Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

 

Puntata di Controcorrente su Rete 4. Si parla di Vladimir Putin e dell’Ucraina invasa dai russi. Veronica Gentili dà la parola ad Antonio Caprarica, ex corrispondente della Rai da Mosca e poi da Londra, il quale ricorda le modalità a dir poco bizzarre dell’impressionante serie di morti, spacciate per suicidi, nell’entourage di Putin, facendo un parallelo con la soppressione dello zar Pavel I. La conduttrice, visibilmente impaziente, riesce a riprendersi la parola e commenta: «Forse è per questo che vive in quel clima di terrore, mette quei tavoli a quella distanza, non mangia nulla e vive sempre dal medico, Putin. Perché anche lui poi, dal canto suo… no? Omnia munda mundis». Osservazione cervellotica che si può spiegare in un solo modo: per Veronica Gentili la locuzione latina è grosso modo traducibile con «Tutto il mondo è paese». Qualcuno le spieghi che significa «Tutto è puro per chi è puro» (non pare il caso di Putin) e che è tratta dalla Lettera a Tito (1, 15) del Nuovo Testamento, attribuita a Paolo di Tarso.

Tweet dell’Ansa: «Cinema, è morto a 789 anni l’attore Lino Capolicchio». Di vecchiaia, parrebbe.

Sul Fatto Quotidiano, Salvatore Cannavò si occupa della controversa intervista concessa a Rete 4 dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov: «Il primo a pronunciarsi contro è stato il segretario del Pd, Enrico Letta, secondo il quale l’Italia “non può permettersi di avere una grande tv nazionale che trasmette uno spot di propaganda intollerabile, insopportabile contro un Paese bombardato con frasi ignobili su Hitler e gli ebrei”». Prendiamo atto con sollievo che, secondo Letta (o secondo Cannavò?), i russi non lanciano missili, granate, ordigni a grappolo e al fosforo: si limitano a bombardare l’Ucraina con frasi ignobili su Hitler e gli ebrei.

«Potrebbe essere l’ultimo romanzo della serie “Segretissimo Sas”, i popolari libri di spie e complotti scritti da Gérard De Villiers: titolo perfetto anche per il capitolo più misterioso del conflitto in Ucraina. Le ombre del Sas, il reparto britannico delle missioni impossibili, infatti si stagliano negli episodi chiave della guerra», è l’incipit di un articolo firmato da Gianluca Di Feo sulla Repubblica. La collana Segretissimo Sas di cui parla Di Feo – anche in chiusura del medesimo pezzo – non c’entra nulla con lo Special air service (Sas), corpo speciale dell’esercito britannico. Sas sta per Sua altezza serenissima (titolo attualmente riservato alle sole famiglie regnanti dei principati di Monaco e del Liechtenstein), alias Malko Linge, agente sotto copertura della Cia, eroe dei romanzi di Gérard de Villiers, con la minuscola. Semmai Di Feo avrebbe dovuto citare i libri di un vero ex Sas: Andy McNab, nom de plume di Steven Billy Mitchell.

Nel suo editoriale di prima pagina su Domani, Giorgio Meletti spiega che i 43 Paesi rappresentati al vertice di Ramstein «hanno deciso di moltiplicare la fornitura di armi all’Ucraina per aiutarla a battere contro Putin». O per aiutarla a sbattere contro Putin?

Alessandro Graziani si occupa sul Sole 24 Ore della «temuta fuga da Londra degli operatori finanziari» dopo la Brexit, rivelatasi «inferiore rispetto alle previsioni: solo 7.000 bankers hanno lasciato la city (rispetto ai 12.500 annunciati inizialmente)». Dublino è la meta più gettonata. Le informazioni sono tratte da un rapporto di Ernst & Young, evidentemente in lingua inglese, visto che dal copia e incolla esce fuori questa frase: «Minori gli approdi scelti da società finanziarie inglesi verso Madrid (8), Amsterdam (8), Milano (7) and Bruxelles (6)». Alla fine Graziani osserva che «Milano negli anni passati aveva già beneficiato del rientro da Londra di alcune centinaia di ex bankers londinesi». Era gente che aveva cambiato professione? No? Allora bisognava scrivere «bankers ex londinesi».

Dall’Ansa: «I primi fatti uscire dall’acciaieria Azovstal sono iniziati ad arrivare a Zaporizhzhia». A parte l’italiano barbaro, ne deduciamo che arrivare sia una forma di iniziazione. La notizia così prosegue: «Ma ce ne sarebbero ancora duecento da far evacuare». È proprio una guerra di merda.

«Ultima ora» dal sito del Messaggero: «Due medici dell’Università della Pennsylvania negli Stati Uniti affermano di aver curato con successo la leucemia linfocitica cronica, un tipo di tumore del sangue». Titolo della notizia: «Tumori, la cura delle Car-T funziona. Lo studio su Nature: “È la droga della vita”». Mai affidarsi ai giornalisti italiani per le traduzioni. In realtà, David Porter, uno dei due medici interpellati, l’ha definita «drug of life», ma drug, in inglese, non significa solo droga bensì anche farmacomedicinale. Il contesto avrebbe dovuto consigliare per il titolo questo secondo concetto.

A proposito di traduzioni. Didascalia dal Corriere della Sera: «San Pietroburgo. Un soldato della guardia d’onore in Palace Square alle prove per la parata del 9 maggio che celebra la vittoria della Seconda guerra mondiale». Non si capisce l’uso del toponimo Palace Square su un giornale pubblicato a Milano, non a Londra. In italiano il luogo in questione si chiama piazza del Palazzo. Oppure, volendo usare il nome originale traslitterato dal russo, Dvorcovaja Ploščad.

Pietro De Leo analizza su Libero le grandi manovre nei partiti in vista delle prossime elezioni amministrative in varie città: «Infine, Verona, altro schema tutto inedito. Il Sindaco uscente Federico Sboarina, di Fratelli d’Italia, può contare sul sostegno della Lega, il suo partito originario da cui uscì». Trascurando l’incongrua s maiuscola riservatagli, il sindaco in questione non è mai stato nella Lega: prima di approdare a Fdi, ha militato nel Popolo della libertà e in Alleanza nazionale, fondando poi un proprio movimento, Battiti per Verona.

Titolo dalla Gazzetta di Mantova: «Nuovi quattro assunti negli uffici comunali». Giusto per distinguerli dai vecchi quattro assunti e dai quattro nuovi assunti.

SL

 

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