Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

In un articolo riguardante Beppe Grillo e le traversie del Movimento 5 stelle, uscito sulla Repubblica, Matteo Macor e Matteo Pucciarelli ricordano che «nel 2017 il comico fece un comizio davanti a Palazzo Ducale, ma soprattutto intervenì direttamente sulla competizione genovese». Servivano quattro mani per sbagliare la coniugazione del verbo? (Rectius: intervenne).

Su Domenica del Sole 24 Ore, il coltissimo Mephisto Waltz c’intrattiene da par suo su Antoine de Saint-Exupéry e sul «magnifico bimotore militare, il velocissimo Lightning P-38», con il quale lo scrittore francese scomparve in mare durante un volo di ricognizione nel 1944: «Nel 1998 un pescatore di Marsiglia ne ritrovò nelle reti il braccialetto d’argento, con inciso il nome e quello della moglie, ora al Musée de l’air et de l’espace di Bourget. Sessant’anni dopo un diver scoprì il relitto a 80 metri di profondità, di fronte a Marsiglia». Quindi, 1998 + 60 = 2058. È il sequel di Ritorno al futuro?

Titolo dalla sezione Cultura del Corriere.it: «Premio Strega, finale con sette libri: è la prima volta nella storia del riconoscimento. Due autori ex equo e il ripescaggio di un piccolo editore». Hihihi! (Rectius: ex aequo).

In un articolo strombazzato su Avvenire in prima pagina, Gianni Gennari racconta l’elezione di Pio IX nel conclave del 1846 sulla base di un documento in suo possesso (che peraltro non è inedito né esclusivo, come spara il quotidiano e come peraltro fa capire lo stesso articolista). Ma evidentemente Gennari non ha consultato la classica opera di Giacomo Martina su papa Mastai, il cui primo volume è del 1974, perché lì avrebbe trovato l’intero andamento del conclave sulla base di ben quattro documenti (quelli sì inediti) e soprattutto avrebbe evitato i seguenti errori: Gregorio XVI morì alle 9.30 e non alle 9.15; non ci fu alcun veto, ma solo ostilità, dell’Austria nei confronti del cardinale Tommaso Bernetti; i cardinali riservati in pectore da Gregorio XVI erano cinque e non sei; i cardinali italiani erano 54 e di questi 50 entrarono in conclave, non 53 di cui 49 presenti in conclave. Gennari aggiunge poi che l’abolizione del veto in conclave risalirebbe al 1914, mentre fu stabilita da Pio X già dieci anni prima, nel 1904 (con due celebri documenti resi pubblici nel 1909), e scrive in un articolo di supporto che papa Mastai è beato dal 2 settembre 2000, quando invece il pontefice venne beatificato il 3 settembre di quell’anno. Possiamo infine rassicurare l’ex prete Gennari che quanto ha scritto non è oggetto di scomunica, nemmeno per il cumulo di errori, presentati per di più come scoop dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana.

«Dati Nielsen. Nei primi 4 mesi pubblicità in crescita del 2,3%», titola Verità & Affari. Accanto, una foto (in realtà un fotomontaggio) di testate esposte in edicola. Quella di Verità & Affari occupa uno spazio doppio rispetto alle altre. Peccato che la seconda da sinistra sia L’Unità, giornale che fu chiuso nel 2000, mentre il quotidiano economico finanziario è in edicola da neanche tre mesi. Miracoli di Photoshop.

Francesco Specchia su Libero esamina i risultati delle elezioni comunali a Verona, dove Damiano Tommasi, candidato del centrosinistra, «zitto zitto, se ne va, con un considerevole 39% di preferenze al ballottaggio, spinto dalla destra divisa di Sboarina appunto (29%), e del redivivo Flavio Tosi (26%)». A parte la virgola mancante dopo «preferenze», il grafico dei risultati elettorali, pubblicato a fianco, riporta questi risultati: Damiano Tommasi 39,91 per cento (+0,91 rispetto all’articolo); Federico Sboarina 32,48 (+3,48); Flavio Tosi 23,94 (–2,06). Il servizio comincia così: «“Diobòn, che casìn…”». Siamo d’accordo.

Monica Maggioni, direttrice del Tg1, ha deciso di far sparire dall’edizione delle 20 i conduttori Francesco Giorgino, Laura Chimenti ed Emma D’Aquino, colpevoli di aver rifiutato un suo ordine di servizio che li obbligava, a turno, a presentare la rassegna stampa delle 6.30. I tre sono stati destinati all’edizione delle 13.30 (già pregustiamo la gioia di sentire lo stucchevole saluto di Chimenti: «Buongiorno, buongiorno a tutti voi dal Tg1»). Gianluca Roselli, sul Fatto Quotidiano, dà conto della detronizzazione: «Al posto dei ribelli, nell’edizione delle 20, arriva Giorgia Cardinaletti, già conduttrice della Domenica sportiva e Via delle Storie, e uno tra Roberto Chinzari e Valentina Bisti». Cioè il Tg1 sarà affidato a un trans?

Titolo da Catania Today: «Vicini di casa litigano per un passo carrabile uscendo le pistole, intervengono i carabinieri». Uscita d’emergenza.

Didascalia del Corriere della Sera a corredo di una foto proveniente da Kiev: «Folla di persone in piazza Saint Michael’s dove è possibile vedere carri armati e altri mezzi pesanti delle forze russe colpiti dagli ucraini durante l’invasione». Tenderemmo a escludere che in una lingua slava esista il genitivo sassone e ancor più che nella capitale dell’Ucraina ci sia una piazza con un nome in inglese.

In un articolo per La Stampa, l’ex prete Vito Mancuso gira intorno alla questione delle dimissioni del Papa. Il pensoso teologo è però debole in storia e insiste sulla tediosa discussione nominalistica a proposito del titolo di «Papa emerito», a suo avviso improprio. Tornando alla storia e per limitarci agli ultimi decenni, ignora infatti le intenzioni di rinunciare documentate per Pio XII e per Paolo VI, ma soprattutto scivola sulle «dimissioni del 10 febbraio 2013» attribuite a Benedetto XVI. Il quale invece l’11 febbraio di quell’anno dichiarò che avrebbe rinunciato al pontificato alle ore 20 del 28 febbraio successivo.

Titolo da Domani: «Arrestato uomo armato vicino la casa del giudice». La locuzione preposizionale corretta è vicino a, in questo caso vicino alla casa. La forma colloquiale, senza la preposizione a, va evitata nella lingua scritta.

Dalla rubrica delle lettere del Corriere della Sera: «Liquidazione. Dopo 33 mesi aspetto ancora la prima trance». Forse farebbe meglio ad accontentarsi della prima tranche. In compenso era caduto in trance chi ha fatto il titolo.

SL