SESSO&VIOLENZE

“Stupro? Il marito deve poter vincere minime resistenze”

Il caso – La pm: “Archiviare l’uomo amante della materia”

19 DICEMBRE 2021
Ci sono volte in cui un uomo si ritrova a “dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”. E tanto basta per chiedere di archiviare la denuncia di una moglie che sostiene di aver subito maltrattamenti all’interno delle mura domestiche, anche davanti ai figli. Una donna che parla di violenti atti sessuali che nelle carte di un magistrato diventano “fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata” anche perché commessi “in una fase del rapporto coniugale in cui” lei “ha messo seriamente in discussione la relazione, meditando la separazione”.A pochi giorni dall’approvazione di un pacchetto di norme contro la violenza sulle donne, succede che a Benevento, capoluogo campano, un magistrato deposita una richiesta di archiviazione scegliendo un lessico che male si sposa con quella tutela che tanto si cerca di assicurare.Quello che raccontiamo è uno scontro finito in Procura tra Maria e Paolo (entrambi nomi di fantasia). Lei ad aprile scorso presenta una denuncia per maltrattamenti. Cita due circostanze. Parla di un “grave episodio” che avvenuto a ottobre 2019: è la festa del compleanno di uno dei due figli. La cena era quasi pronta, quando il marito sente al telegiornale una delle troppe storie di femminicidio. Paolo prende “il coltello con cui stava tagliando il pane”, scrive la pm nella richiesta di archiviazione, e lo punta al collo della moglie, “dicendo che prima o poi sarebbe stato menzionato lui al telegiornale”. Il tutto davanti a due testimoni, la suocera e la cognata che confermano. Per la pm quel gesto “per quanto di cattivo gusto” è stato “compiuto per scherzo”. Conclusione a cui giunge “tenuto conto del contesto in cui è avvenuto”, ossia “la preparazione familiare della cena di una festa, dinanzi a testimoni” e dei commenti fatti tra moglie e marito via chat. È infatti Paolo che scrive: “In momenti di rabbia si dicono tante cose che non si pensano, per tutte le altre cose io ho sempre scherzato, infatti tu mi rispondevi che saresti uscita prima tu al Tg”. Lui ha sempre scherzato quindi. E – seguendo questa logica – Maria deve aver frainteso anche alcuni approcci. La descrizione nella stessa richiesta di archiviazione è la seguente: la donna “parla di pressione esercitata dal marito che la faceva sentire obbligata ad avere rapporti sessuali con lui”, rapporti che lei “subiva” “per non svegliare il figlio”.

Per la pm “anche i fatti carnali devono essere ridimensionati nella loro portata, non avendo la stessa descritto espressioni di minaccia o di costrizione fisica, né di abuso di autorità”. Inoltre quegli atti sessuali sono stati compiuti in un momento in cui Maria meditava il divorzio: “Non nutrendo più i sentimenti e la stima di un tempo nei confronti del marito, non era più incline a congiungersi con lui ma per motivi che ella stessa sostiene non avrebbe avuto il coraggio di esprimere”, è il pensiero della pm. Che giunge quindi a questa conclusione: “Considerato la sussistenza di un rapporto di coniugio, appare arduo sostenere che sia provata la consapevolezza in capo” al marito “della non consensualità al rapporto sessuale, considerato anche comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito” – che nel caso specifico “appare particolarmente amante della materia” – “tenta un approccio sessuale”. In altre parole: non vi è stata nessuna costrizione in quell’atto sessuale, non è detto che Paolo abbia percepito il rifiuto della moglie. Tanto più che in altre occasioni “ha dormito per (…) otto giorni sul divano”. Anche questo esempio è riportato nell’atto della pm.

Per l’inquirente quindi non ci sono le prove del maltrattamento, tutt’altro. Quella tra Maria e Paolo è una situazione di “sostanziale pariteticità” e “simmetria tra coniugi travolti da una conflittualità” che alla fine non era “nemmeno di particolare gravità”.

Secondo la pm non vi sono neanche prove delle percosse nei confronti dei figli: il padre potrebbe aver ecceduto “nell’uso dei mezzi di correzione”, è un’altra delle espressioni utilizzate.

Allo stesso modo si chiede di archiviare l’accusa di sottrazione di minori che invece è Paolo ad aver mosso alla moglie, quando questa si è allontanata con i figli per andare in centro antiviolenza.

Alla richiesta di archiviazione, Michele Sarno, l’avvocato che rappresenta la donna, ha presentato opposizione. La Procura potrà rimanere sulla propria posizione (magari decidendo di argomentarla diversamente) o meno. Ma in questa storia al di là di chi avrà ragione, di chi ha raccontato la verità, ciò che traspare dalle sole due pagine di richiesta di archiviazione della pm è un lessico e una mentalità che le donne (e anche gli uomini perbene) di certo non meritano.