*Flatus vocis e condono edilizio* di Vincenzo D’Anna*
Con l’espressione latina flatus vocis, letteralmente “emissione di voce”, tradizionalmente attribuita al filosofo Roscellino di Compiègne, si definiscono quelle parole o discorsi privi d’importanza e consistenza. In pratica: chiacchiere senza costrutto, come a voler dare semplicemente “aria alla bocca”. Ebbene, in campagna elettorale di frasi inutili e vacue se ne pronunciano tantissime. Dai ponti da costruire (anche se non ci sono fiumi da attraversare) all’immancabile caccia agli evasori fiscali (che poi, chissà perché, restano sempre irrintracciabili). Peraltro il Belpaese è pieno di opere inutili oppure incompiute, scheletri di cemento, manufatti mai completati, inutilizzati e successivamente vandalizzati, a testimonianza di come molti dei problemi finiti sul tappeto siano ancora da risolvere. Tuttavia non c’è candidato che non faccia prediche e promesse sia nel contatto privato con gli elettori, sia nell’ambito di riunioni pubbliche e partecipate dai cittadini. Ovviamente si tratta, quasi sempre, di buone intenzioni, le stesse di cui si dice sia lastricato l’inferno. In queste ore le tematiche più trattate sono riferite ai cavalli di battaglia dei vari partiti, agli argomenti che maggiormente caratterizzano la posizione di questo o di quell’altro movimento. La sicurezza e il reddito di cittadinanza, la regolamentazione del fenomeno migratorio e lo ius soli, la guerra in Ucraina e le ingerenze spionistiche russe sul voto, i tagli fiscali e via discorrendo. Quella che però manca è una parola che riguardi circa 70mila famiglie in tutto il meridione sul condono edilizio. A scanso di equivoci non lamento la mancanze di sanatorie indiscriminate né il laissez faire, ben consapevole che l’abusivismo e la faciloneria interessata degli amministratori pubblici, hanno determinato brutture e scempi deturpando aree di pregio storico ed architettonico, paesaggistico ed ambientale del nostro amato Stivale. Quel che invece lamento è un’intollerabile ingiustizia a carico di coloro i quali, come i cittadini campani, sono stati esclusi del condono varato dal governo Berlusconi nel 1994. In quel tempo la Regione, con a capo Antonio Bassolino presidente di una giunta di centrosinistra, varò una legge in aperto contrasto con quella nazionale. Tale norma aumentava i vincoli, riduceva le cubature sanabili e raddoppiava i costi per accedere alla sanatoria. Tre anni dopo, però, quel dispositivo fu definito incostituzionale dalla Suprema Corte in quanto giudicato in contrasto con la legge nazionale. Dal canto suo, Bassolino ben sapeva della “irregolarità” del provvedimento, tuttavia confidava, in qualità di sedicente difensore dell’ambiente, nelle lungaggini processuali. Fu così che, mentre in ogni altra parte d’Italia i cittadini furono messi in condizione di utilizzare una sanatoria a loro più favorevole e soprattutto meno costosa, gli abitanti della Terra Felix si videro impossibilitati a fare altrettanto. Una una legge più o meno identica fu fatta per un nuovo condono, sia pur limitatamente all’Emilia Romagna, regione colpita dal terremoto nel 2012, con i medesimi contenuti di quella del 1994 rinnovando, in tal modo, la pregressa disparità di trattamento. Gli abbattimenti dei manufatti abusivi, anche quelli realizzati per oggettivo stato di bisogno e limitati a qualche vano in soprannumero, furono bloccati per impraticabilità. E veniamo ai giorni nostri. La questione, a casa nostra, è rimasta la stessa da quasi trent’anni. La sinistra e gli ambientalisti più intransigenti (quelli che, come i cocomeri, sono verdi fuori e rossi dentro) hanno infatti lasciato cadere ogni tentativo di equiparazione dei cittadini campani con il resto della Nazione. Eppure abbattere 70mila abitazioni richiede un fiume di danaro che lo Stato attualmente non possiede così come mancano idonee discariche per accogliere svariati milioni di metri cubi di materiali di risulta!! Si procede dunque a tentoni. Ogni tanto qualcuno viene colpito da provvedimenti di demolizione, decisi da un solerte magistrato riavutosi dal torpore. Lo stesso dicasi per una legge che disciplini e regoli gli abbattimenti già decisi, nonostante una norma di quel tipo sia già stata approvata per ben tre volte dai due rami del Parlamento. Il bicameralismo perfetto, ha infatti impedito che il testo di legge sugli abbattimenti rimanesse inalterato e questo ha attivato l’andirivieni tra i due rami del Parlamento. In questa campagna elettorale sia i collegi uninominali che quelli plurinominali sono stati spesso occupati da personalità politiche di rango elevato, catapultate dall’alto in Campania per prendersi il seggio. Ma nessuno di questi finora ha proferito una sola parola sull’argomento. Un mutismo, il loro, condiviso con quello dei candidati locali. Nel frattempo le famiglie in attesa dell’arrivo delle ruspe continueranno a vivere nell’ansia e nell’indeterminatezza e lorsignori a fare sfoggio di una facondia verbale sui massimi sistemi. Continuerà il flatus vocis.
*già parlamentare
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