Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Emiliano Fittipaldi, vicedirettore di Domani, assistito per l’occasione da Mattia Ferraresi, dà conto della denuncia di Libero Milone, revisore dei conti vaticano allontanato da papa Francesco: «L’unico giornalista Rai di cui è noto il rapporto con Propaganda Fide è però Bruno Vespa, che vive un un’attico vicono a piazza di Spagna». E che potrebbe insegnare a entrambi la grammatica.

Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, nella rubrica Ma mi faccia il piacere: «“La norma sui rave è un copia-incolla delle leggi di Putin contro il dissenso” (Domani, 5.11). E te pareva che non c’entrava lui». C’entrasse ci parrebbe più corretto. Nella successiva puntata: «“Morto il vicegovernatore russo di Kherson: è giallo” (Giornale, 10.11). Un’epatite?». In realtà, il sottotitolo citato era diverso: «Incidente d’auto, morto il vicegovernatore russo della regione: è giallo». Ma solo omettendo la prima parte che annunciava la causa del decesso (e adattando il testo), Travaglio ha potuto evocare l’epatite in relazione al colore giallo provocato dall’ittero.

Dalla pagina Twitter del Corriere della Sera: «Terremoto in Adriatico e trivellazioni future sono correlati?». Il famoso futuro anteriore.

Nell’incipit della rubrica sul Sole 24 Ore, il coltissimo Mephisto Waltz ne infila un’altra delle sue: «La benemerita Accademia della Crusca – non sembra ma è vero – vive e lotta da ben 350 anni». Non sembra ma è falso: fu fondata 440 anni fa, nel 1582. Giri pagina, ed eccone un’altra: «Per il Diavolo, la sequela in tempi recenti di accorate colte disquisizioni tra prescrittivisti e descrittivisti, diventa davvero una fanfallucchera». Il diavoletto fa le pentoline ma non i coperchietti: fanfallucchera non esiste in nessun vocabolario, a cominciare dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia. E non esiste neppure nella Biblioteca italiana Zanichelli, che contiene i testi integrali di oltre 1.000 opere della letteratura, da Francesco d’Assisi a Gabriele D’Annunzio. Anche ipotizzando un calco da fanfaluca (ciancia, fandonia, invenzione, assurdità), resterebbero da spiegare la doppia l e la doppia c. Più avanti, Mephisto Waltz osserva: «Peccato però averla chiamata banalmente “Dantedì”, scimmiottando il “Blooms Day”». Bloomsday andava scritto tutto attaccato (jamesjoyce.ie/bloomsday/), e così si sarebbe notato di più il collegamento con Dantedì. Infine Satana minor fa riferimento a James Augustine Aloysius Joyce, a Umberto Eco e «al Finnegans wake». Wake richiede la maiuscola. Lo diceva Eco, lo dicono quelli del sito su Joyce, lo dice l’Encyclopaedia Britannica.

Titolo a tutta pagina, sulla Verità, per l’editoriale del direttore Maurizio Belpietro: «Agli stranieri copiamo solo le cose peggiori». Copiare è un verbo transitivo. Si copia da qualcuno. O si copia agli esami. Non si può copiare qualcosa a qualcuno. Il costrutto giusto era «Dagli stranieri copiamo solo le cose peggiori», mentre quello del titolo, per analogia con rubare, appare più errato che innovativo.

Daniele Sparisci sul Corriere della Sera: «La stessa Mercedes che in avvio di campionato sembrava spacciata ora arriva all’ultimo Gp ad Abu Dhabi con l’obiettivo di soffiare il secondo posto costruttori alla Ferrari (il vantaggio dei rossi è sceso a –19)». Come fa il vantaggio – ciò che mette in condizione più favorevole rispetto ad altri – a essere negativo? A seguire: «Poi la sua furia di Max si sposta su Sergio Perez». Aggettivo possessivo pleonastico, o ridondante, a voler essere generosi. Quanto a Pérez, ha un accento obbligatorio.

Dalla pagina Facebook della Repubblica: «Sul posto i sanitari del 118 che hanno tentato di rianimare il ragazzo senza riuscirci. Dietro la schiena, segni di coltellate». Ecco perché bisogna guardarsi le spalle.

Silvana De Mari sulla Verità: «Il libro di Rino Camilleri, la seconda biografia della collana, riguarda – al secolo Erminio – Pampuri, nato nel 1897, diventato prima medico condotto, poi religioso dei Fatebenefratelli». De Mari fa confusione tra siciliani: Rino Cammilleri (con due m) non è omonimo di Andrea Camilleri.

Titolo a tutta pagina sul Fatto Quotidiano: «Tornano i seimila camici non vaccinati in ospedale». Ce ne sono anche di non vaccinati per strada? in un hub? negli ambulatori dei medici di base? sui camper? (Ovviamente il titolo in italiano doveva essere: «Tornano in ospedale i seimila camici non vaccinati» oppure «I seimila camici non vaccinati tornano in ospedale»).

Sul Sole 24 Ore, Stefano Salis elogia il compianto Giorgio Maffei, libraio, collezionista, studioso ed esperto di volumi d’artista: «Il suo libro sui libri di Munari è una vetta non più raggiunta (sotto: la “famosa” sovraccopperta che un editore olandese nel 1953 sovrappose a un illeggibile, a insaputa di Munari, che la sconfessò) e rende ancora più dolorosa la mancanza di una mostra sui libri munariani (e su Munari) definitiva». A parte che non ci si capisce niente, diremmo che ci sia una sovrabbondanza di doppie nella sovraccoperta.

Il 9 novembre, in Cronaca di Milano, il Corriere della Sera specifica sotto la testata l’onomastico: san Teodoro. Il 10 novembre, per sicurezza, lo ribadisce: ancora san Teodoro. Ma, secondo la Chiesa cattolica, il 9 novembre si commemorano i vescovi sant’Agrippino e san Vito; e il 10 novembre san Leone I, papa; sant’Oreste, martire; i vescovi san Probo e san Giusto; san Baudolino, eremita; sant’Andrea Avellino, sacerdote. La data del 9 novembre per san Teodoro ricorre solo nei libri liturgici romani e andava dunque suggerita ai colleghi della Cronaca di Roma.

Luigi Mascheroni sul Giornale: «Curriculum chic di Aboubakar Soumahoro, detto dagli amici “Abou bu-Sette-te” per la frequentazione della rete di Umberto Cairo». Si chiama Urbano.

Incipit di un editoriale di Antonio Esposito, ex giudice della Cassazione, sul Fatto Quotidiano: «Il 30 ottobre è stato il giorno delle camicie nere a Predappio, ove circa 3000 persone si sono date appuntamento nel paese ove è nato e sepolto Benito Mussolini». Ove et boves.

Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Da Colò a Branduardi, mai senza gli animali. Luca Bizzarri: “Passo tutte le serate con smog”». Il comico non dovrebbe comunque ammalarsi di cancro: Smog è il nome del suo cane.

SL

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