A Nordio la lettera di 26 toghe: “Intervenire sulla Cartabia”

LA RIFORMA – I procuratori generali al nuovo ministro: le disposizioni su udienze filtro e deposito atti si applicano ai vecchi fascicoli? Non c’è norma transitoria, procure nel caos

27 OTTOBRE 2022

I procuratori generali di tutte le corti d’Appello d’Italia – da Venezia a Reggio Calabria, passando per Roma e Lecce – hanno scritto al neo ministro della Giustizia Carlo Nordio. La richiesta: ottenere quanto prima chiarimenti sull’applicazione della riforma Cartabia in vigore dal 1° novembre e che sta gettando le procure nel caos. Sono in corso, infatti, confronti tra magistrati per capire se, in assenza di una disciplina transitoria, alcune disposizioni – come quelle che riguardano il deposito degli atti o la fissazione dell’udienza “filtro” – debbano essere applicate solo ai nuovi fascicoli o anche ai procedimenti già in corso. La lettera dei procuratori generali – firmata da Antonio Mura (Roma), Federico Prato (Venezia), Antonino Patti (Caltanissetta), per citarne solo alcuni – si trova sul tavolo di Nordio da due giorni, dal 25 ottobre, quando è stata inviata pure al Csm e al Procuratore generale di Cassazione.“I procuratori generali di tutti i distretti di Corte d’appello – è scritto nella missiva – (…) hanno riscontrato in primo luogo l’esigenza che a ogni livello ci si attivi con tempestività”. La nuova disciplina, spiegano, “delinea – all’esito delle indagini preliminari – un complesso sistema di scadenze, deposito atti, notifiche di avvisi; correlati strumenti di controllo sull’eventuale inerzia del pubblico ministero; spazi di intervento del Procuratore generale nei procedimenti con termini di indagine scaduti, che postulano la realizzazione di un apparato per l’estrazione di dati, la circolazione di informazioni e la gestione di quantità considerevoli di atti”. Per questo i procuratori hanno chiesto anche al neo ministro un’interlocuzione “urgente” per “mettere a fuoco” “interventi normativi per il coordinamento tra il vecchio e il nuovo sistema e l’eliminazione di alcune sfasature riscontrate nel testo del decreto legislativo”, ma anche per valutare l’esigenza di una “disciplina transitoria per alcuni aspetti relativi alla tempistica”.Proprio di questo si sta discutendo in molte procure, da Nord a Sud, con i magistrati che stanno cercando di capire come applicazione la riforma. La domanda è: in mancanza di una norma transitoria, le nuove disposizioni a quali procedimenti dovranno essere applicate?Per la Procura di Bologna solo ai nuovi fascicoli. Infatti con una circolare del 19 ottobre, il procuratore capo Giuseppe Amato ha stabilito che “…nell’auspicio di un intervento chiarificatore, dovrà adottarsi – nell’assenza di una disciplina transitoria – una inevitabile lettura interpretativa che consenta di vedere applicabile il novum solo rispetto ai fascicoli iscritti dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo”. Nella circolare, Amato ripercorre quelle che sono le novità introdotte dalla riforma: tre le altre le nuove regole di giudizio per l’archiviazione, l’introduzione di una “udienza filtro” per le citazioni dirette, o anche i nuovi termini per lo svolgimento delle indagini. Ad esempio, per i procedimenti che riguardano reati come mafia, strage, estorsione, omicidio e così via, le indagini potranno durare un anno e mezzo, con una sola proroga di sei mesi, un tempo per Amato “che può rivelarsi particolarmente stringente rispetto ai procedimenti aventi ad oggetto le associazioni criminali”. Altra questione importante è quella del deposito atti che, scaduti i termini entro i quali i pm devono esercitare l’azione penale o chiedere l’archiviazione, devono essere messi a conoscenza degli indagati. La nuova riforma ha dunque imposto un rigido scadenzario ai pm che, come sottolinea il procuratore di Bologna, finirà per aggravare “la situazione delle procure, che potrebbero essere distolte dal compimento delle attività di indagine proprio per far fronte al rigoroso scadenzario…”.In ogni modo per Amato le nuove disposizioni devono essere applicate solo ai fascicoli iscritti dopo l’entrata in vigore della riforma. Altrimenti – spiega nella circolare – ci si ritroverebbe di fronte a “un mixtum compositum tra il vecchio e il nuovo regime, foriero di confusione e comunque non consentito”. Una soluzione diversa, prosegue il procuratore, “finirebbe con il paralizzare gli uffici requirenti di primo e secondo grado”.

È un principio che non tutte le altre procure sono convinte di seguire, con il risultato che non ci sarà un’applicazione unanime della riforma. Ora Nordio dovrà rispondere alla lettera dei procuratori generali e dare un’indicazione. Senza che passi troppo tempo.