Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

In un testo raccolto da Enrico Martinet e pubblicato dalla Stampa, lo scrittore Mauro Corona interviene sulla tragedia della Marmolada con il seguente pensiero: «Per salvarci dobbiamo attenzionarci molto di più, altri ghiacciai sono a rischio. Abbiamo bisogno di didattica, di guide nelle scuole, non di divieti». Siamo d’accordo sulla didattica.

Andrea Scanzi nella sua rubrica Identikit sul Fatto Quotidiano: «La caccia alle streghe lo elettrizzano». Caccia grossa.

Titolo a tutta pagina dal Quotidiano Nazionale: «“Carneficina di corpi smembrati. Ero lì, sepolti da ghiaccio e pietre”». Premesso che carneficina significa «uccisione crudele di molte persone» (Lo Zingarelli 2023), per cui pare difficile che si possano uccidere crudelmente dei corpi smembrati, anche per effetto della seconda frase si candida a pieno titolo – è il caso di dirlo – per un ipotetico premio Dada.

Titolo dalla pagina Facebook della Stampa: «La storia di Maurizio, l’ex calciatore che ha perso la vita e ora viaggia in tandem». Poveretto, sarà stanco morto. (Da una successiva correzione, abbiamo appreso che l’atleta in questione ha perso solo la vista, ma non pare il caso di rallegrarsi).

Titolo da Verità & Affari: «M5s non schioda e gioca al penultimatum». Il verbo transitivo schiodare significa «privare dei chiodi», quindi riferito a Giuseppe Conte, che non è un falegname, non ha senso. Qui si doveva usare l’intransitivo pronominale schiodarsi, nel significato (figurato) di «staccarsi, spostarsi», cioè separarsi dal governo. Quindi «M5s non si schioda».

Titolo dall’Osservatore Romano: «Shareholders e stakeholders». Nella soprastante testatina si legge «Dizionario di dottrina sociale della Chiesa». Nel frattempo dev’essere diventata anglicana.

Luca De Carolis e Wanda Marra parlano sul Fatto Quotidiano della «tragedia del Marmolada». Il gender dilaga, a quattro mani.

Tuttolibri, settimanale culturale della Stampa, dedica un paginone a Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. Un titoletto, posto sotto il dipinto che lo raffigura, recita: «Il romantico tedesco morto 100 anni fa». In realtà, come è precisato nella didascalia, lo scrittore e musicista nacque a Königsberg nel 1776 e morì a Berlino nel 1822, quindi 200 anni fa. A Tuttolibri sono troppo impegnati a occuparsi di letteratura per sprecare tempo con l’aritmetica.

Paolo Bricco sul Sole 24 Ore fa a pezzi Domenico Arcuri, ex amministratore delegato di Invitalia ed ex commissario per l’emergenza Covid-19. Ma anche il suo articolo perde pezzi. Primo punto: «In Tv, con una fisiognomica sfrontata, si è scagliato contro i “liberisti da salotto”». Fisiognomica? Trattasi della disciplina parascientifica, di antica origine, con cui lo psichiatra Cesare Lombroso, agli inizi del secolo scorso, pretendeva di individuare i criminali dai tratti del viso. Se era un modo per parificare Arcuri ai briganti ottocenteschi dell’Aspromonte, l’espressione pare audace, ai limiti della querela. Secondo punto: «In un Paese in cui i liberisti non esistono e, se esistono, sono tosti e vendicativi». Alle corte: esistono o non esistono? Terzo punto: «All’arrivo di Mario Draghi gli è mancata la terra da sotto i piedi». Bricco, faccia mancare ad Arcuri anche il da: non serve e non ci va.

In una scheda a corredo del servizio sulle tracce degli esami di maturità, La Stampa scrive che Giovanni Pascoli «era uscito alla Maturità nel 1990». Un diploma postumo, o forse ad honorem, considerato che il poeta nacque nel 1855 e morì nel 1912.

Titolo dal Corriere del Veneto: «Dal Louvre 50 pere per la mostra in Basilica». Siamo alla frutta. (Si tratta di opere in prestito alla Basilica Palladiana di Vicenza per una mostra sull’antico Egitto).

«C’era da aspettarselo che le persone diventassero stufe di questa petulante insistenza degli ucraini che chiedono armi, armi e altre armi», osserva Adriano Sofri sul Foglio. Tenuto conto che petulante è colui che «usa toni o modi fastidiosi, inopportuni, insistenti» (Lo Zingarelli 2023), è un po’ come parlare di petulante petulanza o insistente insistenza. Anche perché petulante deriva dal participio presente di petulare, cioè «parlare in continuazione in modo fastidiosamente insistente e assillante» (Grande dizionario della lingua italiana).

Contrariamente a quanto immagina A. Rav. sul Corriere della Sera, Benedetta Pilato non è la «prima campionessa del mondo minorenne che l’Italia abbia mai avuto» e precisare che «Novella Calligaris nel ’73 aveva 18 anni» non significa nulla. Nel 1973 anche Calligaris era minorenne. Infatti la maggiore età fu abbassata da 21 anni a 18 con la legge dell’8 marzo 1975, numero 39.

Titoli della storica rubrica Specchio dei tempi, inventata sulla Stampa da Giulio De Benedetti, il mitico direttore che fu alla guida del quotidiano torinese dal 1948 al 1968: «L’estate dei blackout», «Truffa strappalacrime: attenti anziani!», «I generatori del supermercato tengono sveglio il quartiere», «Gtt è sorda a tutto…». Titoli del giorno seguente: «L’estate dei blackout», «Truffa strappalacrime: attenti anziani!», «I generatori del supermercato tengono sveglio il quartiere», «Gtt è sorda a tutto…». Effetto specchio? No, segno dei tempi: l’intera rubrica è la stessa, parola per parola, del giorno prima.

Secondo quanto riferisce la Gazzetta di Mantova, alcuni clienti sono stati interrogati nel processo che vede sul banco degli imputati due donne e un uomo di nazionalità cinese per favoreggiamento della prostituzione. Questi, «incalzato dalle domande del pubblico ministero, ha confermato d’aver avuto un rapporto di tipo sessuale», s’ignora se del terzo tipo, come gli incontri ravvicinati di Steven Spielberg. «Un altro testimone a cui è stato chiesto il motivo che l’aveva spinto a frequentare le prostitute cinesi ha risposto: “In quel periodo ero senza donna e così ci sono andato più volte, ma non ho mai speso più di 50 euro, tutto compreso”». La cifra modesta ci pare una validissima attenuante. Resta la curiosità sulla natura del tutto compreso.

SL