Silvio costretto a piegarsi: niente Giustizia e Mise (tv)

GOVERNO DI EX E DINOSAURI – Tutto è perdonato, ma dopo un’ora chez Meloni, l’ex cavaliere non ottiene la giustizia né il Mise per le tv. L’ala vicina a Licia Ronzulli (che farà la capogruppo) è infuriata: “Ci ha umiliato”. La leader FdI ha ceduto solo sui due vicepremier politici

DI GIACOMO SALVINI E PAOLA ZANCA 

18 OTTOBRE 2022

Poco più di un’ora di incontro per fare la pace. Almeno quella che serve per far nascere il governo. E pazienza se a Silvio Berlusconi è toccato chinare, parecchio, la testa. “Lasciamoci alle spalle il passato”, lo consola Giorgia Meloni, mentre lui quasi si giustifica per quel bigliettino in cui le dava della “supponente, arrogante e offensiva”. Poco dopo le 16:30, quando l’ex premier si presenta nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa (c’era stato nel 1988 da manager Fininvest per vedere Gianfranco Fini), tutto è perdonato. E quindi l’accordo sui ministri è quasi fatto. La lista non è ancora definitiva, l’accordo con Forza Italia c’è, ma è Berlusconi che alla fine ha dovuto piegarsi: avrà cinque ministeri come la Lega, ma nessuno dei due che voleva fortissimamente, ovvero la Giustizia (per i suoi processi) e lo Sviluppo Economico (per le sue tv).

L’incontro di ieri serviva a dare un segnale di unità dopo il durissimo scontro con Forza Italia per l’elezione di Ignazio La Russa, culminato nell’immagine della lista dei difetti di Meloni scritta da Berlusconi a palazzo Madama. “Giorgia, io ti stimo e quello era un foglio di appunti che ho preso ascoltando i miei senatori” è stata la giustificazione del leader di Forza Italia arrivato in via della Scrofa accompagnato soltanto dal portavoce Paolo Emilio Russo. La leader di Fratelli d’Italia ha risposto con una pacca sulle spalle: “Non ti preoccupare, il passato è passato e non torniamoci più: guardiamo avanti e diamo un governo al Paese”.

A quel punto Berlusconi ha sottoposto una rosa di nomi alla premier in pectore e l’accordo di massima è stato trovato, a cominciare dal fatto che il centrodestra si presenterà unito al Quirinale. “Lavoriamo per un governo unito e coeso” ha commentato Berlusconi, che per primo ha abbassato le pretese: l’ex premier non ha chiesto la Giustizia (che avrebbe voluto per Casellati, con la prospettiva di modificare la legge Severino che potrebbe costargli una nuova decadenza) e quindi il sostituto di Marta Cartabia sarà con ogni probabilità l’ex pm Carlo Nordio. Durante l’incontro, inoltre, Berlusconi ha chiesto a Meloni “parità di trattamento con la Lega”, ovvero 5 o anche 6 ministeri (uno in più sarebbe come compensazione della mancata presidenza della Camera). Alla fine ne ha ottenuti cinque: sicuri sono Antonio Tajani vicepremier (insieme a Matteo Salvini) e ministro degli Esteri, Anna Maria Bernini all’Università, mentre Maria Elisabetta Casellati dovrà accontentarsi delle Riforme. Gli altri due nomi in quota Forza Italia sono Alessandro Cattaneo Gilberto Pichetto Fratin. Il primo, ronzulliano, dovrebbe andare alla Transizione digitale (più probabile) o alla Pubblica amministrazione, il secondo balla tra PA e e Transizione ecologica. Meloni per sostituire Roberto Cingolani avrebbe preferito un tecnico, tanto da aver chiesto al ministro uscente di “dare una mano” come consigliere del suo successore.

Non andrà a Forza Italia nemmeno il Mise e quindi la delega alle Telecomunicazioni (il nome che circola è quello di Guido Crosetto, ma altre fonti accreditate lo danno fuori). Berlusconi quindi non ha ottenuto nessuna delle richieste. L’ala vicina a Licia Ronzulli (che farà la capogruppo) è infuriata: “Meloni ci ha umiliato”. La leader FdI ha ceduto solo sui due vicepremier politici: “Se sono due si neutralizzano a vicenda”, è la linea. Già chiuso l’accordo con la Lega: Matteo Salvini andrà alle Infrastrutture, Roberto Calderoli agli Affari Regionali, Giancarlo Giorgetti all’Economia, Simona Baldassarre alla Disabilità, Matteo Piantedosi all’Interno e Gian Marco Centinaio all’Agricoltura. Per la Salute ci sono Francesco Rocca (Croce Rossa) o Guido Bertolaso, per il Lavoro Marina Calderone. I centristi di Maurizio Lupi volevano i Rapporti col Parlamento: rischiano di doversi sacrificare a causa dell’accordo con Forza Italia.

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