CRONACA GIUDIZIARIA:
Inizia OGGI a Santa Maria Capua Vetere il processo relativo alle presunte violenze avvenute nel locale penitenziario.
Gigi Di Fiore su Il Messaggero: «Sarà un mega-dibattimento senza precedenti. Riflettori puntati su quanto accadde, tra l’aprile e il maggio del 2020, all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il gip Pasquale D’Angelo ha accolto le richieste del pm Alessandro Milita, e in 105, tra agenti della polizia penitenziaria, funzionari del Dap e della Asl locale, sono stati rinviati a giudizio.
Il processo inizierà il 7 novembre alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere perché, oltre alle accuse di maltrattamenti, violenze e torture, tra gli 85 capi d’accusa viene contestato a dodici imputati anche l’omicidio colposo per la morte del detenuto algerino Lakimi Hamine, percosso con accanita violenza nel reparto Danubio. Il reparto dove, secondo la Procura, si verificarono violenze su non meno di 14 detenuti. Erano i giorni delle tensioni e delle rivolte in più carceri italiane, legate all’esplosione della pandemia e alle conseguenti restrizioni decise dal governo anche all’interno delle carceri. Nella struttura di Santa Maria Capua Vetere, realtà difficile anche per annosi problemi logistici, si scatenarono proteste, seguite da durissime repressioni. Furono chiesti rinforzi di agenti arrivati dal carcere di Secondigliano. Le reazioni tra le mura del carcere furono durissime e si scatenarono soprattutto nei reparti Nilo e Danubio. La Procura sammaritana ha individuato, attraverso testimonianze, denunce e filmati interni al carcere, un lungo elenco di 178 parti offese. Oltre ai detenuti, vi compaiono il ministero della Giustizia, il Garante nazionale per i diritti dei detenuti, l’associazione onlus Antigone e la onlus Il Carcere Possibile. Tra gli imputati, oltre a decine di agenti e a due medici in servizio a turno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, anche l’ex provveditore regionale del Dap Antonio Fullone e gli ufficiali della polizia penitenziaria Pasquale Colucci, Gaetano Manganelli, Tiziana Perillo e Nunzia Di Donato. […] Nell’inchiesta è rimasto aperto un capitolo, legato alla mancata identificazione di oltre 100 agenti che corsero di rinforzo dal carcere di Secondigliano, coperti da caschi e mascherine protettive che non ne hanno consentito il riconoscimento sia dalle testimonianze dei detenuti sia dai filmati. […] Decine le intercettazioni utilizzate nelle indagini, in cui i funzionari e gli agenti parlano di facinorosi da colpire e di interventi da attuare per ripristinare il controllo della struttura carceraria».
FONTE: