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Le scarcerazioni dei boss (veri o presunti) e la demagogia dei pm
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Le scarcerazioni dei boss (veri o presunti) e la demagogia dei pm
Dal 41 bis sono usciti non in 376 ma in 3, per tumori e cardiopatie a rischio vita combinati all’incapacità del sistema penitenziario di garantire cure indifferibili.
Per molti giornalisti prezzolati e fiancheggiatori delle Procure anche i ladri di galline sono boss
La mettono giù così: «Vi pare giusto che, con la scusa del virus e sotto ricatto di rivolte sobillate dai boss, giudici ribelli abbiano scarcerato 376 pericolosi capimafia al 41 bis per offendere le vittime, irridere chi li aveva arrestati e mortificare chi li aveva denunciati?». E, messa così, la risposta sarebbe una sola. Ma una sindrome polacca sta contagiando i pm italiani: pochi mesi fa manifestavano a Varsavia contro l’involuzione di un governo che aggredisce i propri giudici, adesso capi di Procure antimafia, con contorno di aedi dell’informazione, intimidiscono i giudici che non gli garbano (quelli di Sorveglianza) con gli stessi toni e argomenti distorti che esecravano quando a usarli contro loro era Berlusconi.
Dal 41 bis sono usciti non in 376 ma in 3, per tumori e cardiopatie a rischio vita combinati all’incapacità del sistema penitenziario di garantire cure indifferibili. Due terzi degli altri sono «boss» sulla fiducia, visto che attendono ancora sentenze. Quanti nelle rivolte di marzo oggi condannano – e ci mancherebbe – la violenza delle proteste per le condizioni dei detenuti (13 poi morti sotto custodia dello Stato) sono però gli stessi che nel 2016 ignoravano la protesta non violenta di 19.056 detenuti aderenti (con le firme al Papa e due scioperi della fame) all’iniziativa dei radicali che quelle condizioni additava.
Età e malattie, in caso di contagio Covid, sono concause di alti rischi anche per i detenuti, diminuiti non di 376 ma di 9.000 (di cui 2.917 in detenzione domiciliare, 736 con braccialetto) spesso con l’ok proprio di pm (se in custodia cautelare), o su richiesta dei direttori di carceri (se con fine pena sotto 18 mesi): modo per recuperare, nella flagrante illegalità di 62.000 reclusi a febbraio in 51.000 posti (evidentemente tollerata da pm e cantori della legalità a targhe alterne), ciò che il ministero di Bonafede non aveva predisposto. E cioè minispazi dove almeno isolare i positivi per scongiurare in cella il bis del disastro-ospizi.
Fonte: Luigi Ferrarella editorialista de Il Corriere della Sera / 8 maggio 20