Meloni può diventare un Renzi che ce l’ha fatta
11 MAGGIO 2023
Meloni potrebbe diventare un Renzi che ce l’ha fatta. Ricordate lo storytelling scoppiettante e perentorio, del tutto velleitario, con cui Renzi cercò di intortare gli italiani tra il 2015 e il 2016, quando lui e le sue majorettes andavano in giro ad ammorbare il Paese coi loro abbattitori neuronali, “la volta buona”, il “cambio verso”, una riforma “che aspettavamo da 70 anni”? Con le stesse parole che costarono la sedia e il residuo di faccia a Renzi – “piaccia o non piaccia”, “andiamo avanti”, “l’Italia lo chiede” – Meloni minaccia di modificare la Costituzione chi c’è c’è. Lei dice di aver ricevuto mandato dal popolo per istituire l’elezione diretta di qualcuno, sia esso presidente della Repubblica o premier; Renzi, che governava coi voti di Bersani, si sentiva il prescelto dallo Spirito del Tempo.È comprensibile che Meloni voglia intestarsi una grande battaglia e realizzare il sogno di Almirante. Da una parte patisce l’imbarazzo di governare con una corte di miracoli: camerati, riciclati berlusconiani, il ministro cognato (declassamento del Conte zio), questurini che rinfacciano ai migranti la morte dei loro figli, aspiranti egemoni culturali (a chi Dante? A noi!) e la Casellati assurta a madre costituzionale; dall’altra deve pur dare qualche boccone ai suoi elettori, ch’erano convinti di votare la “destra sociale” e si ritrovano un governo draghista-neoliberista e ultra-atlantista (dunque non sovranista) con qualche pagliacciata col braccio teso e il fez. Renzi non si è presentato alle consultazioni (forse era “a Miami col genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi”, cit. Calenda), ma s’è opportunamente messo a disposizione per tramite dei giornali che non dirige, almeno non ufficialmente. Con Calenda c’era la deputata Boschi, ultimamente famosa come testimonial delle creme-viso del fidanzato, che ha minacciato: “Sulle Riforme ci saremo perché servono all’Italia, lo diciamo da anni e non cambiamo certo idea per fare un dispetto alla Premier (sic, ndr)”. Pudore imporrebbe di non occuparsi più nemmeno di striscio di riforme costituzionali dopo averne firmata una schiantatasi al referendum, ma quelli di Italia diciamo viva sono gente notoriamente senza pudore (lei e il capo del partito farlocco sono quelli di “Se vince il No, lascio la politica”). Calenda, coi sondaggi che lo danno al 4%, dice che abbiamo “bisogno di un premier con più poteri e di una Camera sola” (non di Sanità, welfare, salari dignitosi) e propone una commissione con le opposizioni; Boschi lo autorizza a parlare solo per Azione (ma in Parlamento il Sesto Polo siede ancora nello stesso gruppo). È ovvio: Renzi con Conte e il Pd non parla, preferisce modificare la Costituzione da solo coi post(?)fascisti. Anzi, cercherà di far passare come “compromesso” l’idea del “premierato”, un sistema per cui si elegge il capo del governo e la maggioranza parlamentare nello stesso voto, che dal punto di vista della separazione dei poteri e del rispetto della democrazia è persino peggio del presidenzialismo, dove almeno possono darsi maggioranze diverse da quella del capo dello Stato.A La Stampa ha detto: “Questa idea che il capo del governo debba non essere eletto denota una sfiducia nei confronti degli elettori”. Non è vero: ad esempio noi, contrari alla riforma, stimiamo molto gli elettori, infatti lui ha il 2%. Ritira fuori il “sindaco d’Italia”, ennesima patacca delle sue, un specie del “preside d’Italia” della Buona Scuola, o più probabilmente del principe del Rinascimento saudita suo amico. Questo sindaco-premier nominerebbe i ministri e avrebbe potere di vita e di morte su governo e Parlamento. Il disegno è chiaro: rafforzare l’esecutivo, degradare le Camere (una pure abolirla), ridurre l’elettorato a folla che acclama un capo con un plebiscito periodico. Siamo a un passo dall’autocrazia: questo sì ci avvicinerebbe a Putin, non un negoziato in luogo della guerra a oltranza come vaneggiano gli opinionisti mainstream.i sporchi; con una maggioranza superiore ai 2/3, senza referendum e tantomeno sulla sua persona, la sua Costituzione fiorentina, rigettata da 20 milioni di italiani, potrebbe passare in versione persino peggiorata. La sostituzione del Senato elettivo con un club per amministratori locali con immunità parlamentare era legata alla legge elettorale-truffa detta Italicum, dichiarata illegittima dalla Consulta; stavolta la riforma legata all’Autonomia differenziata voluta dalla Lega (e la farebbero senza Verdini, temporaneamente impossibilitato per arresti domiciliari). Basterà aprire la campagna acquisti.
Tajani coglie il punto: nessun problema, “potremmo fare con Renzi”. Tutti sanno che quando c’è da fare qualche porcata Renzi è disponibile (vedi elezione di La Russa a presidente del Senato). In questo senso è una risorsa della Repubblica.
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