Pulci di notte di Stefano Lorenzetto
Incipit della rubrica di Concita De Gregorio sulla Repubblica, dopo la strage nella scuola in Texas: «Sono entrata in un asilo, ieri. Per la precisione in quella che era stata la mensa dell’asilo e che adesso è stata trasformata una da giovane compagnia in una sala prove di spettacoli per ragazzi». Signora, è sicura di sentirsi bene?
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Titolo dalla Verità: «Si torna a marciare per i nascituri a Roma». E al diavolo quelli che stanno per nascere altrove.
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Massimo Fini rievoca con accenti elegiaci, sul Fatto Quotidiano, la Liguria d’antan: «Prendiamo la Riviera ligure, sia quella di Ponente che di Levante. Nell’Ottocento e nel Novecento fino agli anni Sessanta era frequentata da un turismo ricchissimo, prevalentemente di inglesi e americani a Ponente, di russi, prima dell’avvento del comunismo, a Levante». Fini ha invertito le due aree geografiche. I russi, infatti, frequentavano la Riviera di Ponente. Come ricorda Stefano Pezzini, giornalista che ha lavorato per una vita alla Stampa, erano molto radicati soprattutto a Sanremo, tant’è che agli inizi del secolo scorso se ne contavano un migliaio. In accordo con il Comune, venne eretta per loro la chiesa ortodossa dedicata a Cristo Salvatore (non a san Salvatore, come scrive Pezzini). La prima pietra fu posata nel 1912 a ridosso dell’allora stazione ferroviaria, all’inizio della Passeggiata Imperatrice, così chiamata in onore di Maria Aleksandrovna, moglie dello zar Alessandro II, «che per prima fece di Sanremo il suo luogo di vacanza e che donò alla città le palme tuttora presenti sul corso», annota Pezzini. Nella cripta furono sepolti i resti mortali di Nicola I del Montenegro e di sua moglie, la regina Milena (morti rispettivamente nel 1921 e nel 1923), genitori della principessa Elena (1873-1952), che divenne sovrana d’Italia sposando Vittorio Emanuele III. Nel 1989 le salme di Nicola I, della regina Milena e di due figlie, le principesse Vjera e Ksenija, furono traslate da Sanremo a Cetinje, in Montenegro.
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F.D.T. sulla Verità segue il processo a carico di Angelo Becciu, in corso presso il tribunale vaticano e riferisce che il cardinale aveva «raccontato dettagliatamente di quando Perlasca gli manifestò l’intenzione di suicidarsi buttandosi dalla camera di una cappella, e di essersi interessato per fermarlo». Oh bella, non sapevamo che esistessero cappelle dotate di camera da letto. Siamo andati perciò a leggere la trascrizione dell’udienza del 5 maggio scorso, dalla quale ha attinto F.D.T., in cui si riporta un messaggio che monsignor Alberto Perlasca inviò al cellulare del suo superiore cardinale Becciu. In esso il prelato manifestava il proposito di suicidarsi e specificava: «Gettandomi dalla mia camera morirei proprio sulla cappella». Poiché Perlasca risiede nella Casa Santa Marta, la stessa dove abita papa Francesco, sarebbe precipitato sulla cappella dell’edificio alberghiero, «forse la cosa migliore», come egli stesso concludeva.
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Titolo di Robinson, supplemento culturale della Repubblica, su Sigmund Freud: «Non possiamo non dirci freudiani. A 166 anni dalla morte del padre della psicoanalisi esce una nuova biografia a firma Peter-André Alt. Per ricordaci quanto sia imprescindibile la sua lezione». L’altra lezione imprescindibile, per i giornalisti, è quella di scrivere correttamente (almeno i titoli) e di controllare le date: Freud cessò di vivere nel 1939. Dalla sua morte saranno perciò 83 anni il prossimo 23 settembre. Il 6 maggio erano 166 dalla nascita.
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Sulla Stampa, Linda Laura Sabbadini, qualificata come «direttora del dipartimento Metodi e Tecnologie dell’Istat», scrive: «Si prevede l’offerta di un pasto sano al giorno a scuola come livello essenziale delle prestazioni (Lep)». Per fortuna che è un livello essenziale, altrimenti l’offerta sarebbe stata di un pasto avariato. E precisa: «La refezione scolastica e il tempo pieno devono essere estese nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie», anziché estesi. E nella frase seguente: «Obiettivi del Piano sono infatti la progressiva estensione del servizio di refezione scolastica e del tempo pieno nelle scuole dell’infanzia e primaria». Un po’ ripetitiva, la direttora. Comunque abbiamo capito: il piano prevede la refezione e il tempo pieno.
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Titolo a tutta pagina sul Fatto Quotidiano: «Pace, Stati Uniti e Russia contro la mediazione di Papa Bergoglio». Non bastavano Biden e Putin, ci si è messa anche la pace contro il pontefice.
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M. Cal. sul Corriere della Sera: «Accanto a Binaghi, nella premiazione di Djokovic, c’era la sottosegretaria Valentina Vezzali: “La politica non deve ingerire nello sport”». Non dubitiamo che una campionessa prestata alla politica si esprima in questo modo barbaro. Tuttavia un giornalista, nel riferire il suo discorso, forse avrebbe dovuto sapere che il verbo transitivo ingerire significa mandare giù nello stomaco, ingoiare. Qui andava usato l’intransitivo pronominale ingerirsi (intromettersi, immischiarsi indebitamente in questioni altrui): «La politica non deve ingerirsi nello sport».
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Titolo dal sito del Riformista: «Bimba di due anni annega in piscina durante festa in famiglia: lo zio prova a salvarla ma muore in ospedale». Quindi sono morti in due, la nipotina annegata e lo zio in ospedale, magari d’infarto? (In realtà quest’ultimo è morto solo nel titolo anfibologico: è la bimba che è deceduta nonostante le cure mediche).
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Titolo a tutta pagina sulla Verità: «Sul gas russo l’Eni rimane tra i due fuochi». Una pentola sul fornello, in pratica.
SL