Bruno & Giorgia: “5 minuti” e nemmeno una domanda
SERVIZIO PUBBLICO – Inchino con microfono. Il conduttore esordisce con la premier in collegamento, ma si dimentica dei balneari e dei conflitti tra Berlusconi e Zelensky
DI TOMMASO RODANO
Bruno Vespa aveva promesso che la sua nuova trasmissione, Cinque minuti, sarebbe stata “una voce moderata” nel palinsesto della Rai. Per lui – se ne deduce – la tv pubblica dev’essere piena di format radicali, quasi eversivi: serviva la sua striscia serale per bilanciarli. Dopo la prima puntata, già si può dire: missione compiuta. La “moderazione”, per Vespa, è l’equidistanza dal potere, nel senso che Bruno conserva da sempre la stessa distanza – pochissima – dal potente di turno. E chi altri avrebbe potuto ospitare per l’esordio, se non Giorgia Meloni? L’aveva anticipato in un’intervista all’Ansa, con apprezzabile candore: “Quando do il via a un nuovo programma invito sempre il presidente del Consiglio”. Questione d’etichetta.
Con questa premier poi c’è una relazione speciale, cementata nelle intemperie del “caso Zelensky”: Vespa fu il regista della sfortunata partecipazione del presidente ucraino a Sanremo. Doveva essere un omaggio alla neoatlantista Meloni, invece è andata malissimo, con Zelensky ridimensionato a un breve testo, letto a notte fonda. “Mandare il suo messaggio alle 2 e 15 mi è parso francamente eccessivo”, ha ruminato Bruno all’Ansa, con esibita amarezza. Ma orma è acqua passata.
Il presente è Cinque minuti, il trionfale ritorno in prima serata, nella fascia più ambita: un intermezzo tra il Tg1 e i soliti ignoti di Amadeus. Registrato nel pomeriggio in “un angolo dello studio di Porta a Porta”, il nuovo interregno vespiano si apre dunque col capo del governo in collegamento da Palazzo Chigi. Il saluto è già affettuoso: “Buonasera presidente e grazie per aver accettato di aprire questa nuova trasmissione”, “Direttore, buona sera a lei e in bocca al lupo”.
La moderazione dal conduttore è subito la cifra della trasmissione. Figurarsi se Vespa poteva lasciarsi scappare la possibilità di una domanda sul decreto Milleproroghe e sul pasticcio dei balneari, finito con la reprimenda del Quirinale; figurarsi poi se un giornalista così navigato poteva ignorare i conflitti nella maggioranza, il velenoso scambio a distanza tra Zelensky e Berlusconi, del quale Meloni è stata imbarazzata interprete. Poteva mica Vespa omettere questi due argomenti? Poteva.
I “cinque minuti” di Meloni infatti se ne vanno via agili come un esame di primina. Subito a ruota libera sul dramma dei migranti, ripetendo la cara lezione delle destre: “Tra le tante falsità sentite in queste ore c’è quella secondo la quale queste persone sarebbero naufragate a causa dei provvedimenti del governo sulle Ong. Solo che quella tratta non è coperta dalle organizzazioni non governative e questo dimostra, banalmente, che il punto è che più gente parte, più gente rischia di morire”. Sembrerebbe anche un modo curioso e un po’ contorto per dire che le Ong svolgono un ruolo cruciale per evitare queste tragedie: una notizia, persino. Ma il conduttore non approfondisce, d’altra parte ha solo cinque minuti.