ALLUVIONE NELLE MARCHE

“Lavori assenti e allerta flop”. I pm setacciano la Regione

L’INCHIESTA – I carabinieri a caccia di bandi di gara e bollettini

DI VINCENZO BISBIGLIA E PIERFRANCESCO CURZI
18 SETTEMBRE 2022
Manutenzione dei corsi d’acqua totalmente insufficiente e mancata allerta idrogeologica nella zona dove ci sono state le vittime. Dopo il sopralluogo di venerdì, da ieri mattina i carabinieri del gruppo forestale e del nucleo investigativo del comando provinciale di Ancona hanno setacciato gli uffici della Regione Marche e della Protezione civile regionale, a caccia di documenti che possano spiegare gli effetti dell’alluvione che tra giovedì e venerdì ha ucciso almeno 11 persone (sono ancora 2 i dispersi) in cinque comuni.L’indagine della Procura di Ancona si è incardinata su due filoni. Il primo riguarda le verifiche sullo stato della manutenzione delle cosiddette “aste fluviali”, i letti dei fiumi – in particolare del Misa – che dopo la siccità estiva dovevano essere ripuliti a dovere e i cui argini non sono mai stati rinforzati, nonostante il tragico precedente del 2014. Su questo punto, i militari hanno già acquisito gli atti formali – delibere, stanziamenti, gare d’appalto e ricorsi – negli uffici regionali e già da domani saranno assegnate le perizie tecniche e svolti i sopralluoghi aerei con gli elicotteri del corpo forestale.

L’altro filone è invece relativo al sistema di allertamento della Protezione civile. L’acquisizione di ieri mattina ha riguardato i bollettini degli ultimi tre giorni e le comunicazioni arrivate da Roma. Gli inquirenti hanno riscontrato che nelle zone più colpite dallo “tsunami” di fango, era stata data un’allerta verde (dunque assente): tanto per fare un esempio, la cittadina di Senigallia – che affaccia sul Mar Adriatico – è stata travolta dal fango sebbene le precipitazioni siano state piuttosto modeste. Com’è stato possibile? Un errore nelle previsioni o nell’elaborazione dei dati a disposizione? I carabinieri forestali, giovedì sera, hanno già interloquito informalmente con i geologi del dipartimento di Protezione civile regionale. Non si esclude che nei prossimi giorni possano far visita anche alla struttura nazionale guidata da Fabrizio Curcio. Anche su questo punto la Procura di Ancona assegnerà le perizie. Fonti inquirenti confermano che al momento non ci sono indagati, mentre già da domani i pubblici ministeri potrebbero iniziare a sentire i tecnici regionali come persone informate sui fatti.

Va detto che la Protezione civile delle Marche negli ultimi anni ha subito un lento ma costante ridimensionamento, nonostante le calamità naturali che hanno colpito la regione negli ultimi 20 anni. Volontà politiche, spesso in collegamento col sistema nazionale, anch’esso stretto da visioni differenti. Il ‘giocattolo’ voluto da Guido Bertolaso, replicato pedissequamente altrove, ha avuto vita propria nelle Marche fino al passaggio tra la giunta di Gian Mario Spacca e quella di Luca Ceriscioli, entrambe di centrosinistra, nel 2015. All’epoca alla guida della Protezione civile regionale c’era Roberto Oreficini, apprezzato dirigente oggi parzialmente “a riposo”. Il settore faceva parte dell’Ufficio di Gabinetto del Presidente, aveva un’autonomia propria. A partire dal 2016 le cose sono cambiate per il Dipartimento, che ha perso molto in risorse e in considerazione non solo a causa di una riorganizzazione voluta da Roma. Così sono tramontati i tempi delle missioni partite per soccorre le vittime dei terremoti di Pakistan, Haiti e L’Aquila, o dello tsunami in estremo oriente. Eventi che avevano esaltato la Protezione civile Marche e la sua capacità di affrontare emergenze planetarie, sia sotto il profilo strutturale che sanitario grazie alla presenza dell’Ares, un’organizzazione oggi in attesa della certificazione Oms per operare in determinati contesti internazionali. L’attuale giunta regionale di centrodestra ha cambiato l’intera organizzazione e, attraverso un provvedimento ufficiale, ha modificato l’organigramma: la Protezione civile ha perso la sua autonomia entrando a far parte del Dipartimento Infrastrutture e Territorio assieme a settori come l’urbanistica, viabilità, parchi, patrimonio immobiliare e così via. “Non cambia nulla, soltanto che prima c’era un solo dirigente, adesso Stefoni è dentro un ambito dipartimentale guidato da Nando Goffi – afferma l’assessore Stefano Aguzzi con delega alla Protezione civile – Magari c’è meno autonomia, ma più integrazione. Su risorse, personale e strutture non abbiamo tolto nulla rispetto al passato”.

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