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Cresce l’import/export di cereali e sale il prezzo del gas ma nell’attuale fase inflattiva le regioni del Mezzogiorno rischiano di essere discriminate di Innocenzo Orlando
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Cresce l’import/export di cereali e sale il prezzo del gas ma nell’attuale fase inflattiva le regioni del Mezzogiorno rischiano di essere discriminate di Innocenzo Orlando
Nell’attuale fase inflattiva le regioni del Mezzogiorno rischiano di essere discriminate non solo a causa dell’incremento dei prezzi, ma anche per il minor livello dei redditi e a causa della composizione del loro “paniere” di consumo. Se, ad esempio, rapportiamo la riduzione di potere di acquisto al complesso dei beni e servizi prodotti vediamo che la perdita del Mezzogiorno è in termini relativi superiore di circa un terzo a quella subita dal Centro-Nord, con punte molto alte in Sicilia, Puglia e Calabria. Inoltre, la maggiore componente di consumi alimentari delle famiglie del Sud, a fronte dei rincari particolarmente alti degli ultimi mesi, le espone a ulteriore penalizzazione.
Sulla base dei dati Istat le importazioni in Italia nel settore dei cereali, semi oleosi e farine proteiche nei primi 5 mesi del 2022 sono aumentate nelle quantità di 644.400 tonnellate (+7,6%) e nei valori di 1.103,3 milioni di euro (+40,5%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Secondo l’Istat si registra l’incremento delle quantità importate dei cereali in granella da 5,37 a 5,80 milioni di tonnellate (+8%), in particolare di grano tenero (+357.000 t), mais (+316.000 t) ed orzo (+118.000 t); in diminuzione invece il grano duro (-377.000 t).
Le importazioni di riso, considerato nel complesso tra risone, riso semigreggio e lavorato aumentano di 89.400 t (+91%). Le quantità importate di farine proteiche e vegetali aumentano di 61.500 t (+6,2%), di cui +44.600 t di farina di girasole, quelle di semi e frutti oleosi risultano invece in calo complessivamente di 38.200 t (-3%), di cui semi di soia -40.200 t.
Le esportazioni dall’Italia nei primi 5 mesi del 2022 aumentano nelle quantità di 390.400 tonnellate (+20,7%) e nei valori di 749,2 milioni di euro (+45,0%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Risultano in aumento tutti i prodotti presi in esame, in particolare i cereali in granella (+202.000 t, di cui +194.000 t di grano duro), le paste alimentari (+70.000 t nelle quantità, pari a +8,5% e +335 milioni di euro nei valori, +38%), la farina di grano tenero (+39.200 t nelle quantità, +45,3% e +40,6 milioni di euro nei valori, +78%), la semola di grano duro (+2.100 t), i mangimi a base di cereali (+11.800 t), i prodotti trasformati (+38.400 t) ed il riso (+27.400 tonn. considerato nel complesso tra risone, riso semigreggio e riso lavorato).
I movimenti valutari relativi all’import/export del settore cerealicolo hanno comportato nei primi cinque mesi del 2022 un esborso di valuta pari a 3.825,5 milioni di Euro (2.722,2 nel 2021) ed introiti per 2.412,5 milioni di Euro (1.663,3 nel 2021).
Pertanto il saldo valutario netto è pari a -1.413,0 milioni di Euro, contro -1.058,9 milioni di Euro nel 2021.
Intanto sale vertiginosamente il prezzo del Gas. Infatti il prezzo del gas e di conseguenza dell’energia in Europa ha raggiunto valori da capogiro.
Basti pensare che il gas negli USA costa 9 volte di meno, ancor meglio è messa la Cina.
Da una parte le imprese europee, soprattutto quelle energivore, saranno costrette a trasferire il maggior costo sui listini di vendita se vogliono sopravvivere e questo peggiorerà drasticamente la competitività delle nostre imprese rispetto a quelle americane e asiatiche.
Dall’altra la politica europea sembra non avere tra le sue priorità il contenimento dei costi del gas e dell’energia. Nessuna risposta chiara. Tante analisi e discussioni ma le decisioni vengono continuamente rimandate.
Le vacanze stanno finendo e la ripartenza è alle porte.
Meglio che i politici europei si affrettino a prendere atto della realtà, altrimenti quando decideranno qualcosa (sperando che primo o poi lo facciano) molte aziende e molti settori saranno stati già spazzati via.