in generale un rafforzamento di tutti i servizi digitali, dovrebbe essere scontato, ma nella realtà il carcere vive ancora una anacronistica arretratezza informatica”.
Tra il 2017 e il 2021, il bilancio del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) è cresciuto del 18,2% passando da 2,6 a 3,1 miliardi, una cifra che batte ogni record negli ultimi 14 anni e rappresenta il 35% del bilancio del ministero della Giustizia. Entrando nel dettaglio di alcune voci si nota che, rispetto al 2020, aumentano i fondi, tra gli altri, per il funzionamento del servizio sanitario e farmaceutico, il mantenimento detenuti tossicodipendenti presso comunità terapeutiche (da 152 a 168 milioni), 4,5 milioni sono destinati a professionisti psicologi per le attività di osservazione e trattamento dei detenuti (fonte XVII rapporto sulle condizioni di detenzione Ass. Antigone).
Alcune delle criticità più evidenti sono la disomogeneità delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione; la farraginosità, obsolescenza e lentezza delle procedure per l’erogazione delle prestazioni sanitarie; l’inefficiente programmazione della spesa sanitaria e assenza di dati statistici sul “fabbisogno di salute”. Dal confronto è emerso che l’uso telemedicina e del teleconsulto può contribuire in maniera determinante ad abbattere le barriere geografiche e temporali, facilitare la comunicazione e l’interazione tra il medico e il paziente, e più in generale per raggiungere un maggior numero di persone, comprese quelle che vivono in zone non dotate di adeguate strutture sanitarie, assistere i malati cronici o anziani direttamente a casa, eliminare le lunghe liste di attesa riducendo l’accesso a strutture già affollate e risparmiando quindi sui costi.
“I sanitari non si sentono ancora sicuri nell’utilizzo delle tecnologie digitali per erogare prestazioni sanitarie, inoltre il sistema sanitario è in grave ritardo nella definizione dei processi organizzativi necessari, anche per la lentezza nella formulazione di norme specifiche di settore”, ha evidenziato il Giuseppe Assogna, presidente della Società italiana per studi di economia ed etica sul farmaco e sugli interventi terapeutici, in riferimento alle barriere di accesso alla telemedicina.
Giuseppe Emanuele Cangemi, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, ha poi ricordato di essere stato “il primo rappresentante istituzionale in veste di assessore regionale a promuovere e portare nelle carceri del Lazio, insieme al Garante dei detenuti, un progetto pilota di telemedicina, in quella occasione i detenuti dell’istituto Regina Coeli affetti da problemi cardiaci hanno potuto contare su un nuovo servizio di telemonitoraggio e teleconsulto specialistico gestito dal Dea cardiologico dell’ospedale San Giovanni di Roma- ha poi evidenziato che- occorre creare un fascicolo sanitario elettronico e una cartella clinica digitale e mettere in funzione una piattaforma informatica a livello nazionale che consenta ad Asl e istituti di detenzione di dialogare e avviare un servizio di teleassistenza in ambito carcerario, sia adulto che minorile”.
Nel corso dell’evento Sergio Pillon, coordinatore della trasformazione digitale Asl di Frosinone, ha spiegato che “la telemedicina ha un ruolo importantissimo per gli aspetti psichiatrici- ha sottolineato- Stiamo sviluppando un progetto pilota per le residenze per esecuzione in misure di sicurezza che, tramite un sistema di teleconsulto, consente di avere uno psichiatra presente anche dal suo smartphone h24 che interagisce con il paziente e con gli infermieri presenti nella struttura. Parallelamente stiamo avviando un percorso di teleconsulto psichiatrico e cardiologico per gli istituti penitenziari della nostra Asl”.
Infine la senatrice Maria Rizzotti, in rappresentanza dell’associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la Salute e la Prevenzione, che ha patrocinato l’incontro, ha riconosciuto che “nel privato sono stati fatti passi più veloci nella digitalizzazione” e che “il Pnrr con il contributo di 7 miliardi di euro apporterà sicuramente numerosi benefici allo sviluppo delle reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”.
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