*Candidature, il reddito di famiglia* di Vincenzo D’Anna*
Purtroppo avevamo avuto ragione a denunciare, su queste stesse colonne, oblio ed emarginazione per la rappresentanza parlamentare campana ed, ancor più, per quella della provincia di Caserta. Avevamo previsto la calata dei big nazionali nei cosiddetti “cappelli” plurinominali, quelli, per intenderci, che assicureranno l’elezione sicura grazie, appunto, alle posizioni di vertice occupate in lista. Una posizione che favorisce costoro rispetto agli aspiranti onorevoli posizionati alle loro spalle ed ancor di più rispetto a quelli schierati nei collegi uninominali ove ci sarà lotta fino all’ultimo voto per poter accedere al tanto sospirato scranno. Ma la realtà è sempre più cruda di quella ipotizzata e al peggio non c’è mai limite. Non avevano previsto, infatti, un altro fenomeno che caratterizza questa tornata elettorale: quello del “familismo amorale” ovvero la candidatura anche dei parenti e degli affini dei personaggi e dei leader che contano!! Un ulteriore aspetto della degenerazione del sistema politico italiano e dell’inadeguatezza del meccanismo elettorale promiscuo maggioritario-proporzionale. La riduzione dei seggi disponibili, ovvero della rappresentanza del popolo in Parlamento, ha ulteriormente incarognito la scelta delle candidature, sulla base del principio “saremmo di meno ma almeno decideremo nel ristretto ambito di famiglia”. Più si restringe l’area e la dimensione delle forze, più c’è bisogno di gente fidata che un domani non decida di agire di testa propria. Quindi meno qualità e più fedeltà è il motto non scritto che campeggia sulle liste elettorali presentate dai partiti, ovvero dalle ditte personalizzate che ne rappresentano il simulacro costituzionale. Coloro che si infatuarono delle idiozie grilline sulla necessità di limitare gli sprechi ed i costi della politica limitando le poltrone, si dovranno accontentare di una rappresentanza non solo ridotta del popolo sovrano ma addirittura scelta ed eletta nella cerchia dei più fidati che, quasi sempre, sono i cortigiani reggicoda e gli uomini di apparato. Si aggiungano a questi requisiti i famigli dei titolari della ditta ed il quadro apparirà desolante come non mai prima d’ora!! Ecco allora che il cavalier Berlusconi lancia nell’agone politico la sua compagna, all’unisono con Franceschini, Fratoianni, Occhiuto (con i fratelli), De Luca (con il figlio) e i Cinque Stelle (con i parenti di coloro che sono stati esclusi dal limite di mandato). Calano ovunque i “calibri da novanta” dei partiti: in Campania i seggi sicuri del Centro Moderato sono stati riservati a Cesa e poi, altrove, a Rotondi e De Poli; la Meloni ha candidato il cognato Lollobrigida. Insomma: le liste contengono veri e propri gruppi di “parenti”, come nel famoso film “ Gruppo di famiglia in un interno” che Luchino Visconti realizzò nel 1974 raccontando la storia di un vecchio intellettuale venuto a contatto con una famiglia borghese (e le sue vicissitudini di vita), con la volgarità e le ambizioni di gente ricca ma incolta. E come non pensare, in questo frangente, al professor Marcello Pera, candidato nelle liste di Fratelli d’Italia o a Giulio Tremonti, suo emulo meloniano, nella parte che fu recitata magistralmente – in quel film – da Burt Lancaster? Ma c’è di peggio ancora in giro: la colonizzazione delle province di Napoli e Caserta nelle quali i posti sicuri sono stati espropriati ai locali. Il duo Calenda-Renzi li ha fatti occupare da Ettore Rosato, l’ideatore di questo pasticciaccio brutto di sistema elettorale, e dal generale Vincenzo Camporini che, verosimilmente, andranno a rappresentare la Terra di Lavoro in Parlamento per il Terzo Polo. Resistono in FdI la senatrice Giovanna Petrenga e per la Lega Gianpiero Zinzi, anch’egli figlio d’arte, nel mentre Forza Italia ha liquidato, dopo anni di silente militanza, Carlo Sarro e, sul versante napoletano, Domenico De Siano ed Antonio Pentangelo insieme al suo mentore Luigi Cesaro, per piazzare Antonio Tajani capolista nel plurinominale nella città del Vesuvio (mente Berlusconi correrà per il Senato). Insomma tra parenti e personaggi che contano la nostra terra è stata occupata militarmente da soggetti estranei. Nel mentre si discute accanitamente se cancellare o meno quella nuova forma di assistenzialismo clientelare che va sotto il nome di “reddito di cittadinanza” elargito sia a chi perde il lavoro sia a chi neanche lo cerca, si profila l’introduzione di un’altra novità, affine per tipologia: il reddito familiare per i parenti dei politici di alto livello. Aveva ragione Ennio Flajano quando suggeriva di inserire nello stemma della nostra bandiera il motto “tengo famiglia”, la più iconica e malinconica immagine di questa martoriata epoca politica!!
*già parlamentare
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