Fratelli, come Caino

(di Stelio W. Venceslai)

Dopo una settimana di fuoco, la guerra continua in Ucraina. Lo scenario è quello consueto: gente disperata dinanzi alle macerie della propria casa, gente che fugge verso le frontiere, città semidistrutte dalla furia dei missili e dei carri armati, vittime militari e civili.

Costa, esportare la democrazia e combattere il nazismo. I Russi di Putin sono consapevoli del loro sacrificio. Sono generosi e altruisti. Vanno a liberare i loro fratelli ucraini dai lacci insidiosi e terroristici dell’Occidente. Con i missili. Sono dei veri fratelli, come Caino.

            L’Ucraina resiste. È un miracolo al quale nessuno credeva. Resiste e mette in crisi le previsioni di Putin su una rapida passeggiata militare. Non è bastata neppure l’esplicita minaccia di usare l’arma nucleare. L’Ucraina resiste e la maggior parte dei Paesi del mondo si schiera a favore dell’Ucraina.

            Adesso si parla di pace. Con diecimila carri armati alle porte di Kiev e i bombardamenti intensi sulle città e sulle postazioni ucraine, è difficile negoziare. Lo si poteva fare prima, ora è molto più problematico.

            Gli Ucraini vogliono la cessazione del fuoco e il ritiro delle truppe russe al di là dei confini. Per i Russi di Putin significa perdere la faccia. L’hanno già persa, con il torrente di sanzioni internazionali scaricato sull’economia russa, ma perderla anche sul terreno è molto imbarazzante. Il mito della superiorità militare cade a pezzi. Se la gente combatte casa per casa, strada per strade, puoi anche sterminarli tutti, ma davanti c’è solo un vuoto di macerie e di morti.  Che te ne fai?

            Resiste Kiev, resiste Kharhiv, resiste Mariupol, accerchiata da tre lati. La passeggiata militare si è trasformata in un corteo funebre.

            È imbarazzante pensare che il supremo reggitore della Russia sia ancorato a schemi militari ormai desueti: l’occupazione del territorio.

            Nella vecchia Unione Sovietica alla politica di potenza si accoppiava un’ideologia che, bene o male, tendeva ad accomunare popoli diversi sotto la stessa religione. Un’altra crociata.

            Dietro Putin, invece, c’è solo l’aggressione brutale per strappare un pezzo di terra in più. Una visione da imperialisti e da contadini, allo stesso tempo. L’ideologia aveva un senso, l’imperialismo nazionalista no. Spaventa tutti e interessa solo gli autori.

            Taluni commentatori sostengono le ragioni di Putin: la Russia è accerchiata dalla NATO. Difficile pensare che un intero continente, com’è in fondo la Russia, sia accerchiabile. La verità è che il controllo di un Paese, oggi, si fa in altri modi, non con i carri armati, ma con l’economia, i droni, i satelliti, la guerra digitale. Il ritardo economico della Russia non è un’invenzione della propaganda occidentale, ma la conseguenza di una gestione irresponsabile che punta tutto sull’armamento e sulla guerra convenzionale.        Non si conquista e non si mantiene un Paese come l’Ucraina con 200.000 uomini. Lo puoi nuclearizzare e poi l’abbandoni per mille anni.

            E, intanto, la gente muore. Non muoiono solo le donne, i vecchi e i bambini ucraini. Muoiono anche i giovani Russi di leva mandati in “un’operazione di pace” per liberare i loro “fratelli” ucraini dal prepotere nazista. Vecchi slogan, vecchie concezioni, vecchie rivalse. Il mondo è cambiato e Putin non se n’è accorto. Minaccia tutti, anche la Svezia e la Finlandia, i Paesi baltici, la Polonia e la Nato. L’armageddon.

            Se la cosa non fosse tragica, ci sarebbe da ridere.

            Un’aggressione per spostare i confini crea problemi a tutti. Non la condivide la Cina, non la desidera la Turchia, non lo accetta la Georgia, non la vogliono tutti i Paesi del mondo che hanno sempre problemi delicati con le loro minoranze. Se c’è una cosa che non si deve fare è ridisegnare i confini, altrimenti scoppia la terza guerra mondiale.

            La storia non insegna nulla. È vero, ma Hitler voleva riunire tutti i tedescoparlanti nel suo Impero, come si propone Putin con i russoparlanti. È una vecchia storia anche questa. Siamo tornati al 1939, quasi a un secolo fa.

            Zelenski chiede d’entrare subito nell’Unione Europea. L’Ucraina è certamente un Paese europeo e l’Unione europea non ha né un esercito né una politica della difesa. In fondo, è una richiesta innocua. Perché dà tanto fastidio alla Russia di Putin? Invidia? Non si tratta di entrare nella NATO, che un’intesa militare. L’Unione europea è solo una sicurezza politica. L’Ucraina non ha i requisiti necessari per L’Europa? Forse, ma l’emergenza può giustificare molti strappi.

            Misteriosa e ambigua è la posizione della Cina. Potrebbe approfittare per creare un diversivo attaccando Taiwan, gelosamente difesa dagli Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti sono un Paese NATO. Sarebbe davvero la terza guerra mondiale. Il rischio è troppo grande. Il regime cinese vive d’illiberalità e di commerci. Ne vale la pena, con tutte le sue minoranze in ebollizione repressa? La stessa cosa vale per l’India.

            Il quadro geopolitico è in movimento. Se un merito ha Putin, è quello di aver risvegliato unioni in agonia, come la Comunità europea e la NATO e di far riflettere sulle vere convenienze politiche, non sulle astrazioni imperiali.

Roma, 01/03/2022