Aspetti del putinismo di Bartolomeo Valentino*
Putin nell’anno 2000 vinse le elezioni Presidenziali nella Federazione russa ,succedendo ad Eltsin. Ormai cominciò ad attingere a piene mani alle teorie dei suoi ispiratori. Pensò subito di arginare la disgregazione dei territori della ex URSS, di combattere le oligarchie, stabilire un certo autoritarismo statale, nominando tra l’altro, gli stessi Governatori delle Province. Ancora bloccò la guerra in Cecenia fronteggiando il terrorismo che l’aveva scatenata. Tenne sotto controllo le ambizioni sovraniste dei vari territori ex URSS puntando da subito ad un grande Impero russo. Con lo sguardo ad altri paesi, come India, parte dell’Europa, paesi asiatici. Tutti avrebbero dovuto far parte di una nuova realtà geopolitica, l’Eurasia, secondo le teorie di Alexander Dugin e di Lev Gumilev. Di questo, in particolare condivideva il meccanismo dell’etnogenesi, ma soprattutto il concetto di “passionarietà”. Divenne famosa una canzone dedicata a Putin dal titolo “Vladimiri è bravo”, che suonava così. “Sono passati anni da quel momento quando nell’URSS si è aperta una spaccatura; dall’occidente è arrivato un uccello; un’aquila assetata di sangue però apparve, Vladimir Putin, che disse: Ora vivremo meglio”. Tutti si convincevano che Putin avesse una missione da compiere, che fosse lui il gosudar, ovvero il Principe, il Salvatore, il Messia profetizzato dai suoi ispiratori come Ivan Ilyin. Addirittura era considerato da una parte dei russi il nuovo Cristo.
Ma un altro pilastro ideologico del putinismo è il “liberalismo patriottico”. Infatti, nei discorsi di Putin, anche in quelli attuali, la parola patriottismo ricorre frequentemente. E, soprattutto, è solito richiamare ed esaltare l’eroismo dei Russi nel respingere nell’ultima guerra mondiale l’aggressione di Hitler. Lo fa, infatti, ogni 9 maggio, giorno della liberazione della Russia e della sconfitta del nazismo.
La sintesi del putinismo potrebbe essere questa: ritornare all’origine dei fasti imperiali russi, ricompattare gli ex paesi russi, mirare alla costituzione dell’Eurasia, o meglio della neoeurasia alla Dugin, rafforzando un sentimento patriottico, costituire uno Stato autoritario, una “democrazia controllata”. Agli inizi del 2020 ha messo mano ad una radicale riforma costituzionale definita un capolavoro di “ingegneria costituzionale”, confermata anche con un Referendum popolare.
Secondo gli specialisti la Nuova Costituzione prevede una svolta autoritaria ed un consolidamento del potere nelle mani del Presidente che, assumendo tra l’altro il controllo di ogni amministrazione dello Stato, aumenterebbe il sistema di repressione e di controlli personali e potrebbe avere il controllo diretto sull’operato del primo ministro. Comprende un pacchetto di norme a medio e lungo termine, ovvero oltre il 2024 allorquando scade questo ultimo mandato presidenziale.
*già Professore di Anatomia II Università di Napoli-Cultore di Morfopsicologia e Linguaggi Extraverbali
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