Cartella esattoriale da incubo, lo insegue anche se ha pagato: medico chiede aiuto alla polizia

Gli agenti del commissariato di via Verdi intervengono all’Agenzia delle Entrate: il camice bianco invocava da 18 giorni la restituzione delle quote degli stipendi pignorati

Per diciotto lunghi giorni è rimasto in attesa di un segnale, di una risposta dall’Agenzia delle Entrate. L’ente pubblico amministrativo avrebbe dovuto comunicare al suo datore di lavoro — l’Asl To5 di Chieri — che il debito che aveva accumulato con lo Stato era stato nel frattempo saldato e tutte le sue pendenze cancellate. Per quasi tre settimane ha aspettato invano il cosiddetto «svincolo di ogni azione esecutiva ancora in corso», quel documento ufficiale che avrebbe consentito alla sua azienda di restituirgli le somme di denaro trattenute dallo stipendio a partire dal marzo 2018, data di inizio di un calvario apparentemente infinito. Poi, ancora senza risposte, ha deciso di presentarsi negli uffici dell’agenzia di via Alfieri: lunedì mattina, 12 agosto, in compagnia del legale che lo ha affiancato in questa lunga e complessa vicenda, l’avvocato Carla Morano. E quando ha capito che del «documento attestante lo svincolo» non c’era ancora traccia, ha deciso di chiamare il 112. Sul posto è comparsa una volante del commissariato di via Verdi. Alle 11.10, una manciata di minuti dopo l’intervento dei poliziotti, l’Agenzia delle Entrate ha comunicato all’Asl To5 che tutte le somme dovute erano state pagate. E così l’azienda sanitaria potrà finalmente restituire al proprio dipendente il denaro accantonato dalla primavera di un anno fa attraverso il pignoramento mensile di un quinto dello stipendio.

Nessuna comunicazione ufficiale

Il protagonista di questa surreale vicenda è un medico dell’ospedale di Carmagnola, che nel marzo 2018 (senza aver mai ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, che arriverà solo ad aprile) si ritrova una decurtazione dello stipendio, pari a un quinto, dovuta a un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il medico telefona al proprio datore di lavoro e chiede spiegazioni. L’Asl lo informa che l’agenzia amministrativa ha notificato un «pignoramento presso terzi sul suo stipendio». Ad aprile, un mese dopo, il dottore riceve da un ufficiale giudiziario la copia dell’atto di pignoramento. Da quel momento, il professionista subisce non solo la trattenuta di un quinto sulla busta paga, ma anche il fermo amministrativo dell’auto (anche in questo caso senza alcuna comunicazione da parte dello Stato). Il camice bianco si rivolge quindi all’avvocato Morano e insieme scoprono che la maggior parte delle somme richieste dall’Agenzia delle Entrate è ormai prescritta. Motivo per cui decidono di presentare ricorso alla Commissione Tributaria provinciale di Torino, che tuttavia — pur dichiarando in udienza lo stralcio di tre cartelle — respinge l’istanza di sospensiva e il ricorso nel merito. L’avvocato consiglia pertanto al cliente di aderire alla legge di «rottamazione ter» e chiedere la rateazione, in modo da evitare altre trattenute sullo stipendio. L’Agenzia delle Entrate risponde che le procedure esecutive in corso devono essere considerate sospese e non revocate fino al pagamento integrale del debito. E che il «contribuente» non può pagare prima. Dopo aver formalizzato per via telematica la «rottamazione ter», il datore di lavoro chiede quindi lumi all’Agenzia. E l’Agenzia risponde all’Asl To5 di «custodire» le somme di mese in mese decurtate, «in quanto terzo pignorato».

La telefonata al 112

Si arriva così al 25 luglio di quest’anno. Il medico, dopo aver ottenuto un finanziamento dalla propria banca, paga per intero il debito, sebbene buona parte sia già prescritta. E lo fa presentandosi con un assegno circolare agli sportelli dell’agenzia di Chivasso. A quel punto l’Asl comunica al proprio dipendente che deve però attendere il cosiddetto «svincolo», da parte dell’Agenzia delle Entrate, per poter riottenere le somme trattenute dallo stipendio (che nel frattempo hanno addirittura superato la somma dovuta e regolarmente pagata). Ma lo «svincolo» del denaro non arriva, nonostante i continui solleciti dell’avvocato Morano. Una situazione paradossale, che si sblocca solo grazie all’intervento della polizia. Dopo diciotto lunghi giorni d’attesa.

Fonte:  di Giovanni Falconieri – Corriere della Sera –  14 agosto 2019 –