*La nuova Shoah*
di Vincenzo D’Anna*
In tutto il mondo libero il 27 gennaio si è celebrata la “giornata del ricordo” di quell’immane crimine che va sotto il nome di Shoah, la persecuzione, deportazione e sterminio degli ebrei da parte dei Nazisti durante la seconda guerra mondiale. E’ certamente giusto ricordare come l’umanità possa toccare punte di tragica violenza in nome delle presunta superiorità di una razza (in questo caso, quella ariana). E tuttavia non soltanto i figli di Israele furono trucidati nei lager tedeschi ma anche zingari, handicappati, comunisti, partigiani e dissidenti. Milioni di persone insomma finirono per essere trattate come “inferiori” da eliminare dalla faccia della Terra in quanto considerati inquinanti della società. Una barbarie che resta unica nel panorama della storia moderna ancorché quel crimine sia stato di nuovo praticato nelle società dittatoriali a guida marxista, come la Russia di Stalin, la Cina di Mao, la Cambogia di Pol Pot, la Korea del Nord di Kim Jong-il e Kim Jon un, in danno di milioni di persone trucidate per reati ideologici e politici. Per dirla con altre parole: la ferocia di certi regimi dalle certezze indefettibili, nel dopoguerra, ha mietuto milioni di vittime. Un triste primato che ha preso il via ed è cresciuto nel brodo di una presunta superiorità morale e politica, oltre che etnica. Ovunque la fede laica o religiosa si esercita senza il beneficio del dubbio, il rispetto della diversità di opinione, razza e condizione sociale, ecco che essa porta alla violenza cieca che diventa perniciosa attraverso la propaganda diffondendosi come verità assoluta soprattutto tra gli strati più bassi ed incolti della popolazione. Questo crudele istinto alligna ancor più facilmente nelle società chiuse ed autoreferenziali, prive di democrazia e di libertà, incuranti dei diritti dei cittadini anche se questi sono minoranza sociale. Si incrementa fino al parossismo allorquando quel mondo soffre di crisi economiche profonde, che minacciano la sicurezza e la serenità di quanti sono portati ad individuare nel “diverso” la fonte di tutti i propri problemi. In quest’ottica prospera il razzismo e con esso si spegne finanche la ragione. Un processo che alimenta odio e superstizione e che induce a pensare che chi non ci somiglia o non la pensa come noi, sia un nemico da sradicare con ogni mezzo, lecito o illecito che sia. Contrariamente a quanto la gente comune pensi, i criminali, gli aguzzini, che scalano le gerarchie del partito o della religione dominante, non sono uomini particolarmente dotati di malvagità e di assenza di remore e valori morali. Al contrario, si tratta di persone che, prima di farsi intossicare dalla propaganda e dalle pratiche della violenza, erano semplicemente “normali”. Uomini e donne che poi l’ideologia ha trasformato in mostri senza scrupoli e umanità protesi a sbarazzarsi dei diversi e degli oppositori. Tutti diventano degli utili idioti, nel senso etimologico della parola, ovvero persone isolate ed estranee al civile consesso sociale, che ambiscono ad affermare la loro superiorità. In questo, secondo Hannah Arendt, consiste la banalità del male di quei portatori di odio e di violenza in cui si sono trasformati normali cittadini, divenuti essi stessi dispostici esecutori dei crimini intesi come mezzo di tutela della purezza e della salvezza della propria etnia. Per ripetersi quei crimini inumàni, non debbono nascere nuovi dittatori né nuovi tiranni sanguinari, perché l’esercizio della violenza su larga scala e senza pietà viene esercitata dalla massa degli indottrinati. L’unica garanzia allora diventa l’edificazione di società aperte, ovvero democratiche e libere, abituate alla diversità ed alla tolleranza della medesima, al confronto con tesi, opinioni, culture, tradizioni e fedi diverse dalle proprie. Se il ricordo diventa solo esecrazione e commemorazione storica e non si trasforma in cultura civica, in anelito di libertà e di accettazione della convivenza pacifica e della diversità, non basterà a scongiurare in futuro il riproporsi di quella orribile circostanza che fu l’Olocausto. Ai governanti spetta non solo il compito di ricordare ma anche quello di orientare il governo e le leggi verso il rispetto della diversità e dei diritti umani per quelli che sono e valgono per tutti gli uomini. Ai cittadini, invece, tocca il compito di non cadere nella trappola dei demagoghi e dei razzisti, condividendone idee e proposte che indicano negli altri il diverso, inteso come il male di cui liberarsi per non vedere minacciati la propria identità, gli interessi e la pace sociale delle quali intendiamo godere. Se oggi uno Stato libero come l’Ucraina vede minacciata la propria integrità territoriale, dall’invasione di un altro paese, la Russia, subendo l’onta ed il dolore di morte e distruzione, saccheggi e stupri, fosse comuni e torture, significa che non abbiamo ancora compreso la lezione della Shoah. Che esiste una sola razza, quella Umana !!
*già parlamentare
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