*Popolo di santi, poeti e…navigati clienti*

di Vincenzo D’Anna*

Gli ultimi lustri del nuovo secolo hanno visto prevalere, nell’opinione pubblica, il gradimento per una politica di moralismo sghembo, non senza novità di facciata, ma sempre e comunque riconducibile all’eterno connubio clientelare che lega il consenso politico all’utilità. Esaurito lo spirito giacobino e giustizialista di Tangentopoli, la “gente” ha accordato ai nuovi epigoni del moralismo i propri favori, ed in particolare al Movimento 5 Stelle che ha saputo rappresentare la rinnovata voglia di cambiamento degli elettori (insieme ai sottaciuti interessi dei medesimi). Insomma: il desiderio di gogna e patibolo è rimasto intatto, sapientemente alimentato dai grillini attraverso l’uso della rete social e la narrazione farlocca dei fatti politici. Un’illustrazione malmostosa e mendace, che ha indotto un moto di rancore sociale e di disprezzo nei confronti di chiunque avesse amministrato, oppure governato, la cosa pubblica. Finanche la dichiarata ignoranza e l’assenza di un portato culturale in materia politica sono stati ritenuti elementi di pregio, tratti distintivi del nuovo e del giusto che si stava facendo largo. Tuttavia qualcosa di diverso è andato, via via, modificandosi nel “comune sentire”. Si è trattato, per gli elettori, di un processo lento ma progressivo di trasformazione, che ha sostituito il vecchio esasperato desiderio di fare sommaria giustizia con quello di assecondare l’antica vocazione utilitaristica e clientelare. Una condizione emersa prepotentemente nel Mezzogiorno d’Italia ove il familismo amorale ed il tornaconto elettorale si sono affinati, nel corso dei secoli, come pratica collaudata e diffusa. I pentastellati, giunti al governo sotto braccio di “Capitan Salvini”, hanno saputo sfruttare magistralmente il cambio di direzione dei gusti dei votanti, da troppo tempo orfani di sussidi ed assistenzialismo a causa delle politiche di risanamento del bilancio dei precedenti governi nonché della scomparsa delle promesse, ormai desuete, un tempo garantite dalle segreterie dei parlamentari . Orfani di quelle frequentazioni negli elettori e’ risorta, la voglia di tornare a bussare alle porte di coloro che la pratica delle elargizioni voleva riprendere. Non singoli soggetti ma interi blocchi sociali, trasformatisi, nel frattempo, in veri e propri blocchi sociali a vocazione elettorale. Quale è stato il mezzo per accontentare vecchi e nuovi petenti ? Semplice: il reddito di cittadinanza, sorta di salario senza lavoro, distribuito un po’ a tutti, così, a destra e a manca. Mutatis mutandis (cambiando le circostanze): dopo i due governi, di segno politico diametralmente opposto (prima con la Lega, poi col Pd), con a capo l’azzimato “avvocato del popolo” Giuseppe Conte e la parentesi del governo tecnico di Mario Draghi (che a causa del Covid è stato necessitato ad allargare i cordoni della borsa), ecco arrivare a palazzo Chigi la leder di FdI Giorgia Meloni. Un esecutivo, il suo, in cui risulta preponderante la presenza della destra: un’assoluta novità nel panorama della storia politica repubblicana. Tale destra, avendo dismesso i panni nostalgici dello statalismo, avrebbe dovuto presentarsi a vocazione liberale. Tuttavia, almeno per ora, ciò non è apparso dal momento che le usanze di gestione del potere e la vocazione ad assecondare uno Stato pauperistico con la faccia del padrone sul piano sociale, non sono cambiate affatto. Parliamoci chiaro: il governo in carica sta sfornando a ripetizione bonus e sussidi disinteressandosi delle politiche di risanamento del disastrato bilancio statale. Risultato: i nostri titoli di Stato vengono classificati come prossimi alla “carta straccia” dalle agenzie di valutazione. Insomma, per dirla con altre parole: si bada a mettere toppe a colore sui buchi pregressi e su quelli attualmente insorgenti nel bilancio della nazione, come se il futuro non dovesse mai venire. Tutta la politica economica si muove intorno al corpo molliccio ed appetitoso dei 200 miliardi di euro stanziati dalla Ue per il famoso PNNR che, sarà bene ricordarlo, in gran parte, dovranno essere restituiti nel 2050!! Orbene vista sotto questo dirimente aspetto, la politica governativa somiglia maledettamente a quelle precedenti. Il dagherrotipo statalista, assistenzialista e clientelare, marca indelebilmente anche il governo a guida Meloni. Non che ci fossimo fatti delle illusioni sull’eterna vocazione della politica italiana al mantenimento perpetuo di taluni impostazioni in materia gestionale. Che però ci cada anche colei che è figlia di una tradizione di intransigente militanza e di denuncia delle malefatte e delle clientele dei governi di centrosinistra, appare più un paradosso che una colpa. La verità? Fino a quando l’indole levantina ed opportunistica del popolo sovrano avrà il sopravvento su quella coscienziosa e civica, che connota la cittadinanza responsabile ed avveduta, non ci saranno colori politici che tengano per cambiare l’andazzo del dare – avere nel Belpaese. Come uscirne non è più un fatto politico bensì sociologico e finanche deontologico per un corpo sociale abituato ad essere partecipe dei benefici elargiti dal potente di turno. Un eterno dramma che indolenza politica ed ilarità trasformano in un vecchio melodramma.

*già parlamentare

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