Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

«“L’Italia non ha mai avuto un partito conservatore perché è una nazione nata da quella autentica rivoluzione che fu il Risorgimento, e perché le forze eterogenee che avevano fatto una tale rivoluzione si convinsero che fosse necessario restare sempre unite per difendere le istituzioni del nuovo Stato, insidiate da destra e da sinistra, e quindi non trovarono mai il modo di dividersi tra conservatori da un lato e socialisti dall’altro”». Con questo discorso diretto, comincia, sulla prima pagina di Libero, una lunghissima intervista firmata dal condirettore Pietro Senaldi. Il testo continua per altre 502 righe. Circa a metà, si legge il seguente passaggio: «“Perché una posizione conservatrice appare in Italia sempre fautrice di un che di retrivo e anche la difesa di valori pur meritevoli, come Dio, Patria e Famiglia, mostra sempre un che di goffo e stantio?” si chiedeva all’indomani del 25 aprile Ernesto Galli della Loggia dalle colonne del Corriere della Sera, del quale è tra gli editorialisti principi». L’intera intervista occupa oltre 14.000 battute. Chi sarà l’intervistato? Senaldi non lo scrive. Lo si capisce solo dalla titolazione, due citazioni nell’occhiello di prima pagina e nel sommario di pagina 6: il medesimo Ernesto Galli della Loggia.

Esordio su Twitter del Riformista diretto da Matteo Renzi: «Neonata trovata morta in un cassonetto per vestiti usati: “Era stata appena partorita”. La piccola era avvolta in una coperta ancora sporca di sangue e placenta. Il cordone ombelicale era stato tagliato in maniera artigianale». Esiste anche una maniera industriale per recidere il cordone ombelicale?

Titolo a tutta pagina su Avvenire: «La spesa militare fa bum: più 127 miliardi». Gasp! Bang bang! Tatatatà! (Semmai farà boom, «rapido incremento», Lo Zingarelli 2023).

Fabrizio d’Esposito sul Fatto Quotidiano parla di un colloquio a Budapest fra papa Francesco «e l’ortodosso Hilarian, già “ministro degli Esteri” del patriarca Kirill». Per la verità, trattasi di Hilarion (con la o) di Volokolamsk, al secolo Grigory Alfeyev, vescovo della Chiesa ortodossa russa e attuale metropolita di Budapest e Ungheria.

La filosofa Michela Marzano in un editoriale sulla Stampa: «Tanto più che, nonostante i chili di inchiostro già versati, c’è ancora chi insiste a parlare di “amore malato”». Da liquido è diventato solido.

Titolo su Domani: «Le radici pre-luterane del conflitto eccelsiale fra Roma e la Germania». Occhiello: «Cammini sinodali e scrontri frontali». Per l’ortografia, ripassare dopodomani.

Titolo dal Giornale: «Uccide un 38enne in centro. La fuga e l’arresto in chiesa. Il killer è Filippo Giribaldi, 43 anni, un camallo No Vax. La vittima Manuel Di Palo, di Casapound». Testo: «Il killer è un militante di Casapound». Il titolista ha capito tutto.

«Ecco un primo suggerimento per diventare dei perfetti sapiosexual: discernere l’intelligenza emotiva dalla mediocre saputaggine», raccomanda Roberta Scorranese sul Corriere della Sera. Sostantivo intuitivo, tuttavia inesistente nei vocabolari, a cominciare dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia. Attenuante per Scorranese: nei 147 anni di storia del quotidiano di via Solferino saputaggine era già comparso. Una sola volta, in un elzeviro di terza pagina, dal titolo «Cielo stellato», pubblicato l’11 gennaio 1943 a firma dello scrittore e critico letterario Giovanni Titta Rosa: «Qualche altro nominò, non senza una punta di saputaggine, le due stelle dell’Orsa – Dubhe e Merax – la cui congiungente tocca la Stella polare».

Incipit di un editoriale firmato da Furio Colombo sulla Repubblica: «È stata una notte lunga, che non passava mai, una specie di giornata gigante che comincia, prima, in un punto impreciso dell’attesa, e sembra che non passi mai». Abbiamo capito: non passava mai.

Iacopo Scaramuzzi, vaticanista della Repubblica, intervista monsignor Nino Morosini che ricorda «lo zio don Giuseppe Morosini (19 marzo 1913 – 3 aprile 1944), il sacerdote al quale Roberto Rossellini si ispirò in Roma città aperta per la figura di don Pietro, impersonato da Aldo Fabrizi: dava rifugio agli ebrei e aiutava i partigiani, fu arrestato, torturato senza fare nomi, fucilato». Gli aguzzini non declinarono le loro generalità? Più avanti, Scaramuzzi fa pronunciare al suo interlocutore la seguente frase: «Aveva studiato musica. Compose una bella ninna nanna per il suo compagno di cella, il partigiano Epimenio Liberi, perché la moglie aspettava un bambino. Iniziò a comporla il 16 gennaio del 1944, ha fatto in tempo a terminarla e dargliela prima di essere fucilato il 3 aprile. Epimenio Liberi era morto poco prima alle Fosse Ardeatine». Quindi consegnò lo spartito a un morto?

Sottotitolo dalla prima pagina della Verità: «Schiaffo al governo dell’Agenzia del farmaco: a un passo dalla scadenza dei vertici rende gratuita la pillola anticoncezionale». È stata schiaffeggiata da qualcuno la dirigenza dell’Aifa? No? Allora bisognava scrivere: «Schiaffo dell’Agenzia del farmaco al governo» oppure «Dall’Agenzia del farmaco schiaffo al governo».

«È la notte tra il 14 e il 15 aprile 1975. Il venticinquenne ingegnere chimico Carlo Saronio, erede di una delle famiglie più ricche di Milano, ricercatore all’Istituto Mario Negri, viene sequestrato da una banda composta da militanti dell’area di Potere Operaio e uomini della criminalità calabrese», scrive Giampiero Rossi sul Corriere della Sera. In un box a corredo dell’articolo, si legge: «Carlo Saronio (nella foto), ingegnere chimico e ricercatore, rapito il 14 aprile del 1975 e successivamente ucciso per mano di Autonomia operaia». Vediamo improbabile che possa essere stato assassinato due volte da due diverse organizzazioni terroristiche.

Titolo dalla Repubblica: «Diritti Lgbtq+ violati / Europa contro Orbàn / ma l’Italia lo difende». Se usate l’accento, almeno adoperate quello giusto: il premier ungherese si chiama Orbán, con l’accento acuto, come del resto su tutte le vocali accentate della lingua magiara.

SL

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