Caso mollicone hanno rrotto gli indugi e deciso di parlare davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Cassino. I tre componenti della famiglia Mottola, l’ex maresciallo dei carabinieri Franco, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, tutti sotto processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce in provincia di Frosinone assassinata nel 2001, deporranno per dare la loro versione dei fatti. Unica condizione avanzata ed accettata dal presidente Capurso e dai pm Fusco e Siravo, è stata quella di essere prima sottoposti a interrogatorio da parte degli avvocati della difesa, per poi passare al contraddittorio con i due magistrati titolari dell’indagine. Ad aprire la fase più importante del processo, che prosegue ormai da oltre 30 udienze, sarà Marco Mottola, oggi quarantenne ma che all’epoca della morte di Serena Mollicone era da poco diventato maggiorenne.L’imputato, così come i genitori, non ha mai voluto essere sottoposto ad interrogatorio e non hai rilasciato dichiarazione alcuna nè agli investigatori e nè tanto meno alla stampa. Venerdì 6 maggio Marco Mottola dovrà spiegare ogni aspetto di questa incredibile vicenda che, in oltre due decenni, è stata costellata di misteri e colpi di scena. Prima della deposizione di Marco Mottola, la Corte dovrà concludere il contro-interrogatorio di Vincenzo Quatrale, luogotenente dei carabinieri ed ex vice comandante della stazione di Arce. L’esame dell’imputato che ha avuto inizio venerdì 29 aprile è stato interrotto per motivi di tempo.Nella sua lunga deposizione, proseguita per oltre 4 ore, il sottufficiale dell’Arma ha riferito della sua attività lavorativa quel 1° giugno del 2001 e di com’è finito sotto processo: «Per la superficialità del brigadiere Santino Tuzi oggi mi ritrovo a rispondere di un reato grave», ha detto rivolgendosi alla Corte e al pubblico ministero, Maria Beatrice Siravo.Quatrale deve rispondere oltre che di concorso esterno morale in omicidio con i Mottola, anche di istigazione al suicidio. Con le sue pressioni verbali e psicologiche avrebbe indotto il brigadiere Tuzi a cercare la morte. Perché Tuzi si è ucciso con un colpo di pistola? Per la Procura, il militare, a sette anni dall’omicidio di Serena Mollicone, non avrebbe retto alle pressioni psicologiche a cui è stato sottoposto dai colleghi dopo che ha riferito agli inquirenti di aver visto la studentessa entrare nella caserma di Arce la mattina della sua morte. E Quatrale, secondo le indagini, sarebbe fra quelli che avrebbero cercato di convincerlo a ritrattare. Una cosa che Tuzi fece, per poi cambiare versione davanti al magistrato. Due giorni dopo l’ultimo verbale firmato si è, però, tolto la vita. Quello che gli inquirenti contestano a Quatrale (e lo avrebbero fatto anche con Tuzi se fosse ancora in vita) è l’ordine di servizio inerente l’attività svolta nella caserma di Arce il giorno 1° giugno. Gli accertamenti investigativi hanno consentito di dimostrare che il documento è stato falsificato.Per quale motivo? E da chi? In udienza Quatrale ha attribuito le anomalie alla scarsa attenzione con cui Tuzi avrebbe compilato i moduli e all’abitudine dello stesso di stilare l’ordine di servizio anche a tarda sera. Una versione questa oggi non più riscontrabile per l’assenza di Tuzi. A replicare alle accuse lanciate verso il defunto carabiniere dal collega è stata Maria Tuzi: «Facile accusare chi non si può difendere, ma ricordo al signor Quatrale che lui era il superiore di mio padre e quindi aveva l’obbligo di verificare che svolgesse il suo lavoro in maniera lecita».
FONTE: IL MATTINO
RICEVIAMO E VOLONTIERI PUBBLICHIAMO LA NOTA DEL CRIMINOLOGO CARMELO LAVORIMO COORDINATORE DEL POOL DIFENSIVO DEI MOTTOLA
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