Bomba o non bomba
Partirono in due ed erano abbastanza
Un pianoforte, una chitarra e molta fantasia E fu a Bologna che scoppiò la prima bomba Fra una festa e una piadina di periferiaE bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Sassomarconi incontrammo una ragazza
Che viveva sdraiata sull’orlo di una piazza Noi le dicemmo “Vieni, dolce sarà la strada” Lei sfogliò il fiore e poi ci disse “No”Ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Roncobilaccio ci viene incontro un vecchio
Lo sguardo profondo e un fazzoletto al collo Ci disse “Ragazzi in campana, qui non vi lasceranno andare Hanno chiamato la polizia a cavallo”Ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Firenze dormimmo e un intellettuale
La faccia giusta e tutto quanto il resto Ci disse “No, compagni, amici, io disapprovo il passo Manca l’analisi e poi non c’ho l’elmetto”Ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado te
A Orvieto poi ci fu l’apoteosi
Il sindaco, la banda e le bandiere in mano Ci dissero “L’autostrada è bloccata, e non vi lasceranno passare Ma sia ben chiaro che noi, noi siamo tutti con voi”E bomba o non bomba voi arriverete a Roma, malgrado noi
Ma rallentammo a lungo e poi ci fu un discorso
Il capitano disse “Va bene, così sia” E la fanfara poi intonò le prime note E ci trovammo propio in faccia a Porta PiaE bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
La gente ci amava e questo è l’importante
Regalammo cioccolata e sigarette vere Bevemmo poi del vino rosso nelle mani unite E finalmente ci fecero suonareE bomba su bomba siamo arrivati a Roma
Insieme a voi================================================================================================================
LA TRATTATIVA
Ingroia: “Qualcuno ha i file di Napolitano e ora cerca di avvelenare i pozzi”
INTERCETTAZIONI “DISTRUTTE” – “Qualcosa si muove dopo la fine del processo e c’è chi cerca di trarne i massimi benefici possibili”
DI GIUSEPPE LO BIANCO
31 DICEMBRE 2023
Qual è il segreto imbarazzante contenuto nelle intercettazioni Mancino Napolitano distrutte su ordine della Consulta? “Un golpe orchestrato da Napolitano” titola a tutta pagina il quotidiano la Verità, che ha intervistato l’ex pm Antonio Ingroia nel suo buen retiro caraibico di fine anno, rivelando che in quelle telefonate l’ex capo dello Stato avrebbe affermato di avere “tramato” contro Berlusconi in sede europea determinandone le dimissioni (lasciò Palazzo Chigi nel novembre di quell’anno), parlando con i leader dei paesi membri.
E oggi che il segreto più custodito della Seconda Repubblica rischia di piombare nel dibattito in corso sul premierato e sulla riforma delle stesse intercettazioni, orientandolo in senso ancor più restrittivo, come proposto dal centro destra, Ingroia precisa e rilancia: “Se ci sono fonti che mettono in circolo il contenuto di quelle intercettazioni io non posso certo sbilanciarmi per darne un’indiretta conferma essendomi sempre attenuto alla linea di non rivelarne il contenuto – dice da Santo Domingo confermando il contenuto dell’intervista ritenendo il titolo, da giornalista pubblicista, “un po’ forzato”: “Ci sono più cose che il cronista dice nelle domande, cose che sa per i fatti suoi”. E aggiunge: “Devo ritenere che qualcosa si muove dopo la chiusura giudiziaria della Trattativa, qualcuno dietro le quinte sta probabilmente cercando di trarne i massimi benefici possibili e non è escluso che ci sia chi diffonde parziali notizie o parziali contenuti di quelle intercettazioni a questo fine”.
E se la pubblicazione delle frasi presunte di Napolitano rischia adesso di ridare fiato ai fautori della riforma delle intercettazioni (se escono sui giornali quelle già distrutte, figuriamoci che riservatezza potranno avere tutte le altre, se non si corre ai ripari normativamente) si rischia anche di aprire la caccia alle fonti, con imprevedibili risvolti istituzionali.
Da anni corre sottotraccia il sospetto che il contenuto di quelle intercettazioni, definite da Ingroia “imbarazzanti”, scivoli nei corridoi dei palazzi influenzando le dinamiche politiche. Ne parlò per primo Panorama, qualche anno fa, ma ci sono tracce giudiziarie nei faldoni del processo Montante, il “paladino della legalità” a capo di una lobby composta anche da esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti poi condannato in appello a otto anni per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.
L’imprenditore Marco Venturi raccontò di avere assistito al passaggio “in modo furtivo” di una chiavetta Usb che conteneva quelle conversazioni dal colonnello della Dia Giuseppe D’Agata a Montante, nel corso di una cena all’hotel Porta Felice, fornendogli così l’arma di un ricatto eccellente: circostanza sempre negata dal funzionario. “Non è la prima volta che i giornali pubblicano indiscrezioni, ricordo un’ispezione alla Procura di Palermo che si concluse con un esito negativo – dice oggi Ingroia – allora abbiamo fatto controlli rigorosissimi, non posso escludere però nulla: anche fuori dalla Procura c’era chi aveva quelle intercettazioni”.
Ma perché quelle telefonate restano così importanti da tenere occupata la cronaca ancora oggi? “Ribadisco che sono sempre stato convinto che il conflitto di attribuzione davanti la Consulta – risponde Ingroia – Napolitano lo sollevò pretestuosamente in relazione al contenuto, ma realmente per fermare l’indagine. E il risultato che di fatto ottenne purtroppo fu che quell’indagine restò incompiuta e fu di fatto fermata. Da Napolitano. La Cassazione alla fine si è pronunciata in un modo che io non condivido, ma se andavamo fino in fondo non ci sarebbe stata Cassazione che tenesse”.
Alla Verità sul contenuto l’ex pm si è spinto a definirle “imbarazzanti” per l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi: sul piano politico, sui costumi privati o sui pregressi rapporti con la mafia? “Scarterei la terza ipotesi – dice Ingroia – se avessero avuto rilievo penale avremmo proceduto. Diciamo che da un colloquio di auguri a ridosso di Natale si passò a riflessioni politiche sull’immagine dell’Italia in Europa, che in quel momento, siamo alla fine del 2011, era un tema all’ordine del giorno sui giornali”.
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