*La gaia scienza* di Vincenzo D’Anna*

La “gaia scienza” per Friedrich Nietzsche consisteva nello stato d’animo che risolleva il filosofo dall’aver navigato controcorrente. Nel caso del pensatore tedesco si trattava di aver resistito ai pregiudizi, alle pressioni, alle ostilità sia dell’accademia che della società stessa, contro le tesi esposte dal filosofo tedesco. Non a caso il termine “Nichilismo”, filosofia che nega buona parte dei valori morali e religiosi dell’Occidente, trova in Nietzsche il suo più noto se non il maggiore interprete. In un certo senso di “gaia scienza” sono piene le pagine dei giornali e soprattutto la rete dei social network, ove si cimentano quotidianamente gli irriducibili schierati contro la profilassi anti Covid. A volte filosofi, a volte scienziati, costoro scendono in campo, battaglieri, al sopraggiungere di qualsiasi tesi di ricerca che lasci intravedere una qualche forma di dubbio sull’innocuità e sull’efficacia della terapia genica, cantando vittoria e millantando di aver avuto conferma e ragione circa la bontà delle proprie opinioni. Quindi Gaia scienza anche per loro. Basta raccogliere, nel fiume caotico delle notizie che circolano sul web, quella più favorevoli a determinate opinioni ed assegnare loro la palma della verità inoppugnabile, quella che smaschera complotti liberticidi e manipolazioni sanitarie, ed il più è fatto! In parole povere quelli che finora non hanno contratto il virus della SarsCov2 e non si sono vaccinati sono convinti che il loro “pensare”, già elevato a summa scientifica, giustifichi pienamente l’essersi sottratti alla profilassi antivirale. Un elemento a sostegno di questa gioiosa evidenza, è quello di mettere in risalto come un recente studio abbia “dimostrato” la dannosità della pratica “vaccinale”. In particolare che l’inoculo del materiale genetico (mRNA) determini anche la produzione di DNA virale e che questo vada ad ibridare (integrarsi con) il DNA del soggetto “vaccinato”. Un’ipotesi che potrebbe determinare, nel medio-lungo termine, le condizioni per l’insorgenza di gravi patologie su base genetica. In proposito ha suscitato molto scalpore e relativo entusiasmo tra i cosiddetti “no vax”, lo studio pubblicato dal giornalista Gianluigi Paragone, polemico deputato fuoriuscito dal M5S, ove si danno per certe e verificate l’insorgenza di complicanze genetiche sui “vaccinati”. Nulla di nuovo, se non l’ennesimo allarme frutto di interpretazioni suggestive di una ricerca sperimentale interpretata da persone che con la scienza poco o niente hanno a che vedere. E tuttavia queste notizie hanno alimentato un diffuso sentimento che ha elevato le estemporanee e fresche letture allo stesso livello di giudizio della prassi epistemologica codificata dalla scienza per la verifica e la conferma di determinate evidenze sperimentali. Nel caso di Paragone, l’ex grillino ha messo in bocca a Luc Montagnier alcune frasi totalmente avulse dal loro contesto conferendo al defunto premio Nobel francese, la medaglia della ragione postuma. Paragone non si è curato affatto di andare oltre quello studio e di accertarsi dei successivi eventi scientifici che hanno confutato il report da lui citato. Se lo avesse fatto avrebbe preso atto che che altri scienziati hanno tentato inutilmente di ottenere le stesse evidenze in analoghe ed identiche indagini, e che un gruppo di ricercatori ha chiesto e mai ottenuto chiarimenti dagli autori dello studio al quale si fa qui riferimento, come richiede, appunto, la prassi scientifica. Quello che Paragone forse non sa e che i risultati di quella ricerca sono stati ottenuti su cellule di soggetti malati di cancro al fegato e come tali inidonee allo studio, ma sopratutto che si tratta di modelli sperimentali in vitro. Il DNA ottenuto per trascrizione inversa dallo mRNA, è peraltro rimasto solo nel citoplasma della cellula ben lontano, dunque, dal nucleo. In poche povere: quel DNA di nuova produzione non avrebbe mai potuto integrare il DNA delle cellule sottoposta ad osservazione. Se si tiene conto che il fenomeno della produzione di DNA da RNA virale è un evento comune nel nostro organismo per la presenza nella cellule dell’enzima Trascrittasi Inversa, quindi lo studio in questione non aggiunge nulla a quanto già si sapeva. Mi scuso col lettore per averlo trascinato in questioni di biologia senza le quali, tuttavia, non si sarebbe potuto spiegare altrimenti come l’interpretazione di taluni studi richieda di essere verificata secondo i metodi scientifici, con le prove di riproducibilità e di falsificazione dello stesso esperimento da parte di altri ricercatori e della revisione critica di scienziati terzi. Procedure, queste, ahinoi, spazzate via dal popolo dei social e dai maestri della tastiera, dagli scienziati pret a porter. Nulla in medicina è esente da complicanze ma la scienza usa quello che è ragionevolmente verificato e disponibile, per combattere il male. Non bastano i Paragone…

*già parlamentare