LA MORFOPSICOLOGIA OGGI-Definizione del viso di Bartolomeo Valentino (*) 

 E’ molto difficile poter dare del viso una precisa definizione. Pertanto, quella che ci accingiamo a dare , ci consentirà di avere solo un’idea di questa regione del corpo umano.

Il viso è la parte del corpo più esposta. Non possiamo muoverci e relazionarci con gli altri avendo il viso coperto. Dobbiamo assolutamente esporlo per farci riconoscere ed inquadrare l’altro. Lo si può considerare l’ultimo baluardo contro la violenza. Non a caso  i torturatori sanno che è difficile  ammazzare una persona se questa ha il viso scoperto. E’ il caso di ricordare una celeberrima frase di Otto von Bismark, politico prussiano,  che ripeteva ”  se guardi il viso di un soldato morente è difficile intraprendere una nuova guerra”. Evidentemente, nel viso di quel soldato si esprimeva la condanna di ogni violenza presente nell’umanità.

Si suol dire che il viso è lo specchio dell’anima. Per questo ha suscitato l’interesse di tanti artisti in tutte le epoche e ha consentito di esprimere sentimenti profondi attraverso la morfologia degli aspetti anatomici di esso, ovvero leggendo e decifrando  le varie modalità di contrazione dei muscoli mimici oltre che dello sguardo.

Il viso lo potremmo definire anche specchio dell’infinito ;e la relazione con quest’ultimo è solo un desiderio, non un sapere. Difficilmente  tale sapere   può essere   soddisfatto, così come è difficile l’interpretazione del viso.

Il viso è un comandamento in quanto è in grado di richiamarci alle nostre responsabilità. Il suo rapporto col cervello anche appare difficile studiarlo, per il fatto che  non conosciamo in dettaglio le funzioni delle più minuziose parti di esso e che sono responsabili della contrazione dei nostri muscoli mimici e della loro interpretazione per le emozioni. E’ un settore questo della  neurofisiologia in cui c’è molto ancora da approfondire.

In una analisi morfopsicologica siamo soliti soffermarci sulla decifrazione della morfologia del viso trascurando l’interpretazione degli atteggiamenti posturali, i quali altrettanto ci consentono di inquadrare la nostra personalità. Non a caso le spinte emotive  seguono lo stesso circuito neuronale per  arrivare alla contrazione dei muscoli mimici e di quelli della postura .D’altra parte la Posturologia è un linguaggio extraverbale così come la Morfopsicologia.

Per concludere, lo studio  e la conoscenza della Morfopsicologia  non è affatto inutile, configurandosi  come strumento di facile accesso per conoscerci meglio ed inquadrare la personalità di chi ci sta di fronte, cogliendo il suo atteggiamento che può essere amichevole ma anche ostile.

(*) Già Professore di Anatomia II Università di Napoli- Docente di Morfopsicologia e Linguaggi Extraverbali Università Pegaso