1956, Aversa – Uccise la sorella. Venne condannato a 21 anni di reclusione. Il contrasto sull’acquisto di una casa colonica movente del delitto.

I processi di Cronache. Ferdinando Terlizzi ricostruisce i retroscena del delitto e dei processi contro Giuseppe Boccino  di anni 41 da Aversa che venne condannato a 21 anni di reclusione  per aver ucciso, il 26 ottobre del 1956, la propria sorella Assunta con tre colpi di pistola Lebel calibro 8. Il movente – un delitto perpetrato esclusivamente per interessi economici e di opportunità –  era comunque da ricercarsi nel fatto che entrambi aspiravano ad acquistare lo stesso appartamento occupato dalla cognata dell’assassino. Prima del dibattimento la parte civile costituita si ritirò essendo stata completamente soddisfatta con il risarcimento del danno. La difesa propendeva per un omicidio preterintenzionale e minacce senza intenzione di uccidere sorella e cognata.  La Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, composta dal Presidente, Eduardo Cilento; Guido Tavassi, giudice a latere; Gennaro Calabrese, pubblico ministero; e dai giudici popolari: Maria Giuseppa Golino, Mario Patria, Vincenzo Varone, Ettorina Botto, Gustavo Pugliese e Giuseppa Lionetti,  il 20 maggio del 1959, condannò il Boccino colpevole del delitto di omicidio in persona della sorella Assunta, con lesioni per aberratio ictus, in danno di Carolina Molitierno, con le attenuanti generiche, con la recidiva contestata in udienza ad anni 21 e mesi 8  di reclusione. Nel processo furono impegnati gli avvocati Giuseppe Irace e Giuseppe Marrocco, nonché i professori, Alberto Martucci e Enrico Altavilla.  Tutti i particolari nella 16esima  puntata che sarà pubblicata Lunedì  14   Febbraio  in “Cronache di Caserta”.