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Summer School, monito pm, politici e cronisti: le mafie sono vive. Finita due giorni su giornalismo inchiesta in Reggia Carditello
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Summer School, monito pm, politici e cronisti: le mafie sono vive. Finita due giorni su giornalismo inchiesta in Reggia Carditello
16 Ottobre , 10:18
(ANSA) – CASERTA, 16 OTT – Si è conclusa con l’assegnazione del Premio di Giornalismo Civile e Investigativo a Toni Mira (inviato di “Avvenire”) e a Silvestro Montanaro (alla memoria), la Summer School Ucsi tenutasi quest’anno alla Reggia di Carditello, il Real sito borbonico di San Tammaro, nel Casertano. Tante testimonianze di protagonisti diretti della lotta alle mafie, da magistrati come il Procuratore nazionale Antimafia Melillo – ex capo fino a pochi mesi fa della Procura di Napoli – al giudice del processo Spartacus Raffaello Magi ai tanti ex pm della Dda partenopea come Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Sandro D’Alessio, a giornalisti da sempre impegnati nel raccontare l’aggressività della mafie ma anche il punto di vista delle vittime, come Salvo Palazzolo, Rosaria Capacchione e Raffaele Sardo, a politici che hanno fatto parte attiva del movimento anticamorra come Antonio Bassolino. Proprio Capacchione ha ritirato il premio alla memoria a Montanaro, e ha ricordato che nel territorio casertano “permangono ancora tanti problemi sociali ed economici. La reazione dello Stato alla violenza della camorra c’è stata dopo il 2008 (anno della stagione stragista nel Casertano targata Giuseppe Setola, ndr), ma tutto si è fermato lì, alla repressione”. Presenti tanti studenti di scuole del territorio, come il Liceo Classico Segrè di Aversa, che hanno posto domande ai protagonisti. Nella prima giornata della Summer School, venerdì, il tema conduttore è stata la marcia di Don Riboldi e Antonio Bassolino a Ottaviano 40 anni fa, sotto il castello di Cutolo; un argomento oggi di attualità viste le discussioni sulla serie tv sull’ex boss della Nuova Camorra organizzata (morto il 17 febbraio 2021); ci si è soffermati sulla mancanza di un movimento anticlan come quello di allora. “La camorra non è l’anti Stato, sta dentro lo Stato – ha sottolineato Bassolino – sta dentro l’economia nei tanti rapporti malati, sta dentro la società, nella mentalità. Senza conflitto non nascono generazioni politiche”. Importanti anche le “denunce” dei magistrati che operano sul territorio circa le inefficienze della giustizia, che minano la lotta all’illegalità; il presidente del Tribunale di Napoli Nord Picardi ha ricordato “la situazione di stallo” che si vive al palazzo di giustizia di Aversa – più volte segnalata anche di persona ai vari Guardasigilli, tra cui la Cartabia venuta ad Aversa nel luglio 2021 – in cui “la grave insufficienza di risorse”, che si trascina dalla nascita del tribunale (settembre 2013) che comprende uno dei territori più complicati d’Italia, quello tra Napoli e Caserta dove c’è la Terra dei Fuochi, richiama la necessità “di un intervento urgente da parte dello Stato”. Ad Aversa ormai, viste le carenze di magistrati e cancellieri, e l’altissimo numero di procedimenti, i processi vengono messi in calendario addirittura nel 2026. Il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Carmine Renzulli ha invece raccontato invece dei problemi dell’ambiente che attanagliano il territorio, ma ha anche sottolineato passi in avanti della linea di costa e della balneazione. “Ma sono un piccolo cambiamento rispetto ai problemi globali”. Nel 2023 la Summer School si terrà a maggio sempre a Carditello, con un’idea. “Vogliamo farla diventare scuola di legalità” dice Luigi Ferraiuolo. (ANSA).
LA SENATRICE ROSARIA CAPACCHIONE, gia’ giornalista de IL MATTINO
Il monito di Melillo «È stato fatto tanto, ma non abbastanza»
Il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo all’ultima sessione dell’evento Memoria/Futuro organizzato dalla Summer School Ucsi
LA RIFLESSIONE «È stato fatto molto sul fronte della lotta alla criminalità, ma non abbastanza». Queste le parole del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo in risposta ad una domanda che gli è stata rivolta, ieri, da uno studente del liceo classico Segre’ di San Cipriano d’Aversa. Nella terza ed ultima sessione dell’evento Memoria/Futuro, organizzato dalla Summer School Ucsi di Casal di Principe all’interno della Reggia di Carditello, il magistrato ha sottolineato che, sul fronte del riuso dei beni confiscati, «c’è ancora molto da fare per rendere evidente il significato sociale delle confische».Ma – come ha anticipato – non è abbastanza. Occorre velocizzare l’azione giudiziaria. «La lunghezza delle procedure – ha aggiunto – costringe il cittadino ad assistere ad un lento depauperamento dei beni e soprattutto induce a sospettare che l’intervento del giudice sia un fattore di impoverimento, piuttosto che di ripristinino della legalità. Senza una macchina giudiziaria capace di celebrare rapidamente i processi, si indebolisce anche l’azione di lotta alle Mafie».È stato Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, ad introdurre il tavolo di confronto pomeridiano. Maria Gabriella Casella, presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha parlato – in particolare – degli strumenti di gestione e riutilizzo dei beni sottratti alla camorra in prospettiva della loro effettiva valorizzazione. «La prevenzione tradizionale legata al sequestro – ha evidenziato il presidente del palazzo di giustizia sammaritano – non è l’unica strada per eliminare le infiltrazioni mafiose. Anche il controllo giudiziario delle imprese, che si affianca alla stessa prevenzione, risulta essere molto efficace, come il potenziamento delle prassi di gestione, attraverso una tutela migliore del bene confiscato. Ci sono esempi positivi di riuso dei beni. Abbiamo pensato per questo territorio di anticipare il momento del sequestro del bene attraverso una serie di decisioni, in termini di gestione, allo scopo di rendere proficuo il suo riuso». Come? In sostanza, viene avviato un percorso informativo che coinvolge diversi interlocutori, tra cui il tribunale, la prefettura di Caserta, la Regione, Confindustria, Camera di Commercio, agenzia nazionale dei beni confiscati e altri interlocutori istituzionali. L’obiettivo è dare una destinazione provvisoria al bene, per il più agevole suo reimpiego. Giovanni Allucci, amministratore delegato di Agrorinasce, società che amministra 148 beni confiscati, ha sottolineato la necessità di «creare le condizioni affinché i beni confiscati siano riutilizzati, anche se non è un percorso facile, per il quale bisogna avere capacità progettuali e relazioni istituzionali». Il fine dell’uso sociale del bene confiscato alla criminalità va correlato alla capacità imprenditoriale del gestore. Ne ha parlato Mario Morcone, assessore regionale ai beni confiscati della Campania. «Il modello casertano – ha riferito – è molto più avanti rispetto a quello di altri territori grazie all’impegno dei sindaci. Il riutilizzo ai fini sociali dei beni confiscati va però coniugato con l’autonomia della attività di impresa e costituire una leva ulteriore per lo sviluppo economico del territorio».Del fenomeno camorristico in provincia di Caserta, ne ha parlato anche il Procuratore di Castrovillari Sandro D’Alessio, ex pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. «Nel Casertano – ha dichiarato – vi è ormai vera consapevolezza sulla presenza della camorra e la necessità di combatterla, cosa che non ho trovato a Castrovillari e in Calabria, dove il clima è ancora quello di Casal di Principe di trenta anni fa. Ma attenzione, anche in provincia di Caserta la criminalità organizzata c’è ancora attraverso quelle persone, tra cui i colletti bianchi, che prima interloquivano con i camorristi e, dopo l’arresto di questi ultimi, hanno preso in mano da soli le redini del clan. Vanno sempre tenute alte le antenne contro la camorra». Interessanti gli spunti di riflessione proposti dagli altri relatori, intervenuti anche nel corso della mattinata.