*Fabule Atellane* di Vincenzo D’Anna*

Le fabule Atellane sono note già dal quarto secolo avanti Cristo. Erano scritte in osco, la lingua del popolo che occupava gran parte del meridione d’Italia prima dell’avvento di Roma. Ideate in modo particolare nella città di Atella (oggi in provincia di Caserta), da cui presero il nome, erano antichissime farse popolari dal contenuto, in genere, prosaico e volgare. Non a caso la parola “osceno” sembra derivare proprio dalla tradizione degli Oschi (dalle abitudini che poco si confacevano alla cultura elitaria e filosofica coltivata nelle colonie della Magna Grecia) di mettere in scena rappresentazioni di quel genere, piuttosto sguaiate e briose. Rappresentazioni che poi furono riprese ed ebbero grande successo anche nell’Urbe Repubblicana. Accadde con le commedie di Plauto, le cui tipologie sembrano riprese proprio dalle fabule Atellane. Notissime durante la dittatura di Cornelio Silla, che in gioventù aveva frequentato osterie e postriboli e che fu egli stesso discreto scrittore di fabule. In uno con le Atellane ebbero notorietà le “maschere”: gli attori le indossavano per recitare ed impersonare “personaggi” ciascuno dei quali era dotato di una precisa psicologia che era facilmente individuabile dal pubblico. Tale reminiscenza di storia antica ci sovviene nell’assistere alle repentine metamorfosi che in questi giorni stanno interessando Giuseppe Conte ed in qualche misura anche la Lega di Matteo Salvini. L’azzimato leader di quel che rimane del gruppo parlamentare dei cinque stelle, devastato da continue defezioni e distinguo, sembra un lontano parente del politico moderato e conciliante che era riuscito a sedere a Palazzo Chigi con due maggioranze di colore politico diametralmente opposto. Molto più agitato in questi giorni, l’ex presidente del consiglio dei ministri si scontra continuamente con Mario Draghi sia su tematiche inerenti provvedimenti di carattere economico, sia per la condotta assunta dal governo sulla guerra in Ucraina. In quest’ultimo caso, l’avvocato pugliese si trova accomunato a Matteo Salvini, con ragionamenti originali e risibili sul tenore degli armamenti che l’Italia sta inviando all’esercito di Kiev, affinché quel popolo possa difendersi dalla sanguinaria aggressione russa. Nel mentre ogni giorno si scoprono fosse comuni con dentro centinaia di civili torturati e uccisi dai carnefici del Cremlino e dai loro mercenari ceceni e siriani, ci pare un sofisma sindacare sulla natura difensiva delle armi da inviare agli ucraini. Un colpo di teatro, appunto, quello di Conte e Salvini, passati dall’interventismo iniziale alle riserve dubbiose sulla condotta da tenere, con buona pace dei genocidi che si vanno, via via, scoprendo a Est. Insomma: i nostri leader buttano alle ortiche le politiche di unità d’intenti decise faticosamente a Bruxelles per dare peso e compattezza alla vecchia Europa, dopo averne tessuto le lodi all’indomani della munifica elargizione della Ue per il Pnrr. Altro elemento di forte dissenso tra M5S e governo è lo stop dato da Draghi al provvedimento di copertura statale della spesa per l’adeguamento energetico degli stabili: un fiume di danaro che ha dato vita ad un aumento delle materie prime in edilizia e della spesa stessa per gli interventi. Insomma, quando si tratta di sborsare i soldi del contribuente per elargire prebende e sussidi a pioggia gli ex grillini non si fanno pregare, distinguendosi per essere i più grandi statalisti ed elemosinieri degli ultimi decenni. Questi erano quelli che addebitavano alle vecchie classi dirigenti politiche e parlamentari la responsabilità del pauroso debito statale, che fustigavano l’inclinazione dei governi allo sperpero del pubblico denaro. Insomma dopo la serie di scandalose marce indietro che i pentastellati hanno fatto rispetto alla scala dei valori di cui pure menavano vanto, eccoli trasformati oggi nei veri difensori del clientelismo e degli sprechi politici. Come nelle fabule atellane le maschere che indossano i seguaci dell’ex comico genovese sono ben individuabili e la trama della loro storia appare tra le più sguaiate e “oscene”. Più cauto appare Salvini nella sua ennesima giravolta politica anche se parimenti artefice di una storia politicamente modesta per la repentinità del cambio di linea e l’improntitudine di mostrare, a sua volta, il volto del pacifista. A completare il quadro di queste trame atellane, ecco ricomparire sullo schermo i demagoghi di ieri come Alessandro Di Battista che addebita agli Usa le responsabilità di una guerra dichiarata e perseguita da Mosca, nel mentre riappare in tv la maschera di Beppe Grillo che, su di un tetto, inneggia all’ovvietà di incentivare le energie alternative. Nel contempo i seguaci del “garante” del Movimento si oppongono agli impianti di termo valorizzazione a Roma, ritornando alla vecchia manfrina legata allo smaltimento “green” dei rifiuti solidi urbani. Siamo innanzi ad un’improvvisata fabula oscena, che annuncia le fibrillazioni pre-elettorali prossime venture. Uno spettacolo a dir poco scadente.

 

*già parlamentare