Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 6 novembre
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
“Sprecati”: c’è una folla di figure sbiadite, di giovani dagli occhi sbarrati sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso. Sono il simbolo di una generazione costretta a volare basso, rovinata da scuole poco dignitose e precariato e abbandonata alla tentazione della criminalità. Perché i tre milioni di Neet italiani sono ben diversi dai pregiudizio di chi li giudica dei fannulloni.
Gloria Riva firma il ritratto di gruppo di questi giovani fragili, sfiduciati, esclusi da tutto. Chiara Saraceno indica una strategia che sostituisca la flessibilità al precariato, Fabrizio Barca e Stefano Disegni presentano un progetto che dà voce ai loro problemi attraverso le vignette (di Emanuele Coen). E Lirio Abbate nel suo editoriale sottolinea come sia già evidente che le priorità del nuovo governo non sono quelle degli italiani.
Il Pd è ostaggio di capetti, correnti e soprattutto di Enrico Letta, indecisionista inamovibile (di Antonio Fraschilla) e il ”Green Deal” rischia di sparire tra le mani dei ministri di destra (di Eugenio Occorsio). Il governo manda messaggi chiari a novax, antiabortisti ed evasori (di Bruno Manfellotto) mentre il ministro della giustizia si contraddice (di Nicola Graziano). Ma tanto l’epoca dei politici in carne ed ossa è segnata: al loro posto qualcuno vorrebbe le intelligenze artificiali, spiega Fabio Chiusi.
Si parla di mafia e gioco d’azzardo (di Rosaria Capacchione), di politiche migratorie (Andrea Segre), dell’asse europeo tra Parigi e Berlino (Michel Derdevet), di Macron che svolta a destra (di Gigi Riva). Pietro Grasso spiega perché l’ergastolo ostativo deve restare per i mafiosi irriducibili. Alessandro De Pascale rivela che anche le bollette di chi ha scelto l’energia verde subiscono rincari per colpa del gas. E mentre Federica Bianchi scrive di affari immobiliari alle spalle dell’Unione europea, Paolo Biondani ricostruisce il sacco edilizio che sta coprendo di cemento le colline bolognesi.
In Ucraina la guerra ormai corre casa per casa (di Sabato Angieri, con una nuova puntata del diario di Nora Krug) mentre negli Usa crescono i dubbi sull’aiuto militare a Zelensky (di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni) e l’Iran aiuta i russi (di Alberto Stabile). E a sette anni dall’attentato del Bataclan, Aristide Barraud, ex rugbista, ricorda i proiettili che lo hanno lasciato invalido.
E L’Espresso chiude con Nazar Nafisi che sottolinea il potere dei libri nelle attuali proteste iraniane (la intervista Sabina Minardi) mentre Amitav Gosh ed Elizabeth Kolbert spiegano perché i gesti estremi sono importanti per salvare il pianeta (di Chiara Sgreccia). Denise Pardo racconta la sua infanzia sul Nilo (di Wlodek Goldkorn), Sandra Petrignani riscopre Irene Brin, Ricardo Darin racconta a Chiara Catalli il suo personaggio in un film-denuncia sul regime di Videla, e la cartoonist Maria Chiara Gianolla spiega perché il governo Meloni incarna quel fascismo “sbiadito” a cui ha dedicato una graphic novel.
Chiara Sgreccia ricostruisce la diaspora dei prof che trovavano il primo impiego in Sardegna, Simone Alliva dà la parola a Batoo Haidari, sfuggita ai pedofili talebani, e Valerio Millefoglie racconta come un docu-film su due gemelli indica un nuovo modo di raccontare la disabilità. E un inedito del Nobel José Saramago invita i giovani a impegnarsi in politica perché è l’unica strada per cambiare il mondo.