HO PARTECIPATO AL FUNERALE DEL MIO ULTIMO LIBRO
Ieri ho partecipato al funerale del mio ultimo libro “Vittime, assassini, processi”, – Edizioni Eracle; copertina personalizzata, con una Reggia di Caserta violentata da un coltellaccio che fa sgorgare sangue dalle finestre della modesta casa di Re Ferdinando.
La prefazione è dello psichiatra Adolfo Ferraro, che ha perso il suo prezioso tempo a sprecare elogi per i miei modesti scritti.
La postafazione… udite… udite… è scritta da due criminali autentici e viene direttamente dal carcere: Angelo Izzo, autore della strage del Circeo (e non solo) e Augusto La Torre, ex boss di camorra ora criminologo e autore del libro “Il Camorfista”: tre lauree e 53 delitti commessi.
Il libro reca una “documentazione fotografica” di delitti eccellenti, alcuni inediti, come il processo alla mafia siciliana celebratosi alle Assisi di Santa Maria Capua Vetere negli anni Sessanta per “legittima suspicione”.
E’ un libro singolare – non perché l’abbia scritto io – ma perché oltre alla appendice documentale che riporta fotografie di vecchi delitti – ha un inedito reportage di foto del processo Carnevale.
Il processo per l’assassinio del sindacalista Salvatore Carnevale fu il primo processo di mafia celebrato nel continente. Ebbero un ruolo determinante grossi personaggi della magistratura, dell’avvocatura e della letteratura italiana.
Carlo Levi, autore del famoso “Cristo si è fermato a Eboli”, seguì il processo e scrisse un libro: “Le parole sono Pietre”. Pietro Nenni, segretario del Partito Socialista Italiano, chiamò l’avvocato Giuseppe Garofalo a difendere la Francesca Serio, madre del sindacalista ucciso.
Sandro Pertini, divenuto poi presidente della Repubblica, difese la parte civile nella fase di istruttoria presso la Procura di Palermo.
Giudice istruttore fu Pietro Scaglione, il magistrato che dopo alcuni anni fu ucciso da Luciano Liggio. In grado di appello un altro presidente della repubblica: Giovanni Leone.
Gli imputati a Santa Maria Capua Vetere furono condannati all’ergastolo. In appello assolti per insufficienza di prove. Dalla vicenda Vittorio Taviani trasse il film “Un uomo da bruciare”. Nel 2018 lo scrittore Franco Blandi (Siciliano) ha pubblicato un libro sulla vicenda intitolato “Francesca Serio la madre”, per Navarra Editore.
Insomma argomenti da “Quarto Grado”, da “Storie Maledette”, da “Chi l’ha Visto?” o “Un giorno in Pretura”.
La sala non era gremita. Anzi. Il posto era bello. In quel di Maddaloni. Se non ci fosse stata la presenza di mio figlio Lello, di mia figlia Sonia, delle mie nipotine Mariarosaria, Benedetta e Fabiana, con la signora Rossetti (amica di famiglia), del giornalista Antonio Arricale e gentile signora; della professoressa Vittoria Ponzetta e del mio amico di Barletta, Antonio Comitangelo, e di Peppe Vozza (mio prossimo editore) sarei stato solo assieme alla conduttrice del programma Lucia Grimaldi.
Eppure avevo predisposto le cose per un evento più sostanzioso. Un depliant esaustivo (grazie al grafico e amico Enzo Vollucci); una serie di annunci sul mio blog ( che ha molte migliaia di visitatori); un invito bellissimo ( sempre pensato e realizzato da Enzo, personalizzato ) con la copertina del mio libro che ho inviato via WhatsApp a tutti gli “amici”, e perfino un articolo con foto della copertina del mio libro su Il Mattino (cosa rara… anzi rarissima perché, a volte, per far uscire una notizia che ti interessa non bastano istanze in carta bollata rivolte ai redattori) il giorno stesso della presentazione-funerale.
Ho subito avuto riscontri positivi: Gli amici che abitano a Maddaloni tutti pronti a venire, uno addirittura mi ha messaggiato: “Ci sarò è sotto casa mia”, poi quando non è venuto il giorno appresso sempre con messaggio: “Mi sono dimenticato…spero sia andato tutto bene!”.
Altri pur assicurandomi la loro certissima presenza non sono affatto venuti: uno è rimasto bloccato perché c’era un morto sulle rotaie e la compagna che era in treno ha portato due ore di ritardo; la ideatrice della copertina (che pure aveva promesso di partecipare assieme al marito) è scomparsa tra le nuvole e si vede che il suo lavoro non era da apprezzare.
Insomma è stato un vero e proprio funerale: solo parenti stretti. All’altro libro che si presentava assieme al mio è andata peggio. Solo la figlia ed un amico. Giustifico tra tutti gli assenti e quelli che avevano promesso di partecipare soltanto Innocenzo Orlando che era a Roma per lavoro ma che mi aveva detto che non sarebbe venuto.
Premesso che quasi tutte le presentazioni dei libri sono dei veri e proprio funerali. Ma c’è un rimedio. Il prossimo libro se ci sarà una presentazione non la farò in un Museo bensì in una Osteria o direttamente dalla mia cappella funeraria. Prosit!