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La vera storia della folle guerra intentata da Hamas contro lo Stato di Israele Editoriale di Vincenzo D’Anna (*)
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La vera storia della folle guerra intentata da Hamas contro lo Stato di Israele di Vincenzo D’Anna
La folle guerra intentata da Hamas contro lo Stato di Israele è costata, finora, la morte di oltre mille persone (bambini compresi), molte delle quali fatte a pezzi e bruciate. Tanto per intenderci, ricordiamo, seppur con raccapriccio, che i pezzi anatomici di circa seicento persone giacciono ancora in un container in attesa di essere sottoposti ad esami istologici e genetici per poterli identificare. Altri duecento ebrei sono stati invece rapiti per essere usati come scudi umani, nel mentre emergono prove che la rete di tunnel sotterranei creata dai terroristi per penetrare in territorio ebraico, ha utilizzato i sovrastanti ospedali per le loro basi di comando. Parimenti evidente è la bugia che tenta di creare una differenza tra lo stato palestinese guidato da Abu Mazen ed i gruppi terroristici che, invece, sono parte del governo e delle istituzioni statali. Ancora più mendace è la solfa che Israele occupi abusivamente la Palestina e ne opprima il popolo, entità mai esistita, storicamente parlando, in una regione geografica che un tempo era sotto il protettorato Britannico. Una vasta regione che andava dal Sinai egiziano fino al Libano ed alla Giordania, nel quale fu incastonato lo Stato della stella di David da un deliberato dell’ONU poi modificatosi a causa delle guerre intentate (e perse) dagli Arabi contro Tel Aviv. Insomma: cose note a chiunque se in questa derelitta nazione la scuola avesse ancora una funzione didattica e si studiasse la Storia. Il magma mucillaginoso del compromesso politico, degli equilibri e degli interessi internazionali, stravolge queste semplici evidenze con il risultato che la violenza di Hamas diventa partigianeria patriottica per liberarsi dagli oppressori, ovvero uno stato civile e democratico, evoluto e prospero che in quell’area di califfi e dittatori, Hezbollah e musulmani di confessione Sciita (che operano per conto degli Ayatollah), per non dire dei fanatici della guerra santa (leggi Isis), rappresenta una vera rarità. Insomma dilaga l’ipocrisia storica, geografica e politica, perché i conti possano tornare in Medio Oriente. Tuttavia il fronte politico – terroristico prende forma e si mostra al mondo: a Mosca Putin incontra i gruppi terroristici, i rappresentanti dell’Iran e della fidata Siria per fare “fronte comune”. A questo pseudo fronte di liberazione della Palestina si è aggiunta buona parte degli Stati arabi, quelli che non hanno mai voluto concedere un metro quadro dei loro territori per i palestinesi, ed infine ecco Erdogan sdoganare Hamas. Il premier turco è un altro campione di democrazia e libertà: non è lui d’altronde a soffocare nel sangue da sempre le giuste rivendicazioni territoriali del popolo curdo? Non c’è che dire: quella appena mostrata è una bella foto di gruppo nella quale si condensa la criminalità politica, religiosa e ideologica, si aggregano satrapi della peggiore specie. Eppure l’Occidente non pare preoccuparsene. Cerca di stare in equilibrio tra i due blocchi che sono l’antitesi l’uno dell’altro, immemore che il terrorismo abbia sempre presentato il conto all’Europa. Da una parte dovremmo distinguere uno Stato democratico che si riconosce nelle libertà e nelle istituzioni occidentali (Israele); dall’altra i tagliagole che fanno lega con i dittatori guerrafondai e i leader che si muovono in forza del dettato della religione, a capo di regimi peraltro illiberali come Iran e Turchia. Ancora una volta Bruxelles non ha una politica estera comune ed autonoma sulla vicenda, sostanzialmente si muove sulla scia degli USA e delle momentanee convenienze energetiche e commerciali. Ma quello che è maggiormente inaccettabile nella vicenda arabo-israeliana è il disprezzo per la vita umana degli stessi palestinesi. A cominciare dai terroristi di Hamas, da chi li arma e li muove i quali ben conoscono le ripercussioni in termini di vittime, di distruzione e dolore che quel popolo pagherà all’indomani dei loro attacchi contro Israele. Si contano vittime e sfollati ma nessuno ha rimorsi in Palestina sul sangue che versa quel popolo per le rappresaglie più che legittime degli Israeliani? E’ mai possibile tollerare che lo Stato palestinese non si curi delle tragiche conseguenze che il terrorismo procura alla popolazione civile? Ed allora viene alla mente l’intervista che Oriana Fallaci fece a Golda Meyer, la donna primo ministro d’Israele che negli anni Cinquanta e Sessanta resse la nazione allora aggredita dagli eserciti arabi. La leader israeliana mostrò alla Fallaci il libro nel quale venivano custodite tutte le storie e le foto di ciascun soldato ebreo caduto nel mentre i morti del fronte arabo non trovavano neanche sepoltura per l’incuria dei loro governanti. Credo che ancora oggi esista una sostanziale differenza di considerazione dei valori umani tra le due parti in campo, che è tipica dei due diversi modelli socio politici che le caratterizzano. Ed il popolo palestinese sembra poco più che carne da macello nelle mani degli assassini di Hamas e di chi li sorregge in nome di quello stesso popolo.