Il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli “un c… un ciuccio in diritto, buono solo in Antimafia e intercettazione”. Il maggiore dei carabinieri del Noe “un c…, ora lo chiamo e glielo dico”. I colleghi pm “sono tutti un po’ molli… bravi ma un po’ molli”. Parole in libertà del pm di Salerno, Roberto Penna, intercettate dalla Procura di Napoli che lo indagava per corruzione in atti giudiziari in concorso con alcuni imprenditori che stavano trasferendo il loro consorzio edile a Salerno perché inseguiti dalle interdittive antimafia. Penna è stato arrestato e oggi, difeso dall’avvocato Alfonso Furgiuele, si discute la sua posizione al Riesame.
Parole che vanno interpretate per quel che sono, sfoghi telefonici con persone amiche. Ma che testimoniano un clima non proprio idilliaco tra Penna e il resto dell’ufficio della Procura di Salerno, dove il pm ha lavorato più di dieci anni, ottenendo condanne in primo grado contro il Vescovo di Salerno Pierro, il regista Zeffirelli, il governatore De Luca.
Uno snodo delle accuse riguarda la presunta persecuzione dell’imprenditore Eugenio Rainone, ‘rivale’ dei costruttori ‘amici’ del pm salernitano. Il Gip l’ha derubricata a induzione indebita nonostante le memorie presentate nelle indagini preliminari dagli avvocati di Rainone, De Caro e Maiello, secondo le quali gli atteggiamenti prevaricatori di Penna – veicolati anche attraverso la sua compagna, che iniziò a lavorare per i Rainone – sarebbero iniziati prima dell’apertura formale di un fascicolo contro il costruttore salernitano.
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