Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

Da un lungo articolo di Silvia Truzzi, uscito sul Fatto Quotidiano, apprendiamo che «a Paul Ginsborg dobbiamo moltissime cose, soprattutto la passione con cui ha animato la protesta civile all’alba del millennio»; che lo stesso Ginsborg «era inglese fino al midollo, però aveva scelto l’Italia come patria d’elezione diventandone voce critica e uno degli intellettuali più in vista»; che il suo accento era «inconfondibilmente british e il tono sempre dolce»; che «aveva dedicato al nostro Paese i suoi studi storici più importanti»; che «il grande pubblico lo ha conosciuto con l’esplosione del movimento dei girotondi»; che «della sua lucida coscienza critica e della passione civile sentiremo molto la mancanza». Ohibò, e per quale motivo? Semplice: perché Paul Ginsborg è morto. L’unica notizia che, in un articolo di oltre 4.000 caratteri, Silvia Truzzi si dimentica di dare.

Su Domani, Paolo Morando dedica un’intera pagina a Eugenio Cefis e ricorda come sul defunto presidente dell’Eni e della Montedison sia «stato detto e scritto di tutto: fondatore della P2, sovvenzionatore di eversori (il golpe Borghese), longa manus dietro le morti violente di Enrico Mattei, Mauro De Mauro e Pier Paolo Pasolini, in un filone complottista tanto inesauribile quanto sprovvisto di prove fattuali». «Un filone», osserva Morando, «alimentato anche dalle tante voci sul suo leggendario patrimonio personale, chiaramente accumulato chissà come». Così chiaramente che ancora non si sa come.

Sommario di un servizio del Manifesto, nel quale si parla del Messico: «Il presidente Lopez Labrador ha nazionalizzato le preziose miniere, anche Cile, Bolivia e Argentina non vogliono cedere alle potenze straniere». In realtà si chiama López Obrador, ma per il quotidiano comunista è un cane di presidente.

Wanda Marra si occupa sul Fatto Quotidiano del colloquio fra il presidente Joe Biden e il nostro premier Mario Draghi a Washington: «Biden, dal canto suo, investe l’ex Bce del ruolo di alleato “tra i più importanti” e stressa un concetto». Subito dopo, Marra informa che «al centro dell’incontro ci sono gli aiuti militari, ma anche le sanzioni, l’energia e i ricaschi economici». Ricasco, sostantivo che Lo Zingarelli 2022 qualifica come «disusato», significa «ciò che ricasca, pende» o «panneggio, drappeggio: i ricaschi di una tenda». Quelle economiche al massimo sono ricadute. Comunque, complimenti per il lessico stressante, eh.

«Vladimir Putin ha agito per primo, facendo ricorso al taglio del gas nei confronti di Polonia e Bulgaria, due Stati confinanti e sempre più schierati con l’Occidente», afferma Marco Imarisio sul Corriere della Sera. Ma la Bulgaria non confina con la Russia, bensì con la Romania (a nord), con la Grecia e la Turchia (a sud), con il mar Nero (a est), con la Serbia e la Macedonia del Nord (a ovest). Sulla carta fisica, neppure la Polonia confina con la Russia: l’unico punto di contatto fra le due nazioni è Kaliningrad, città russa capoluogo dell’oblast’ omonima, che Lituania e Bielorussa separano dal resto della Russia.

Occhiello dalla Stampa: «Le reazioni dei partiti. Letta attacca i legami con la Russia dei sovranisti». Difficile che esista una Russia dei sovranisti contrapposta a chissà quale altra Russia. Infatti bisognava scrivere «Letta attacca i legami dei sovranisti con la Russia».

«Te ne sei andato così, dolce amico mai visto, giovane àncora di salvezza, a volte sognato, spesso immaginato. Testimone dell’orrore, vittima innocente dello spirito di Caino. Te ne sei andato così, in punta di piedi, seppellito chissà dove, coperto da una montagna di cenere, chiamato disperatamente per nome dai parenti». Sull’Osservatore Romano, Guglielmo Gallone si rivolge a un non meglio precisato «amico». L’epicedio prosegue: «T’eri seduto dalla parte del silenzio e dell’umiltà, perché gli altri posti erano occupati dal chiacchiericcio e dal rumore». E qui siamo al plagio di una citazione scopiazzata da Internet, comunemente attribuita a Bertolt Brecht e alla sua Opera da tre soldi: «Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati». Frase della quale peraltro non v’è traccia nel libretto di Die Dreigroschenoper. L’articolo finisce così: «Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce, aspettiamo senza avere paura, domani» (dal brano «Futura», di Lucio Dalla)». Dal che ci confermiamo nell’opinione che Gallone e L’Osservatore Romano in fatto di citazioni siano davvero imbattibili.

Tuttomilano, supplemento della Repubblica, parla di Fa’ la cosa giusta, la più grande fiera italiana del biologico e del chilometro zero. Solo che nel titolo si legge «La sezione alimentare di  la cosa giusta» e nella didascalia «Assaggi e degustazioni a  la cosa giusta». Tutto fa brodo (senza accento). È appena il caso di ricordare che fa’, imperativo del verbo fare, richiede l’apostrofo, e non l’accento, in quanto troncamento di fai.

Nelle pagine culturali del Corriere della Sera leggiamo che lo scrittore siciliano Roberto Alajmo avrebbe pubblicato nel 2018 il Repertorio dei pazzi della città di Palermo. In realtà, nel 2018 il libro fu ristampato da Sellerio. Ma, avendo intervistato l’autore 20 anni fa proprio su quest’opera, possiamo garantire che essa uscì per Garzanti nel 1994, dopo essere apparsa a Palermo già nel 1993 con le Edizioni della Battaglia, fondate l’anno prima dalla fotografa Letizia Battaglia, morta un mese fa.

Si. Pi., che segue il mondo dei motori sul Sole 24 Ore, è abituato alle alte velocità, quindi ad andare di fretta. Infatti sul quotidiano della Confindustria pubblica un articolo («Huracán GT3 EV02 la supercar da corsa firmata Lamborghini») che, nella seconda parte, è copiato in larga misura dal sito della casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese. Invece in due capoversi della prima parte attinge parola per parola da un servizio uscito quattro giorni prima sulla Gazzetta dello Sport. Vroom!

SL

QUARTA PAGINA
«L’orologio che mi avete regalato
sarà per me eterna fonte di gioia.
L’avrei ringraziata prima,
ma ho preferito aspettare una settimana
per essere sicuro
che ’st’aggeggio funzionasse»
Groucho Marx

FONTE: