Trattoria

trat-to-rì-a

SIGNIFICATO Ristorante modesto, familiare

ETIMOLOGIA da trattore, derivato del francese traiteur, da traiter ‘trattare’.

  • «Lì dietro c’è una trattoria che… sentirai!»

Avrà pur qualcosa a che vedere col trattore, la trattoria. E in effetti è così, ma la storia non è lineare — e innanzitutto dobbiamo notare che esiste più di un trattore.

A sentire ‘trattore’ ci viene subito in mente il nome dell’operaio specializzato nella trattura della seta, cioè lo srotolamento del bozzolo. No? Be’. Allora forse ci viene in mente il nonno che ara allegro il campo col trattore, o il trattore che traina un carico elefantiaco di rotoballe sulla lunga strada a una sola corsia procedendo a dodici chilometri all’ora. In questa veste il trattore-macchina ci si presenta con un nome semplice: è un derivato di ‘trarre’. Il trattore essenzialmente, come facevano con cruda fatica i suoi colleghi animali, è la macchina che opera tirando, trainando. Questo c’entra con la trattoria?

Dobbiamo risalire di un terrazzamento il fianco scosceso dell’etimologia, per trovare il verbo latino tràhere, un verbone con venti accezioni ma che qui per farci un’idea di massima tradurremo col suo già citato figlio ‘trarre’. In latino ha dato origine a un altro verbo estremamente interessante, dall’aria molto familiare, che è una vetta di poesia vertiginosa: il verbo tractare. E traduciamolo pure come ‘trattare’, perché hanno un’ampiezza non dissimile. Tractare è un intensivo e frequentativo di tràhere: la sua azione si ripete con intensità, con intenzione e questo fa sì che diventi tanti concetti.

Posso trattare con cura un libro, trattare il legno, trattare una malattia, trattare un argomento — c’è un certo modo di tirare le cose del mondo, nel trattare, un tirare che è maneggiare, cambiare, indirizzare. Questo è un pensiero da contemplare, perché è profondamente nostro, lo abitiamo e non lo notiamo mai. Non è tutto, però.
Si trattano anche gli affari, si fanno trattative, e i risultati sono contratti. Ed ecco comparire sulla soglia, sorridente col grembiule sporco, mentre si frega le mani e ci accoglie, qualcuno che ci farà un prezzo — il trattore che ci mancava.

In francese il traiteur è il negoziante, e in particolare l’oste — è un nome derivato da traiter, proprio col significato specifico di trattare affari. Di qui si rimodella questo nostro trattore, con la sua trattoria — un termine che compare nell’Ottocento e che matura un tratto distintivo.

Da tempo immemore esistevano osterie e taverne, che per la gran varietà di vite che hanno vissuto hanno acquisito caratteri complessi — luoghi di ristoro, di divertimento, di pericolo. Nel Rinascimento le bettole si sono affermate come osterie d’infimo livello, quali sono ancora, e le locande quali locali dove trovare cibo e alloggio. Trattoria e ristorante, invece, sono praticamente coevi. Ma il ristorante ha un profilo più elevato e pettinato, più fine nel cibo, nell’ambiente, nel servizio — mentre la trattoria ha pretese minori, un servizio semplice, e prezzi inferiori. È curioso notare come fino alla metà del Novecento il nome di ‘trattoria’ e di ‘ristorante’ abbiano avuto una frequenza d’uso praticamente uguale, mentre da allora si è allargata in maniera notevolissima una forbice che ha esaltato il ‘ristorante’ e lasciato come residuale la ‘trattoria’. Questa nuova opzione è un sintomo simpatico dell’evoluzione economica del Paese — ma attenzione! La peculiare estetica familiare, accogliente, genuina e disinvolta della trattoria si è trasformata in un carattere a suo modo ricercato. Il ristorante può risultare ostile su molti piani — la trattoria ha un che di autentico, e un contatto più pacifico con la tradizione. Ci si aspetta anche che le porzioni siano più generose.