VERSO LA 5ª RIVOLUZIONE INDUSTRIALE/ 
Il ruolo nevralgico di startup per l’innovazione in Italia di Innocenzo Orlando

Nei prossimi due anni CDP Venture Capital conta di passare da 1,8 miliardi di capitali gestiti a 5,3: un salto significativo che conferma il ruolo del Fondo Nazionale Innovazione, come è anche conosciuta la società, nello sviluppo dell’ecosistema nazionale e in particolare del mercato degli investimenti e del venture capital. Con le nuove risorse partiranno nuovi fondi e aumenterà in particolare il lavoro di attrazione per gli investitori internazionali. E l’impatto potrebbe essere davvero importante. “Nel 2025, se si verificheranno una serie di condizioni favorevoli, potremmo arrivare a 9 miliardi di investimenti di venture capital”, dice Enrico Resmini, amministratore delegato di CDP Venture Capital.

Enrico Resmini

“Il venture capita dà segnali di vitalità in un mercato come quello italiano, meno maturo di altri e ancora frammentato” ha ricordato Dario Scannapieco, amministrato delegato di CDP intervenendo a Milano a un incontro con i giornalisti e l’ha fatto con una sola cifra: in Italia gli investimenti di venture capital sono lo 0,07% del Pil contro lo 0,53 della Germania e lo 0,48% della Francia, che dieci anni fa era grosso modo nella situazione dell’Italia che, però, è cresciuta molto meno.

Dario Scannapieco

In Francia un ruolo fondamentale in partita l’ha giocato la BPI (Banque publique d’investissemen), l’equivalente della CDP italiana che infatti da inizio 2020 è scesa in campo con numerose attività e risultati evidenti. Nel biennio 2020-2021 la dimensione media degli investimenti è crescita del 140%, la quota di investimenti internazionali ha superato il 50% del totale del mercato, che è passato da 600milioni a 1,9 miliardi con una previsione per il 2022 di raggiungere quota 2,5 miliardi.
“All’inizio il Fondo Nazionale Innovazione aveva in gestione 230 milioni”, ricorda Resmini. Oggi i numeri dicono: 1,8 miliardi di capitali gestiti, 9 team di investimento e investimenti deliberati per quasi 1 miliardo (938 milioni). E poi ci sono 18 programmi di accelerazione, 5 poli di trasferimento tecnologico e oltre 1000 startup coinvolte direttamente o indirettamente con effetto leva sui capitali del 3,6 (ogni euro investito da CDP Venture Capital ne ha generati 3,6). Ma c’è un altro numero che vale la pensa sottolineare per comprendere l’intensità di crescita del mercato italiano del venture capital: in due anni: sono nati 22 fondi di gestiti da terzi. “E il 65 sono fondi first time first team“, sottolinea Resmini. Quindi nuovi operatori che si affacciano su un mercato per troppo tempo asfittico e limitato.
La marcia continua, con nuovo carburante. All’attuale dotazione del Fondo Nazionale Innovazione si aggiungeranno, come già noto, 2 miliardi provenienti da Patrimonio Rilancio, 5oomilioni da fondi del PNRR e un altro milione da investitori nazionali e internazionali. Totale. 3,5 miliardi di nuove risorse che permetteranno di proseguire nell’attività di sostegno all’ecosistema nazionale dell’innovazione. A che cosa serviranno? 1,5 miliardi per potenziare l’infrastruttura indiretta del venture capital; 1 miliardo presidiare le fasi Growth e Late Stage e 1 miliardo per investire in settori e tecnologie strategici per il Paese
In concreto: “Nascerà presto un fondo dei fondi internazionali con una dotazione di 400 milioni e tagli di partecipazione di 30-50 milioni” anticipa Resmini che rassicura: “Coinvolgeremo fondi che parteciperanno ai nostri investimenti in Italia e chiederemo di assumere team italiani, che conoscono il mercato locale”. Sempre con un principio da mantenere saldo anche se aumentano le risorse: la selettività che finora ha avuto un tasso dell,1,5% (su 100 progetti valutati ne sono stati investiti solo 1 e mezzo e gli investimenti dei fondi diretti sono stati 250).
Una fase critica nella vita delle startup italiane è quella della crescita, quando servono investimenti a due cifre che, quando arrivano, inevitabilmente arrivato da investitori internazionali. E non c’è solo Satistpay, che è il caso più recente che ha portato alla generazione del primo vero unicorno talmente italiano. CDP Venture Capital ha mappato almeno 70 imprese che si trovano in una situazione simile. Per questo nascerà presto un fondo late stage con oltre mezzo miliardo di dotazione: si chiamerà Large Capital e sarà dedicato ad aumenti di capitale da 30 a 50 milioni. Prevederà anche un’attività di Debt Venture, che è una novità per il mercato italiano e sulla quale varrà la pena fare qualche approfondimento perché permette alle scaleup di acquisire capitali a condizioni vantaggiose e senza sconvolgere la captable. Per quanto riguardo gli ambiti strategici nasceranno due fondi basati sulle risorse e gli obiettivi del PNRR: Digital Transition Fund e Green Transition Fund.
Come si potrà arrivare a 9 miliardi di investimenti nel 2025? “Serviranno necessariamente risorse aggiuntive”, ammette Resmini. “E poi investitori internazionali e corporate sono sempre più presenti e attenti e CDP Venture Capital può funzionare da calamita, da soggetto di attrazione per risorse da investire sul talento imprenditoriale e le capacità di innovazione del Paese”. D’altro canto accettare uno scenario definito “inerziale”, cioè se le cose andassero avanti come adesso o ancora peggio come negli anni passati, significherebbe arrivare al 2025 con circa 4 miliardi di investimenti e quindi un gap sempre più incolmabili con gli altri Paesi europei. Conclude Scannapieco, rispondendo a chi gli ricorda la difficile contingenza economica, e non solo in Italia: “Il ruolo di CDP è guardare oltre questa fase”. Come deve fare chiunque creda nell’innovazione e nel futuro.