di Liana Milella
La Repubblica, 10 gennaio 2022
Settanta toghe rischiano fino all’espulsione. Gli interrogatori dureranno sei-sette mesi e rischiano di destabilizzare le prossime elezioni per il Csm previste in estate. Nel sindacato si apre la caccia alla talpa che ha diffuso la notizia giusto a 10 giorni dall’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione.
Torna l’incubo delle chat di Palamara. Questa volta all’Anm, ma con il rischio “strumentale”, dubita più d’uno, di favorire o penalizzare le correnti proprio a ridosso, o durante, le prossime elezioni per il Csm, previste a luglio. Sempre che la nuova legge elettorale, che il governo deve ancora presentare, sia pronta in tempo. Sono passati due anni dalla prima diffusione delle chat che coinvolgono oltre 500 nomi – era maggio 2020, in pieno Covid – e solo adesso l’Anm avvia il giudizio, in base al codice etico che tutti i giudici iscritti al sindacato sono tenuto a rispettare, che coinvolge 70 magistrati in procinto di ricevere l’atto di incolpazione.
Ma ricostruiamo i fatti e le possibili conseguenze. Con una premessa. I lavori del collegio dei probiviri, nominati a gennaio 2021 dalla giunta presieduta da Giuseppe Santalucia, dovrebbero essere coperti dal più totale riserbo. I verbali delle sedute però vengono depositati in segreteria. I cinque componenti, tutti giudici in pensione, dovrebbero rispettare la riservatezza. Ecco i loro nomi e la loro “appartenenza” correntizia: il presidente è Gioacchino Romeo, ex toga della Cassazione, vicino ad Articolo 101, l’unica corrente all’opposizione nell’attuale giunta che regge il governo dell’Anm e con un forte radicamento in Sicilia. E poi: Roberto Alfonso, ex Pg di Milano, di Magistratura indipendente. Elena Riva Crugnola, ex giudice del tribunale di Milano, toga della sinistra di Magistratura democratica. Mario Rosario Ciancio, ex presidente di sezione del tribunale di Roma, di Autonomia e indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo. Francesco Greco, ex capo della procura di Napoli Nord, di Unicost.
Su di loro – ovviamente scelti col bilancino delle correnti – è caduto l’incubo delle chat. Che la procura di Perugia ha inviato gratis al Csm e al ministero della Giustizia, ma non ha consegnato automaticamente anche all’Anm. Che ha dovuto procurarsi da sola le chat. Una procedura complessa, che ha comportato la nomina di un perito e una selezione file per file delle sole chat degli iscritti all’Anm. Un’acquisizione “costosa” e che ha anche richiesto tempo. Il che spiega perché solo adesso siamo alle incolpazioni. Il cui numero – 70 appunto – avrebbe dovuto restare segreto. E la cui diffusione invece – dovuta alle pagine del Riformista – già suscita polemiche e rimostranze dentro la stessa Anm, perché il sospetto è che sulle chat dell’ex pm di Roma, ex componente del Csm, ed ex presidente dell’Anm Luca Palamara, si possa giocare la battaglia non solo per le prossime elezioni del Csm, ma soprattutto per la futura nomina del nuovo procuratore generale della Cassazione, visto che l’attuale figura in carica – Giovanni Salvi, ex pm ed ex Pg di Roma, nonché ex procuratore di Catania – scade a luglio.
Singolarmente, proprio chi, più di altri, sostiene la necessità di rispettare la nuova legge sulla presunzione di innocenza, nel diffondere il numero dei prossimi incolpati, cita il togato del Csm Giuseppe Cascini e il Pg Salvi, che il 21 gennaio terrà la relazione sullo stato della giustizia in Italia assieme al primo presidente Pietro Curzio. Ma il nome di Salvi non sarebbe in quella lista, e non ci sono conferme ufficiali che ci possa essere quello di Cascini per via di un incontro con Palamara di cui più volte l’ex pm ha spiegato le ragioni, nonché ha presentato una querela per quanto racconta Palamara. Anche se, a incolparlo con un commento sul Fatto quotidiano, è Antonio Esposito, l’ex toga della Cassazione che presiedeva il collegio che ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale per Mediaset. E il cui figlio Ferdinando – ex pm a Milano – è stato radiato dalla magistratura per aver ottenuto un attico a prezzo di favore in area piazza Duomo. Del collegio disciplinare del Csm faceva parte anche Cascini. Di cui adesso Esposito padre dice che non può più far parte del Csm.
Contro il Pg Salvi, invece, più volte sono intervenuti i componenti della lista di Articolo 101 “rimproverandogli” la circolare con cui, quando la Cassazione ha cominciato l’analisi delle chat di Palamara e ha individuato i possibili criteri per giudicarle, ha escluso che “l’autopromozione” potesse essere punita. Poiché Palamara racconta, nel suo libro “Il sistema”, che con Salvi ci fu un pranzo quando il Csm doveva scegliere il precedente procuratore generale – la scelta allora cadde su Riccardo Fuzio di Unicost, la stessa corrente di Palamara – da qui è nata la polemica sull’autopromozione.
Nessuna indiscrezione invece sugli altri nomi, tra i quali potrebbero esserci molti magistrati che già sono stati “processati” dal Csm, o per un trasferimento d’ufficio in prima commissione, o direttamente dalla sezione disciplinare dopo l’incolpazione di Salvi. Magistrati magari già assolti, ma che ugualmente potrebbero rispondere di una violazione del codice etico dell’Anm che è più ampio di quello disciplinare del Csm.
Tre le “condanne” che potrebbero subire. La più blanda è la censura. Poi l’interdizione dai diritti di socio per non oltre 5 anni, infine l’espulsione dall’Anm se il fatto commesso risulta eccezionalmente grave, com’è avvenuto nel caso di Palamara che è stato espulso dall’Anm il 19 settembre del 2020 e venti giorni dopo è stato rimosso dalla magistratura dal Csm, decisione confermata, nonostante il suo ricorso, anche dalla Cassazione. Naturalmente il processo deontologico si ferma se il soggetto incolpato decide di dimettersi dall’Anm. E già nei mesi scorsi molte toghe citate nelle chat hanno lasciato il sindacato dei giudici.
Dopo l’uscita della notizia dei 70 incolpati è possibile adesso ipotizzare anche i tempi, che saranno assai lunghi, del loro “processo”. I cinque componenti del collegio dei probiviri hanno in programma abitualmente due sedute al mese. Nelle quali prevedono di sentire, ogni volta, tra i 10 e i 12 incolpati che, una volta ricevuto l’atto di accusa, saranno chiamati per un formale interrogatorio. Questo significa, con un calcolo a spanne, che ci vorranno almeno sette mesi per ascoltarli tutti. Quindi si arriverebbe a luglio, giusto quando si dovranno svolgere le elezioni per il futuro Csm. Nel 2018 per i togati si votò nella prima settimana di luglio.
Un fatto è certo, il 2022 comincia male per l’Anm. Un sorpreso e irato Santalucia non ha voluto in alcun modo commentare la fuga di notizie sui 70 potenziali incolpati. Ma è inevitabile che dentro la giunta dell’Anm si aprirà un “processo” per scoprire il possibile colpevole. Soprattutto perché il collegio dei probiviri avrebbe fornito ai componenti della giunta un primo screening solo sul numero dei possibili incolpati. E quindi l’uscita solo di alcuni nomi della sinistra di Area potrebbe indirizzare le “indagini” verso le correnti di centrodestra. Comunque è la prima volta, da quando si è insediato il collegio disciplinare, che si verifica una fuga di notizie, coincidente proprio con il momento in cui il collegio stesso fornisce informazioni ai componenti della giunta.
FONTE: RISTRETTI ORIZZONTI
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