Polpo

 Parole bestiali

pól-po

SIGNIFICATO Nome comune dei molluschi appartenenti all’ordine Octopoda, noti anche come piovre o (più impropriamente) polipi

ETIMOLOGIA dal latino polypus, a sua volta dal greco polypus, ‘dai molti piedi’.

  • «Mi si è attaccato come un polpo.»

Polpo o polipo? Nella lista dei dilemmi , questo viene poco sotto “essere o non essere?”. Anche perché, in realtà, è sempre la stessa parola; solo che in un caso il polypus latino è arrivato a noi per via popolare, nell’altro per via dotta.

Le due derivazioni, tuttavia, hanno preso significati diversi. Il polpo è il parente delle seppie e dei calamari. Il polipo, invece, è il nome comune di svariati esserini tentacolati: dalle  anemoni di mare agli animaletti quasi invisibili che costruiscono i . Peraltro molti polipi non sono delle vere e proprie specie, bensì i “” delle , nelle quali prima o poi si trasformano.

Eppure, tra i due termini, “polipo” ha indubbiamente un’aria più rispettabile, sicché molti parlanti la percepiscono come la variante corretta di “polpo”. Da qui una sovrapposizione tanto radicata che ormai i dizionari li registrano rassegnatamente come .

D’altra parte il polipo è diventato anche una  medica, per indicare quelle escrescenze poco simpatiche che possono svilupparsi nel naso o nell’apparato digerente. Non esattamente il tipo di  che si desidera evocare parlando di una deliziosa insalata di polpo e .

A complicare le cose ci si mette la piovra, anche lei  dell’onnipresente polypus. Solo che ha fatto un giro più largo: pieuvre è una forma dialettale delle isole Normanne, resa celebre dal romanzo di Victor Hugo Les travailleurs de la mer.

In genere però per piovra si intende un polpo di dimensioni mostruose, e anche nei suoi usi metaforici ha un’aria . Può essere una persona avida, che vive  spietatamente gli altri, oppure un’organizzazione criminale con ampie ramificazioni, in particolare la mafia.

Il polpo ha connotazioni molto meno inquietanti, spesso legate ai suoi usi culinari. A Catania, per esempio, una persona testarda è cchiù duru ro’ puppu, più duro del polpo. Le carni di questo mollusco infatti sono molto coriacee, tanto che tradizionalmente i pescatori lo sbattono contro gli scogli per ammorbidirlo. Segue una lunga opera di cottura, motivo per cui a Genova il detto “il polpo è cotto” (o porpo l’é chéutto) sugella l’ di un processo laborioso.

Un napoletano, infine, potrebbe sentenziare che o purpo s’adda cocere cu’ l’acqua soja, ossia che il polpo va cotto nella sua acqua (nei liquidi che sprigiona da sé messo in un tegame accanto al fuoco). Fuor di metafora, se una persona insiste nei suoi , conviene lasciarlo procedere come vuole: i fatti dimostreranno la sua stupidità.

Peraltro anche in spagnolo il polpo è connesso, se non proprio alla stupidità, all’ goffaggine di chi si trova palesemente fuori posto, mas que un pulpo en un garaje: più di un polpo in un garage, appunto. Nella realtà però i polpi sono creature molto intelligenti, in grado per esempio – come è stato riscontrato in laboratorio – di orientarsi in un  o aprire contenitori col tappo.

Gli rende  l’espressione “sapere dove dorme il polpo”, diffusa nel centro-sud Italia, che indica un’eccezionale  (o, se detto ironicamente, la pretesa di sapere cose inconoscibili). Il polpo, infatti, è abilissimo a nascondersi, grazie anche alla sua capacità di cambiare colore.

In questo assomiglia al camaleonte, che però ha spesso un’ negativa (“camaleontico” è sinonimo di incostante e ). Ma la flessibilità può essere anche una dote. Difatti il lirico greco Teognide ha coniato l’espressione “la norma del polpo”, per descrivere l’abilità di adattare il proprio comportamento alle circostanze e agli interlocutori.