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30 anni di carcere al femminicida della “tempesta emotiva”… tempesta che era forse nella mente del primo giudice
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30 anni di carcere al femminicida della “tempesta emotiva”… tempesta che era forse nella mente del primo giudice
La Corte d’Assise d’appello di Bologna ha annullato lo sconto di pena che Michele Castaldo aveva ottenuto per la “soverchiante tempesta emotiva” motivazione che era stata ritenuta valida per concedergli le attenuanti generiche e ridurre da 30 a 16 anni la pena per l’omicidio di Olga Matei.
Trent’anni di carcere per il femminicidio di Olga Matei. La Corte d’Assise d’appello di Bologna annulla lo sconto di pena che Michele Castaldo, 58 anni, aveva ottenuto nel primo processo d’appello quando la Corte aveva considerato quella “soverchiante tempesta emotiva”, dovuta alla gelosia, da cui secondo la perizia psichiatrica era posseduto, come una motivazione valida, insieme ad altre, per concedergli le attenuanti generiche e ridurre la pena da 30 a 16 anni per aver strangolato la donna con cui aveva una relazione da un mese mezzo.
La riduzione di pena concessa nel primo Appello aveva sollevato indignazione e stupore da più parti, facendo diventare la sentenza un simbolo della lotta ai femminicidi. Le associazioni in difesa delle donne avevano sottolineato l’allarmante assonanza con il delitto d’onore. E infatti la Cassazione a novembre ha annullato la sentenza, senza entrare nel merito della concessione delle attenuanti, ma disponendo un processo d’appello bis che motivasse in maniera più “razionale” la scelta compiuta. La nuova Corte ieri ha invece deciso che le attenuanti non andavano concesse, la pena da scontare per Castaldo torna ad essere di trent’anni.
Sollievo per la sorella della vittima, Nina Pascal: “La memoria della sorella – ha detto il suo avvocato Lara Cecchini – adesso è stata rispettata, ponendo rimedio a una sentenza ingiusta”. L’imputato ieri in aula ha reso dichiarazioni spontanee, dicendosi “pentito” e “deciso a risarcire la figlia e la sorella della vittima” spiega il suo avvocato Gennaro Lupo. La difesa ha anche portato un libro alla cui stesura Castaldo ha partecipato: Vittime di un amore malato, scritto dalla educatrice che lo segue in carcere a Ferrara e che si apre con una lettera d’amore postuma del reo confesso. Nel testo si analizzano alcuni indicatori di partner maschili violenti: “Ma non sono le donne che vanno educate – commenta l’avocato Cecchini -, quanto piuttosto gli uomini e la società”.
L’avvocato Filippo Airaudo, che assiste l’ex marito di Olga e la figlia minorenne, si dice “ansioso di conoscere le motivazioni che la Corte depositerà tra 45 giorni. Noi di parte civile abbiamo insistito molto su un punto: è arrivato il momento di abbandonare il vecchio cliché della gelosia come attenuante e considerarla invece un’aggravante. Dopo secoli di storia non si possono più concedere sconti di pena a uomini gelosi, spero che la Corte abbia preso una posizione netta su questo”.
“Valuteremo cosa fare dopo il deposito delle motivazioni – spiega l’avvocato Lupo – pensavamo che il percorso di resipiscenza intrapreso potesse essere considerato favorevolmente”. Olga Matei, 46 anni, fu strangolata in casa sua a Riccione il 6 ottobre 2016. Il giorno prima aveva deciso di mettere fine alla relazione proprio per la gelosia di Castaldo. Anche il sostituto procuratore generale Valter Giovannini aveva chiesto la conferma della condanna a trent’anni del primo grado: si trattò di “sentimento feroce – ha detto – manifestato però da persona ritenuta, con convincenti argomentazioni peritali, assolutamente capace di intendere e di volere” e che quindi avrebbe potuto fermarsi prima di uccidere.
Fonte: di Andreina Baccaro/ Corriere di Bologna, 16 luglio 2020