Perplessità dopo Malta
(di Diplomaticus)
L’incontro di Malta con quattro paesi dell’Unione (Francia, Germania, Finlandia e Malta, oltre, naturalmente, l’Italia)
Una politica che si fa sui social non è politica, è solo cicaleccio. Si parla troppo e spesso a vanvera. Più si parla, più facilmente emergono incompetenza e presunzione, due virtù accoppiate dalla iattanza dei protagonisti. Si parla, perché è l’unico modo per farsi sentire, anche se si dicono sciocchezze.
L’incontro di Malta con quattro paesi dell’Unione (Francia, Germania, Finlandia e Malta, oltre, naturalmente, l’Italia) ha dato le ali al governo giallo-rosso. Non siamo più soli, l’Europa ci da una mano. Abbiamo fatto in un giorno più di quanto Salvini abbia fatto in quattordici mesi. Siamo rientrati in Europa e l’Europa si fa carico del problema degli emigranti.
Indubbiamente, un approccio c’è stato. Da questo approccio non si possono trarre conclusioni affrettate. Vedremo, e i peana di vittoria sono fuori luogo.
Affidare alle forze navali e alle ONG la responsabilità di salvare i naufraghi va bene. È un po’ la scoperta dell’acqua calda, vista la situazione. Una presa di decisione importante, ma dalle conseguenze imprevedibili. Aumenterà il numero dei profughi, dopo l’apertura di Malta, e ci sarà un proliferare delle ONG, stavolta legittimate. Un altro business, benedetto da quattro Paesi dell’Unione.
I profughi saranno accolti e distribuiti, su base volontaria, ma devono essere profughi veri, non economici. Che ne sarà degli altri, che sono in larga maggioranza? Mistero. Se sbarcano in Italia, qui resteranno. Altri clandestini. E tutti gli altri che arriveranno su piccole imbarcazioni, come è già avvenuto? Non se ne parla. Quelli sono fuori accordo. Ci penserà, ovviamente l’Italia.
Francia, Germania e Finlandia sono solo una parte importante, ma solo una parte dell’Unione. Che faranno gli altri Paesi? Qualcuno aderirà, molti diranno di no.
S’ipotizzano sanzioni nei confronti dei Paesi riottosi. Chiacchiere prive di contenuto. Come potranno essere applicate sanzioni nei confronti di chi non sottoscrive un patto? Impossibile. Però, si dice, anche autorevolmente, l’Unione non potrà applicare sanzioni ma ridurre i finanziamenti a questi Paesi destinati.
È una sciocchezza. L’Unione europea non è composta sola da Francia, Germania, Finlandia, Italia e Malta. È un’Unione di ventisette Paesi. Come può l’Unione assumere come sua politica generale un accordo intervenuto solo fra cinque Paesi membri? Non può e, a maggior ragione, su quale base potrebbe ridurre i finanziamenti, ad esempio, all’Ungheria oppure alla Slovacchia?
L’incontro di Malta è stato un fatto positivo, ma i risultati sono molto vaghi. I problemi restano e, in un certo senso, diventano anche più complicati. L’assenza di una politica europea permane e non può essere un’intesa fra quattro Paesi a risolverli.
Non si tratta di essere scettici, ma i dubbi permangono. L’apertura a rotazione dei porti è uno schiaffo a Salvini, ma non modifica di una virgola la situazione. Che sbarchino a Brindisi o a Lampedusa non ha nessuna importanza. Davvero Macron aprirà Marsiglia e cesserà i respingimenti a Ventimiglia?
Niente si dice, poi, sul fronte terrestre, quella frontiera slovena da cui cercano di filtrare i profughi della rotta balcanica.
In conclusione, nulla di veramente importante. È ben vero che in politica internazionale si procede per piccoli passi e altri Paesi mediterranei (Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo) potrebbero aggiungersi all’accordo, creando una piattaforma comune dalla quale potrebbe dipartire una nuova politica comunitaria. Ma occorrono tempi lunghi. Se alcuni Paesi membri riescono a mettersi d’accordo su taluni principi, questo non vuol dire nulla nel sistema comunitario. È un’operazione legittima, ma non certo transitiva. Soprattutto, il regolamento di Dublino resta in piedi e per modificarlo occorre l’unanimità.
Si avanza anche l’ipotesi di un nuovo accordo, più generale, che metterebbe in soffitta Dublino. Ma come? La fantasia regolamentare dell’Unione dovrebbe avere il consenso di tutti, il che è improbabile, per aggirare i limiti di Dublino.
Non si tratta di essere scettici, ma la realtà delle regole, invocata da tutti e, in particolare della Commissione, che per definizione è la “guardiana dei Trattati”, è un limite invalicabile. La questione dell’immigrazione è un problema per tutti e qui si esaltano i vari sovranismi nazionali, a partire dalla Francia, dove Macron, qualche giorno dopo, parlando ai suoi, ha gettato molta acqua fredda sulla falsa euforia derivante dalle intese di Malta.