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Ingiusta detenzione, la legge sbarca in Commissione giustizia
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Ingiusta detenzione, la legge sbarca in Commissione giustizia
Enrico Costa, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Montecitorio, è stato di parola: trascorso il periodo previsto dal regolamento della Camera per ripresentare una proposta di legge bocciata dall’Aula, lo scorso maggio ha depositato per la seconda volta il testo di riforma della norma sulla riparazione per ingiusta detenzione.
Quella dell’azione disciplinare a carico dei magistrati che arrestano gli innocenti è un vecchio cavallo di battaglia dell’ex vice ministro della giustizia del governo di Matteo Renzi. L’anno scorso, per poco, l’obiettivo non venne raggiunto.
Ma andiamo con ordine. La riforma voluta da Costa prevede che all’articolo 315 del codice di procedura penale sulla riparazione venga inserito il comma tre bis: “La sentenza che accoglie la domanda di riparazione è trasmessa agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di competenza”.
Cioè il ministro della Giustizia e il procuratore generale della Cassazione. Inoltre, viene previsto come illecito disciplinare per i magistrati quello di aver arrestato una persona, che risulterà poi essere innocente, con “negligenza e superficialità”.
Nel 2019, governo giallo verde ante Papete, la riforma sembrava cosa fatta. Il 19 giugno, in particolare, il testo era stato approvato all’unanimità in Commissione giustizia alla Camera. Trascorsa una settimana era però stato bocciato dall’Aula con 242 voti contrari, 100 assenti e 5 franchi tiratori tra gli esponenti della maggioranza.
“Si tratta di una norma di civiltà”, aveva detto Costa, affermando la necessità di “abbandonare la cultura della comoda deresponsabilizzazione” secondo la quale al magistrato che arresta un innocente non succede nulla. Nella scheda di presentazione della riforma Costa ha ricordato come “dal ‘ 92 ad oggi 28mila persone sono state arrestate ingiustamente e risarcite per una cifra complessiva che supera gli 800 milioni di euro. Ora sarà possibile promuovere l’azione disciplinare nei confronti di quei magistrati responsabili di ingiuste detenzioni”.
La discussione in Commissione lo scorso anno era stata articolata e molto approfondita: fra gli auditi anche i giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, creatori del sito errorgiudiziari.com, il portale che da anni raccoglie i casi di ingiusta detenzione. Come spesso accade sui temi sensibili per le toghe fra il voto in Commissione e quello dell’Aula era intervenuta l’Anm con lungo comunicato in cui bocciava senza appello la riforma voluta dal parlamentare azzurro.
“La modifica proposta – dissero i vertici dell’Anm – è inutile e può costituire un rischio di condizionamento nell’adozione di iniziative cautelari in palese contrasto con l’invocata necessità di un maggiore severità a tutela della sicurezza dei cittadini”.
“Il nostro ordinamento – sottolinearono le toghe – già prevede efficaci strumenti per l’accertamento di eventuali errori e un rigoroso sistema di responsabilità civile e disciplinare”. Parole che fecero presa sui parlamentari. Questa volta dovrebbe andare diversamente.
Il testo ha infatti l’ok del Guardasigilli. Vale la pena ricordare che attualmente il 90 per cento delle ingiuste detenzioni non viene risarcito sulla base del presupposto che il sottoposto a cautela ha “contribuito” colposamente all’errore ad esempio, nell’ambito delle normali strategie difensive, avvalendosi della facoltà di non rispondere. I numeri forniti da Costa, allora, sarebbero molto più alti. Relatore della riforma è il forzista Pierantonio Zanettin, ex componente del Csm nella scorsa consiliatura.