Pulci di notte
di Stefano Lorenzetto

Titolo a tutta pagina sulla prima della Repubblica: «Cosa resta di Mariupol». Sottotitolo: «Le foto documentano la distruzione totale della città». Quindi non resta niente.

Stando al coltissimo Mephisto Waltz (Domenica del Sole 24 Ore), durante la spedizione «con Niña, Pinta e Santa María al comando di Cristóbal Colón (1492)» fu «buscato il Levante por el Ponente». Le citazioni letterali esigono il rispetto delle lingue d’origine: si scrive «buscado el» e «Poniente». Poco oltre, un’altra citazione maldestra fra virgolette: «Per Guicciardini “del Pontefice aveva solo l’abito e il nome”». La frase esatta è: «Non riteneva di pontefice altro che l’abito e il nome» (Francesco Guicciardini, Storia d’Italia, libro 9, capitolo 13). Insista, diavoletto. Farà meglio la prossima settimana.

Andrea Nicastro, inviato del Corriere della Sera a Lozova (Kharkiv): «Un soldato telefona al padre. Hanno entrambi l’accento delle estreme regioni orientali della Federazione russa. Potrebbero essere di Buriazia e Carcassia confinanti con la Cina». Don Abbondio si chiederebbe: «Carcassia! Chi era costei?». (Infatti trattasi della Circassia, repubblica del Caucaso, che però in linea d’aria dista quasi 2.900 chilometri da Kashgar, la più prossima fra le città della Cina, nazione da cui la separano Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan).

Titolo d’apertura a tutta pagina in prima su Avvenire: «Togliamo gas alla guerra». Gas esilarante.

Dalla pagina Facebook di Vanity Fair: «Addio a Patrick Demarchelier, che rese ancora più iconica Lady D. Scopare a 78 anni il fotografo originario della Normandia». Necrofili in agitazione.

Didascalia della Stampa sotto la foto dell’ormai celebre sberla rifilata dall’attore Will Smith al presentatore Chris Rock durante la cerimonia per la consegna degli Oscar: «Lo schiaffo di Bruce Willis a Chris Rock è già diventato un murales dello street art di Berlino Eme Freethinker». Era difficile condensare tre errori in 20 parole, ma La Stampa c’è riuscita. Primo: Bruce Willis non è Will Smith e non c’entra nulla con la pappina. Secondo: murales è il plurale di un sostantivo spagnolo, quindi non si può usare per un singolo dipinto, che va chiamato murale (in italiano) o mural (nella lingua iberica). Terzo: street art in inglese significa arte di strada, pertanto non può essere riferito a una persona, che semmai è una street artist.

Editoriale di Paolo Garimberti in prima pagina sulla Repubblica: «Il presidente ucraino ha avuto buon gioco a ricordare qual è la tecnica della disinformazione usata da Mosca: offrire versioni discordanti, citare testimonianze che non possono essere verificate (l’ambasciatore Nebenzya ne ha inficiato il suo discorso al Consiglio di sicurezza) ricorrendo a media complici o compiacenti». Inficiare vuol dire «contestare la validità o l’efficacia di un atto legale, di una dichiarazione, di una firma» o, estensivamente, «compromettere, viziare». Pare difficile che Nebenzya abbia contestato o compromesso il suo stesso discorso. Si parva licet componere magnis, al posto di Garimberti avremmo usato un altro verbo e scritto infarcito.

Lo scrittore Giorgio Montefoschi recensisce nelle pagine culturali del Corriere della Sera l’ultimo libro di Roberto Calasso, Sotto gli occhi dell’Agnello (Adelphi). A corredo vi è una scheda che termina con questo periodo: «Il sacrificio ma nella tradizione vedica era invece presente nel saggio L’ardore, uno dei volumi del corpus uscito nel 2010». La frase è priva di senso. Soprattutto la congiunzione avversativa ma pare eccessiva accoppiata con l’avverbio invece. Calasso si sarebbe molto risentito per questo.

Verità & Affari, 7 righe in prima pagina: «Il banchiere sarà ascoltato dalla commissione d’inchiesta. Attenzione puntata su eventuali riferimenti a Draghi, governatore ai tempi dell’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps». Quale banchiere? Non si sa. Verità & Affari, altre 9 righe in prima pagina: «Metrika è alla ricerca di alleanze industriali e finanziari (sic) per l’azienda bergamasca acquisita un anno e mezzo fa. Sul tavolo ci sono già i nomi di quattro possibili pretendenti. Al dossier sta lavorando Banca Akros (Banco Bpm)». Quale azienda bergamasca? Non si sa.

Il Fatto Quotidiano, 4 righe in prima pagina: «“Putin è un criminale, ma per gli Usa, che hanno violato gli accordi post Guerra fredda, il conflitto sarà fino all’ultimo ucraino”: è l’analisi del famoso filosofo, nel confronto con Bill Fletcher jr. Perché Biden non vuole la pace». Quale famoso filosofo? Non si sa. Ma allora perché si faranno i richiami in prima pagina? Non si sa.

Titolo dalla Verità, prima pagina: «Andrea Zhoc. “I politici paiono non avere idea di qual è la vera posta in gioco”». Testo: «Andrea Zhok, professore di Filosofia morale all’Università di Milano, ha da poco pubblicato Lo Stato di emergenza». Zhoc Zhok, c’è qualcuno in casa?

Nella rubrica Penne armate sul Fatto Quotidiano viene censurato tutti i giorni, o quasi, «il Corriere della Sera». Ma, sin dal primo numero uscito domenica 5 marzo 1876, il quotidiano milanese non ha mai avuto l’articolo determinativo il nella testata. L’aspetto curioso è che nella medesima rubrica La Repubblica diventa invece Repubblica, perdendo l’articolo.

«Da ormai tre settimane, sono tantissime le donne che stanno abbandonando l’Ucraina. Partono all’estero e lasciano tutto», scrive la filosofa Michela Marzano sulla Stampa. Partire significa «allontanarsi da qualcosa o da qualcuno, mettersi in viaggio o in cammino verso una determinata destinazione» (Lo Zingarelli 2022). Ergo, Marzano riesce a far allontanare le donne che sono già all’estero. Dove andranno?

Gianluigi Nuzzi su Specchio della Stampa: «Giugliano va a vivere in una roulette alle porte della città». In attesa di trasferirsi in uno chemin-de-fer nel centro storico.
SL